micael85 : [post n° 432499]

qual'è la città che offre più lavoro per un ingegnere???

ciao a tutti purtroppo il coronavirus mi ha tagliato le gambe lavorativamente, in questo momento mi trovo in Emila Romagna, ma non escludo la possibilità di spostarmi fuori regione,secondo voi quale citta' puo' dare più garanzie a livello lavorativo per un ingegnere??
ArchiFish :
In tema di opportunità lavorative, "garanzie" è una parola grossa. Soprattutto in campo edile (presuppongo) ed a maggior ragione se si parla di libera professione. Aprire uno studio e/o trovarne uno con cui collaborare da freelance, magari costruendosi da zero una clientela, rischia di essere missione ancor più ardua del sopravvivere dove si è, un minimo, già conosciuti/inseriti.
Se si cerca il lavoro da dipendente, invece, concorsi pubblici o privati a parte, credo si possa partire da una mera indagine di mercato. Attraverso i siti di annunci si può risalire facilmente alle località/provincie/regioni con più ricerche di personale. Si otterrebbe un quadro meramente statistico, ma diversamente non saprei da dove iniziare.
micael85 :
io intendo come libero professionista,cioè se non collaboro con piu' con uno studio o società di ingegneria posso trovare facilmente opportunità di lavoro nelle vicinanze.L'idea che mi sono fatto è che le opportunità maggiori si trovano a Milano o Roma.
sclerata :
Milano e Roma...Mah.
Sono città costosissime ed enormi, per spostarti di un cantiere all'altro rischi di metterci ore e spendere tutto in mezzi (privati o no).
Io mi preparerei psicologicamente a mesi e mesi di fame vera. Piuttosto proverei a pensare anche a qualche altra città media un po' più a misura d'uomo.
desnip :
Strano... io da fuori vedo l'Emilia Romagna come una sorta di Bengodi per l'edilizia, non mi sposterei da lì.
ArchiFish :
@desnip
Vedi male, molto male. Basta dire che siamo la terra delle cooperative edilizie (di vario orientamento, ma più o meno inserite a colluse col pubblico) che, a causa di una sconsiderata gestione speculativa, sono finite a gambe all'aria già a partire dalla crisi del 2009.
Personalmente non ho il polso della situazione complessiva, ma a livello locale/provinciale posso dirti che lavorano in pochi (sempre i soliti) e sovente, per arretratezza culturale dei clienti, si tratta di geometri (che nei piccoli comuni monopolizzano il mercato, spartendoselo, godendo spesso, anche di rapporti di esclusività con le imprese).
In un comune di 5000 anime, precedentemente al lockdown, credo di aver contato non più di 6 o 7 cantieri attivi.
I progettisti fortunati restano tali (per intrallazzi, fama o clientela abbiente acquisita nel tempo), mentre la classe tecnica "media" fino a ieri benestante, inizia a piangere miseria ed a stringere la cinghia.
La committenza privata è in calo inarrestabile, oltre che profondamente ignorante ed a corto di liquidità. Si ristruttura qualcosa e si costruisce quasi nulla. Abito di fronte ad una palazzina al 90% invenduta costruita una decina di anni or sono e ne scorgo altre incompiute all'orizzonte, gli ultimi PdC di cui ho memoria (non miei) sono relativi a stalle o capannoni abbandonati nel nulla.
Il poco movimento a livello di cantieristica è in città (per una mera questione statistica/demografica) o in località turistiche più o meno appetibili, cosa che, considerando lo scenario futuro post covid, mi lascia presupporre ad un crollo vertiginoso delle commesse anche in quei pochi contesti floridi.
Chi sopravvive, lo fa con le CILA e/o impazzendo a risolvere problemi burocratici e/o con qualche conformità, stime ed altri incarichi vomitevoli (paragonati al fare architettura o anche solo al potersi esprimere progettualmente).
L'Emilia Romagna è terra per agricoltori che tirano avanti a suon di debiti, finanziamenti ed aiuti (perchè piove poco, perchè piove troppo, perchè c'è vento, perchè grandina) oppure per ingegneri, ma meccanici od elettronici. Nel secondo caso, il cerchio della richiesta personale è destinato anche qui a stringersi, visto che, sempre a causa del virus, l'eccellenza meccanica e tecnologia è destinata a non subire flessioni, solo nel campo dell'automotive di lusso o delle produzioni ad altissimo valore tecnologico.
Diciamo che se prima ero consapevole di una situazione drammaticamente stagnate (ed insufficiente a garantire reddito a tutti i tecnici di varia natura) ora ho la sensazione che a breve sarà un'ecatombe, a meno di un imprevedibile risorgimento culturale, politico, amministrativo e di conseguenza economico.
fulser :
"In un comune di 5000 anime, precedentemente al lockdown, credo di aver contato non più di 6 o 7 cantieri attivi"....
Sei fortunato. Nel mio, quasi 8000, neanche uno. In Friuli, terra di imprese edili microfamiliari che, mi permetto di dire, hanno fatto, assieme alle venete, scuola in questo paese e all'estero.
Nel mio paese è sopravvissuta solo una impresa edile.
Alessandro :
credo che sia buono vedere il prospetto della cassa sui redditi degli architetti per regione
eli71 :
Condivido al 2000% Archifish....il primo studio dove ho lavorato fino al 2012 non si è ancora ripreso dalla crisi del 2008, nello studio successivo dove ho lavorato fino ad agosto scorso abbiamo avuto per 6 anni solo ricostruzione post sisma, esaurita quella saluti e baci. La titolare ora lavora part time in un comune e non più di una settimana fa mi diceva che ci mancava solo il covid per dare la mazzata finale alla progettazione, quel poco che c'è se lo prendono i geometri.....
ponteggiroma :
no no no, a roma non venire per carità.... già ne abbiamo troppi di ingegneri!
ArchiFish :
Sia chiaro, non intendo fornire un quadro apocalittico della situazione. La mia lettura della realtà è quanto di più obiettivo mi riesce di regalarvi. Ovvio che il punto di vista di quei fortunati che, per bravura imprenditoriale, fortuna o raccomandazione, riescono a lavorare e con profitto, potrebbe apparire diametralmente opposto al mio. Mi permetto, in ogni caso, la presunzione di sostenere che la realtà, facendo una media depurata dalle eccezioni, sia quella che ho esposto.
Il contesto lavorativo si sta sempre più estremizzando. Un numero crescente di professionisti che fanno fatica a ritagliarsi una fetta di mercato si contrappone ad un sempre più ristretto gruppo di privilegiati cui il lavoro non manca, quand'anche non aumenta. Nel mezzo, il vuoto si fa sempre più consistente (che poi è lo stesso trend della società post 2009, ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e ceto medio numericamente sempre più risicato).
Tutto ciò indipendentemente dal volume dei fatturati, dalla dimensione degli studi, sfuggendo a logiche controllabili.
Tra i fortunati figurano studi da decine di professionisti che lavorano anche con il pubblico o singoli tecnici con clientela benestante/illuminata (dopotutto, per un singolo progettista, due ville importanti ed una sede uffici dell'industriale amico di famiglia, sono progetti sufficienti a garantire commesse per parecchie decine di migliaia di euro). Per contro, in caduta libera verso la mediocrità o il fallimento ci possono essere le famigerate cooperative che hanno perso i contatti con i medio/grandi appalti, chi faceva speculazione ediliza, tanti di quelli che galleggiavano con una clientela di ceto medio (svanita o ferma ai box per panico da patrimoniale millantata), qualche vecchio destinato all'estinzione e tantissimi giovani (o diversamente vecchi) sbarcati in un mercato del lavoro che stava implodendo e che non sono mai riusciti davvero a sollevare la testa.
Tutto questo "palloso" e delirante excursus per dire che, in verità, alla domanda originaria è molto difficile rispondere. Può essere vero tutto e l'esatto contrario, dipende da punti di vista, ma, soprattutto, da fattori incontrollabili. Non c'è una ricetta per curare la malattia e non c'è una strada univoca per il successo (diffido da chi la vende o la regala, soprattutto sul web), soprattutto considerando il clima di perenne incertezza e l'assoluta assenza di meritocrazia. Essere bravi, professionali, talentuosi o onesti, aiuta, forse, ma non offre alcuna garanzia di arrivare prima o poi sul podio.
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