marta : [post n° 373506]

Dubbio amletico sulle barriere architettoniche

Ciao a tutti!
Devo presentare una CIAL al comune di Milano, per fusione (e forse frazionamento, ma il committente non ha ancora deciso). In pratica, tra due appartamenti adiacenti verrà aperta una porta, creandone uno più grande; e forse ne verrà chiusa un'altra per separare un monolocale. Non verrà fatto nessun altro lavoro.
Entrambi gli appartamenti sono vecchiotti e non rispettano nessuna normativa sulle barriere architettoniche (a cominciare dalle porte dei bagni che sono di 65 cm. I bagni non vengono toccati.).
Nel modulo della CIAL si asseverare, tra le altre cose, che quanto progettato è compatibile con la normativa sulle barriere architettoniche.
Non modificando nulla (a parte l'apertura di una porta) posso dichiarare che quanto progettato è conforme?
O è il caso di allegare una tavola con l'adattabilità (in sostanza, allargare la porta, sostituire la vasca con la doccia e installare dei sanitari adeguati)?
(so che è una domanda scemissima, ma mi sono venuti un sacco di dubbi).

Grazie!
m
jrk87 :
a mio avviso dovrebbe essere conforme il progetto presentato, non lo stato di fatto.
cioè se pensassi un progetto di eliminazione di barriere architettoniche allora potresti pensare gli interventi che hai detto.
In sostanza, stai solo aprendo una porta che nel tuo caso è conforme.
Non so, aspetto ulteriori pareri di colleghi.
marta :
Eh infatti...anche a mio avviso, ma il dubbio nasce perchè praticamente non si modifica nulla.
Se si rifacessero i bagni, avrebbero come minimo porte diverse.

Tra l'altro, se si facesse anche il frazionamento, dovrebbero esserci i due bagni adattabili, e uno è proprio un bugigattolo.

E con le ultime CIAL presentate al SUE mi hanno fatta diventare matta (primo tecnico dava un'interpretazione; secondo tecnico ne dava una completamente diversa; prima bene o male si poteva decidere da chi andare, ora è casuale).

In ogni caso, grazie!
marta :
Tra l'altro, verificando il rilievo, le porte di accesso di entrambi gli appartamenti (e di tutti gli appartamenti dello stabile, sono abbastanza certa) hanno larghezza inferiore a 80 cm (e le pareti dove si aprono le porte sono in CA, come tutto il vano scala) la vedo molto dura anche per l'abitabilità....
Madi :
Ciao Marta. Il DM 236 del 14/06/1989 (art. 2) definisce i concetti di accessibilità, adattabilità e visitabilità degli edifici ai fini del superamento e dell'eliminazione delle barriere architettoniche. Anche il DPR 503/1996 (art. 1) chiede il rispetto della normativa ai soli edifici e spazi pubblici oppure a quelli privati aperti al pubblico (come per es. bar, ristoranti, ecc). Allora in genere per gli edifici privati ad uso privato viene richiesta solo l'eventuale adattabilità (cioè la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati). Cosa si intende per costi limitati è soggettivo, ma secondo me lo è quando non si vanno a toccare e modificare parti strutturali. Per cui allargare una o più porte interne o cambiare dei sanitari può rientrare benissimo in un progetto di adattabilità che sarà il proprietario a decide se e quando farlo. Meglio anche se la porta d'ingresso sia sufficientemente larga (min 90 cm). Così puoi soddisfare anche il requisito di visitabilità.
Per il modulo che devi asseverare basta quindi che riscontri tali possibilità e questo dovrebbe essere sufficiente per dichiarare la conformità.
E non ti sentire scema. I tuoi dubbi sono legittimi. E non sei la sola ad averli.
Buone cose
marta :
Grazie anche a te!
Il bagno di uno dei due appartamenti (che adesso è l'unico bagno di quell'appartamento, e se si decidesse di frazionare tornerebbe ad essere l'unico bagno...) è praticamente un corridoio, con un bel pilastro da una parte, che lo restringe a 0,60 cm, e la parete di un altro appartamento dall'altra...

Quindi qualunque tipo di lavoro per rendere il bagno a norma sulle barriere richiederebbe come minimo rivedere l'intera distribuzione dell'appartamento.

Inoltre, avendo le porte dell'appartamento di 70 cm (i mobili li hanno portati su dalla finestra, quando hanno fatto gli ultimi traslochi), che si aprono sulle pareti in CA del vano scale, anche solo allargare di 10 cm queste porte richiederebbe autorizzazioni condominiali e spese non indifferenti (credo anche una pratica di strutturista).

Sorvolando sul fatto che l'appartamento si trova al quarto piano piano, senza ascensore.

Il mio dubbio in realtà riguarda solo il fatto se è sufficiente che io dichiari la conformità solo per le "variazioni" cioè l'apertura di una porta (dove non ci sono problemi a farla adatta al passaggio di una carrozzella) o dovrei prendermi delle responsabilità su quello che è già esistente, non verrà toccato e non rispetta nessuna norma sulle barriere...

Grazie (mi sa che mercoledì andrò in comune con una sfilza di domande)

m
Madi :
Allora io farei così. Esporrei al proprietario il problema eventualmente spiegandogli la/e normativa/e e facendogli presente che può esserci la concreta probabilità che la domanda non venga accolta. Gli direi anche che, se vuole, un tentativo si può fare lo stesso però nel frattempo mi tutelerei compilando il modulo ma corregendolo e dichiarando (o asseverando) che il progetto non è compatibile con la normativa. Per la verità tutti i regolamenti edilizi prevedono anche per i non disabili delle dimensioni minime per i vani e le porte, soprattutto per i bagni se non altro per una questione di igiene. Per cui se il proprietario vuole fare dei lavori di ristrutturazione si deve anche rendere conto che un minimo di adeguamento normativo lo deve fare sennò si tiene le sue cose così come sono.
Poi se la domanda non venisse accolta mi accontenterei di rientrare con le spese sostenute.
Ciao
sillytop :
mi accodo a questo post perchè mi è capitata una cosa simile... e faccio un ulteriore domanda: l'art. 77 del dpr 380/2001 e del dm 236/1989 richiedono l'applicazione del superamento delle barriere architettoniche in caso di nuova costruzione e ristrutturazione, ma in questo caso si tratta di opere interne e quindi di manutenzione straordinaria... no? la mia è un'interpretazione forzata?? grazie a tutti e spero di non generare ulteriori dubbi! ;)
Madi :
Non credo che il caso di marta si possa definire una ristrutturazione vera e propria. Il proprietario vuole solo aprire una porta oppure chiuderne un'altra lasciando invariato il resto. Il problema di marta nasce dal fatto che Lei deve asseverare una conformità che di fatto non c'è. Senza pensare nemmeno alla normativa sulle barriere architettoniche, perchè porte da 60 - 70 cm non sono ammesse da nessun regolamento edilizio. Per questo secondo me si deve tutelare, lasciando poi al comune la decisione se concedere o meno la possibilità di fare questo intervento.
L'art. 77 del DPR 380/2001 chiede che in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione, un edificio privato (e quindi non di una singola unità immobiliare) deve essere progettato e realizzato in modo che lo stesso possa essere accessibile o adattabile e visitabile da parte di un disabile. Dopo una ristrutturazione si può pensare quindi che l'adattabilità sia limitata alla possibilità di installare particolari meccanismi (tipo ad es un servoscala) o guide per i non vedenti, o cambiare sanitari, senza dover rifare le opere murarie.
marta :
Il mio caso è manutenzione straordinaria, e per il regolamento edilizio del comune di Milano "Tutti gli interventi edilizi (a partire da quelli di manutenzione straordinaria) devono essere progettati
e realizzati per migliorare il grado di fruibilità degli edifici esistenti, secondo i criteri di Accessibilità,
Visitabilità e Adattabilità, con soluzioni conformi alla normativa in materia di Superamento ed
Eliminazione delle Barriere Architettoniche e secondo le indicazioni di buone prassi. Gli edifici di
nuova costruzione (o completamente ristrutturati) devono rispettare pienamente la normativa a
garantire l'Accessibilità. "
Quindi il dilemma c'è.
Non sono ancora riuscita ad andare a parlare in comune coi tecnici, e stiamo ancora valutando altre cose con i proprietari.
In realtà, per quanto riguarda le dimensioni delle porte, ho guardato sul regolamento edilizio e non ho trovato proprio nulla. Le uniche misure minime (non indicate nel RE) sono quelle per l'accessibilità.
Madi :
Si, formalmente e per il comune è sicuramente manutenzione straordinaria. L'intervento richiede per forza un titolo abilitativo. Però nella sostanza mi pare di capire che oltre all'apertura o chiusura della porta il proprietario non voglia fare altro, per questo non la definivo una ristrutturazione vera e propria. Anche per questo secondo me marta è giusto che si tuteli come professionista.. Secondo il mio parere, in questi casi dev'essere il comune che decide se lasciar fare questo intervento. Il professionista si limita a descrivere la cosa così com'è, informando la proprietà della difficoltà e delle norme che ci sono.
marta :
Sì, infatti è quello che sto facendo.
Io ho avvertito (a voce e con una mail) della necessità di prevedere un progetto di adattabilità.
Appena possibile andrò a parlare in comune, ma l'idea per il momento è di scrivere nella relazione tecnica che assevero che le modifiche progettate (cioè solo la nuova porta interna) sono conformi alla normativa sulle barriere architettoniche.
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