Danilo : [post n° 382258]

Studiare architettura e poi scappare all'estero

Salve,

vorrei un consiglio sulla carriera da architetto, che vorrei intraprendere dopo gli studi di architettura. Premesso che ho deciso di studiare architettura quando nell'atrio del liceo in cui studiavo mi guardavo attorno e vedevo dei palazzoni "brutti", memori dell'edilizia anni '70 e la mancanza, nella mia cittadina, di rivalorizzazione degli spazi urbani e mi aveva colpito la mutazione portata dall'architettura romana portata dall'arco e dalla modellazione dello spazio rispetto a quella greca, oltre all' "utilitas", evidente nella realizzazione di acquedotti e ponti. Mai ho avuto dubbi su quella scelta, fino al momento del test ingresso. Ero indeciso fra Firenze e Milano, ma essendo stato a Roma l'anno precedente, e lì folgorato dall'esedra di Piazza della Repubblica, pensai che la bellezza di Firenze mi avrebbe paralizzato. I gravi problemi economici non mi hanno permesso di studiarla dove avevo alla fine scelto: Politecnico di Milano, a 1000 km da casa mia e non riuscivo a prospettarmi serenamente in una città così cara, in una facoltà così impegnativa, lavorando, perché avrei voluto, andando avanti con gli studi, fare pratica presso uno studio di architettura, una bottega, fiducioso del fatto che a Milano fosse ancora acceso il dibattito tecnico-stilistico, e non solo sull'architettura contemporanea, e non solo, per cui vedo ogni tanto accendersi una piccola luce. Rispetto al pessimismo sulle prospettive lavorative, il fermento culturale, che immaginavo, di Milano rispetto alle altre città mi aveva dato speranza. Ho avuto la fortuna di andare a Londra l'estate dopo la maturità dopo aver vinto una borsa di studio e guardando la città, gli angoli, i palazzi ero sempre più convinto della mia scelte, timoroso, però, della natura tecnica degli studi, provenendo da un liceo classico e di non potere a causa dei problemi economici iscrivermi. Tornato da Londra non potevo più prenotarmi al test e come immaginavo non avevo opportunità economiche, ma mio padre, morto l'anno scorso, che mi disse: "prendi Ingegneria!", si fece un prestito di 2.000 euro per cui avrei potuto partire e poi mantenermi con un piccolo contributo da parte della mia famiglia e le borse di studio e preso dalla voglia di scappare scelsi a Milano, un corso estetico-teorico (Arti, Design e Spettacolo) in cui sono riuscito a dare 4 esami (inglese, storia dell'arte medievale, storia dell'arte moderna e letterature contemporanee); durante la sessione estiva è morto mio padre e non ho raggiunto i crediti per il conseguimento della borsa di studio (36, ne ho raggiunto 24). Mi sono subito pentito del corso scelto perché a lezione il mio prof. di storia dell'arte contemporanea premeva sui contesti culturali di New York e di Parigi, accennava qua e là all'urbanistica e lì sentivo qualcosa di forte, perché mentre la prof. di storia dell'arte medievale spiegava Arnolfo Di Cambio mi sono sentito scuotere e il prof. di storia dell'arte moderna, restauratore, ribadiva che in Laguna nel '600 si costruiva solo con attenzione alle condizioni geofisiche del territorio mi sono sentito toccato, e faceva proiettare sulle slide piante e prospetti, perché il prof. di economia inoltre aveva parlato della realizzazione di un'università in un'area degradata del Venenzuela fra i suoi progetti di ricerca all'estero e questo mi aveva infiammato. Del liceo, tra i temi scritti, ne ricordo con esattezza tre: uno sulla famiglia, uno sulla piazza e quello della maturità sulle periferie. Alla maturità c'era anche un tema sull'opera d'arte come dono, ma io scelsi quello sulle periferie anche quando credevo che l'architettura mi stesse abbandonando. Periferia deriva da perì e fero: portare intorno. E la periferia sta attorno alla città, come le architetture attorno alla piazza, architettura stessa, all'interno della quale la famiglia scende se incline alla relazionalità; dunque architettura non è solo impulso estetico ma anche, e sopratutto, implicitamente sociale. Di ritorno dall'esame di storia dell'arte moderna capitai a Famagosta. Famagosta, che mi avevano descritto degradata, in certi punti è bellissima perché si apre verso la campagna e sconfina. Nella città più vicina alla mia cittadina, Cosenza, in Calabria, c'è la facoltà di Ingegneria Edile-Architettura, ma non riesco a prospettare in un ambiente poco incline al costruire un sereno ed entusiasmante percorso di studi, così come non riesco ad immaginare chissà quale futuro per un giovane aspirante architetto. Vedete, rinuncerei agli studi di Arti, perché il saper fare è importante quanto il sapere ma quali possibilità ci sono di fare l'architetto in Italia oggi, oppure all'estero? Sacrificherei la mia vena critica, se ci fossero possibilità, e la studierei qui vicino casa, certo di non poter trovare all'esterno dell'università alcuna occasione di confronto sulla natura formale e sociale dell'architettura, fiducioso di poterla trovare all'interno fra i professori architettura, sperando che siano per me dei maestri, immaginando però che si impari a fare architettura all'esterno. Io non rinuncio al mio destino: seguire quest'arte ai confini della scienza.
Parere?
alsi :
Eh!!!???
lucio :
Zio, anch'io volevo fare l'architetto:

mi sono iscritto alla facoltà più vicina a casa, fatto l'esame di stato, iscritto all'ordine e aperto p.iva 2 anni fa.

FINE
Ippodamo :
Tralasciando la vena goliardica e di finto sapiente, provo a stare al gioco e risponderti seriamente. Vuoi fare l'architetto in Italia? Resta in Italia. Vuoi fare l'architetto all'esterno? Vai all'estero. L'importante è sapere quello che si vuole e non farsi influenzare ne dalle moderne mode di fuggire dall'Italia della vergogna, ne dal voler necessariamente diventare il nuovo archistar del bel paese. Se il problema è la prassi didattica o il differente approccio progettuale posso assicurarti che se già sai che tipo di architetto vuoi diventare, non saranno certo dei professori in progettazione ne tanto meno le loro idee ancora ferme al movimento moderno a farti cambiare indole. Certo se invece è una questione economica valuta se il gioco vale la candela
Danilo :
Io non sto dicendo di voler fare l'architetto all' "esterno", come hai scritto tu; sto solo dicendo che immagino, e correggetemi se sbaglio, che si impari a progettare bene all'esterno dell'università; scrivo ciò per "giustificare" il mio desiderio di studiarla in una città come Milano, dove vedo che si muove qualcosa, facendo pratica durante o dopo il corso di studi, non limitandomi all'apprendimento dell'architettura fra le aule universitarie ma cercando di assorbire anche dall'esterno. E se hai commesso un errore e volevi scrivere "estero", ci tengo a ribadire che a me non di dispiacerebbe fare l'architetto anche all'estero, ma mi chiedo quali siano le reali possibilità di riuscire a guadagnare bene e continuare la pratica progettuale affinché non calino gli stimoli e l'interesse per l'architettura. Il campo dell'edilizia nella mia regione è fermo e vorrei ne valesse la pena, date le difficoltà e l'impegno che richiedono questa facoltà. E' una questione economica (avrei non poche difficoltà durante gli studi, anche vicino casa), per questo mi chiedo se il gioco valga la candela. Mi scuso per gli errori e l'ambiguità del testo di presentazione.
alsi :
Adesso ti capisco meglio... Hai scritto un tema!
se si fa un investimento in un campo o lo si fa per intero oppure meglio lasciar perdere. Certamente se vai a studiare in un paese o in una regione in cui si lavora hai migliori prospettive. Ogni volta che ti avvicini verso mete piú ricche o attive ti prepari per un futuro piú roseo. Tuttavia paghi oggi questa distanza che ti ripagherá domani. La distanza ti ripagherá a patto che scegli la giusta localitá!
Se vai a Firenze non ne caverai un ragno dal buco, o se vai a Roma o a Napoli.
Se vai a Milano eh forse si e forse no. se vai fuori dipende, ci sono tante realtá differenti. Cosí è troppo generico. potresti fare 3 anni ovunque preferisci a basso costo e fare gli ultimi 2 in Francia o Germania o in UK ma devi programmare bene le cose!
Devi prendere un 3 anni che sia riconosciuto anche nel paese di destinazione, cioè devi verificare nella segreteria che il corso sia riconosciuto in europa. Conosco qui in Germania molte persone che da Russia, Polonia e altri paesi hanno fatto così e ora hanno imparato bene la lingua, hanno un titolo ben riconosciuto eh si insomma ce l'hanno fatta.
Verità è che la facoltà di architettura è una cosa ricchi, ti scrive uno che ricco non è e dopo 10 anni non si è arricchito, anzi solo da 1 anno ho un contratto di lavoro stabile!
Nel senso che malgrado la costituzione italiana gli studi costano molto e non sono gratuiti, gli stage negli uffici non sono quasi mai pagati (in Italia), le cose importanti della professione non te le spiegano in facoltà e spesso neanche in ufficio. Una specie di fortezza inespugnabile almeno in Italia e oltretutto in un decennio di crisi nera.
Danilo :
"se si fa un investimento in un campo o lo si fa per intero oppure meglio lasciar perdere. "
Sono d'accordo.
Per investimento intendi studiare in una città e in un contesto da cui se ne può ricavare qualcosa dopo oppure studiare e basta? Io a Milano ho avuto una buona sensazione per l'architettura almeno rispetto al resto della penisola: stanno nascendo nuove aeree e da quel che leggo è in porto qualche nuovo progetto.
alsi :
Investimento è studiare e spendere tempo (anni) risorse e soldi in un progetto di vita. è molto di piú di quello che comunemente si pensa. 30-60000 euro tra affitti di case, libri, tasse, computers, e poi presa una strada cambiare e prenderne un'altra ha un costo di Vita grosso. Milano ha avuto l'Expo e ora che si fa? Investirà ancora nell'edilizia? Ti dico che la cosa non è mica certa e magari si e magari no. Dipende da scelte politiche che variano e cambieranno per esempio dalla prossima settimana dopo le elezioni. Tu ci vuoi scommettere?
La scelta professionale è un po' cosí...
Ci sono città europee dove le trasformazioni edilizie sono programmate per 10-15 anni e le cose sono molto diverse, Quando vai a Milano non avrai nessuna certezza, pagherai molto questa città e ti roverai con moltissima concorrenza, perchè in tutta italia ce ne sono una marea (136000) e in molti spingono per la capitale economica italiana. Sai quanti ce ne sono in Francia o in UK?
Insomma il mio consiglio è: se vuoi investire e scommettere, e scommetti su di te, e ci scommetti tutto te stesso, perchè gareggiare in una gara truccata, senza tregua, con 1000 avversari e pochi premi, quando puoi trovare di meglio?
fulser :
Posso permettermi Danilo? Giusto perchè ho una figlia che ha quasi la stessa età tua e adesso, finito il liceo, è all'estero: prenditi un anno e vai a fare il cameriere in Germania, o Londra, o Parigi, o QUALUNQUE altro paese. Perchè è vero che a Milano "si può avere una bella sensazione, rispetto al resto della penisola". Ma se vai all'estero ti renderai conto che l'Italia è tutta una periferia in piena decadenza, e questa cosa ti servirà nella vita.
alsi :
In effetti non sai quanto si può imparare da una esperienza del genere!
romarch :
Ciao! Come ha scritto fulser, ti consiglio anche io di fare un anno all'estero facendo il cameriere o altro, da una parte ti si aprirà il mondo, dall'altro riuscirai a mettere su un gruzzoletto per poterti permettere gli studi. Io ho avuto la fortuna di fare un Erasmus a Parigi, dove l'università costa molto meno che in italia (sui 400€ l'anno) ma hai anche il centro stampa gratuito interno, materiale per plastici a prezzi agevolati, viaggi di studio e progettazione all'estero pagati dall'università e soprattutto non devi spendere in libri. E soprattutto hai due stage obbligatori durante le vacanze ogni anno, per cui impari molto di più! Inoltre hai tantissime strutture e biblioteche dove studiare e tenerti aggiornato ed è una città viva, che respira e cambia ogni giorno! Per il primo anno fai il cameriere e ti impari la lingua e ti ambienti, nel frattempo fai la domanda per l'università. Poi durante gli studi puoi continuare a lavorare, ad esempio la mia coinquilina faceva la cameriera per 3 sere a settimana e le bastava benissimo per mantenersi perché gli stipendi sono alti e hai molte agevolazioni sull'affitto e sullo studio. Certo non è tutto rose e fiori, ma sicuramente è meglio di tante realtà italiane!
Danilo :
Era proprio la mia idea! Volevo rimanere in Inghilterra e poi farmi un loan, dato che lì vi si può accedere solo dopo aver vissuto qualche anno, e quindi lavorato, che a quanto mi ha spiegato chi ne ha usufruito si restituisce al primo stipendio decente oppure in Svizzera o in Germania per un anno dove ho qualche aggancio famigliare più consistente, lavorare e mettere soldi da parte in un anno per studiare ma i miei non me l'hanno permesso; avevo anche una situazione famigliare molto difficile. Romarch "sulla città viva, che respira e cambia ogni giorno" posso dire lo stesso di Londra. Mi sono fatto abbindolare dal mio prof. di storia dell'arte, architetto, di cui ricordo le lunghe chiacchierate, che mi disse di evitare la professione di architetto data la situazione economica italiana e di intraprendere piuttosto studi teorici e storico-artistici ma volevo studiare qualcosa che permettesse un dialogo, non solo formale, con il paesaggio e il contesto e appropriarmi prima di tutto di una tecnica.
romarch :
Secondo me con l'aria che tira, meglio fare una cosa che veramente ti interessi, non è che nel campo teorico se la passano tanto meglio. Capisco che Londra è bella, ma io la eviterei a prescindere, per il costo della vita e dell'università: ci sono molti altri paesi europei con i costi molto più bassi e l'istruzione altrettanto di qualità. città come Lisbona, Berlino, Budapest hanno un costo di vita inferiore a 700€ al mese e offrono le stesse opportunità di Londra e spesso e volentieri le lezioni sono in inglese. in Austria ad esempio so che l'università è gratuita. Insomma, se la tua situazione economica fosse più rosea, Londra andrebbe benissimo, ma secondo me indebitarti all'inizio della tua vita universitaria e lavorativa non è proprio il massimo, per cui ti consiglio di orientarti su altri paesi, magari appunto la Germania dove hai legami?
Danilo :
mi informo sulle università gratuite, mi sta venendo molto difficile studiare o solo pensare di studiare senza avere soldi per i libri, le tasse, gli extra di cui necessita un corso del genere; dal momento in cui la mia situazione economica non è affatto rosea non vedo la possibilità di progettare un percorso di studi sereno, potrei farlo lavorando diminuirebbe il tempo, il livello di apprendimento e secondo me anche l'interesse. Non credo si possa studiare architettura bene lavorando. Sulla situazione dell'architettura non sono così ottimista ma il mio interesse è ancora acceso.
fulser :
Danilo, scusa la schiettezza, ma se la tua situazione economica non è rosea, i modi per fare l'università sono due: borsa di studio (che comunque è una cosa difficile da avere e non copre mai tutto) o lavorando. Se tu escludi già a priori una, allora rassegnati ad essere succube della tua famiglia che, mi pare di capire, influisce già troppo nelle tue scelte. La prima cosa da fare è affrontare te stesso e decidere cosa veramente vuoi fare, perchè mi pare che ancora non sei sicuro. L'università in se non è difficile, non più, la differenza la fa la forza di volontà. Mi dispiace di dire queste cose da maestrina, ma è così. Per il resto concordo che ci sono paesi dove l'università è molto buona e quasi gratuita e sarebbe il caso di privilegiare quelli.
Poi ci sarebbe il discorso su quello che è diventata la professione oggi, ma quello è tutto un altro argomento che non vale la pena di affrontare qui.
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