Ila : [post n° 453526]

Architetto all’estero

Sono una ragazza di 20 anni, ultimamente sto pensando di iscrivermi l’anno prossimo alla triennale di architettura. Facendo poi la specializzazione all’estero (forse Germania, con l’intenzione di restarci). Vorrei sapere se qualcuno ha esperienze all’estero oppure vive all’estero lavorando da architetto e mi potesse dare un consiglio. Il lavoro è remunerato meglio o si stenta anche all’estero? Sono al primo anno di Economia aziendale ma sento che lavorare occupandomi di soldi e strategie non mi farebbe sentire appagata.
desnip :
Aspetta di laurearti, trovare il posto il giorno dopo ed essere assunta con tutti i cirsmi dalle migliori aziende e poi ne riparliamo!
Passare da economia aziendale ad architettura è un puro suicidio!
fulser :
concordo con desnip.
E' vero che la motivazione può fare miracoli, ma a spanne credo che le opportunità che offre economia rispetto ad architettura siano più o meno 10 a 1.
desnip :
Solo per fare un esempio: cuginetto che non è mai stato una cima, riprende dopo anni di abbandono gli studi in economia, si laurea a 30 anni, trova subito impiego in mulltinazionale e, dopo due anni di posto a tempo indeterminato, compra macchinone e casa a Milano.
Con la laurea in architettura te lo puoi sognare.
Ila :
Però tu non sei felice di quello che fai? Non sono convinta sarei felice neppure se facessi economia, inoltre il lavoro all’estero in ambito è sempre mal pagato?
paoletta :
se fare l'architetto ti fa sentire felice e appagata, vai all'estero. perche' se decidi di rimanere in italia altro che felicita', piangerai.
Dada74 :
Ciao, io ho studiato e vissuto parecchi anni in Germania. Sicuramente i primi anni sei pagata meglio lì e fai anche un'esperienza migliore. Con gli anni invece diciamo che le cose quasi si equiparano, nel senso che riesci a guadagnare di più in Italia, ma in Germania oltre certi limiti non vai. Fai conto, comunque, che dopo tanti anni di esperienza puoi arrivare a 65 mila 75 mila euro lordi l'anno lì. La differenza maggiore è che lì sei assunta (anche se le assunzioni all'estero non sono "blindate" e così tutelanti come quelle italiane), qui invece dovrai quasi sempre aprire partita iva, il che significa non avere tutele, ma avere un tantino di autonomia in più. Se la tua passione è architettura, fallo... ma se non hai la passione per l'architettura, credo francamente che potrai trovare di più appagante.. la strada per noi architetti è stata veramente parecchio impervia e svolgere anche la libera professione in Italia è da mal di testa perpetui...
Giancarlo P. :
Dipende da che Estero, e quanto ti sentirai appagata al termine di questi 3-4 anni di triennale: come laureato triennale, mi è parso molto più facile in Messico che in Italia, anche perché qua una buona parte degli universitari si ferma a questo punto, lasciando la magistrale per un secondo momento o solo a chi se la sente di proseguire; inoltre, l'assunzione come dipendente è possibile, anche se purtroppo esiste legalmente pure la falsa Partita IVA di autonomo "alle dipendenze" (Salario asimilado a Honorarios).
Sicuramente il fattore economico non gioca a favore di chi pensa di passare la vecchiaia in Italia: in questo momento guadagno 750€/mese, e siccome l'accumulazione per la pensione è di un ridicolo 7.5%, porterebbe ad un assegno mensile del 20-25% di quei 750€: mettere da parte un 30% dello stipendio netto nella previdenza complementare è una necessità, e non una scelta. Il mercato è fluido, nel bene e nel male: dei colleghi che ho conosciuto, io sono stato chi ha passato più di 3 mesi senza lavoro durante l'emergenza sanitaria, perché mi ero intestardito col lavorare legalmente ed alle dipendenze; ma ad aver accettato proposte con Partita IVA, in meno di 3 settimane avrei già avuto un impiego. L'uso della Metodologia BIM negli appalti pubblici non è ancora obbligatoria, per cui le poche aziende e studi che la impiegano sono considerati all'avanguardia, e pagano bene i Supervisori e Coordinatori BIM che dimostrano tale esperienza.

Sicché, se l'intenzione è di proseguire con la magistrale, e non si ancora dove si vuol vivere a 70 anni, consiglio l'Unione Europea in genere, un corso di inglese - o tedesco - livello B2, ed auto-obbligarsi ad un anno di Erasmus durante la triennale, da usare come "prova di vita" nel Paese in cui ci si vorrebbe trasferire
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