Fra : [post n° 490245]

Architetto si auto revoca incarico

Buongiorno il nostro architetto si è’ auto revocato l’incarico , cosa dice la legge in merito? Io cosa devo e posso fare?
Kia :
Dimissioni da incarico. Se ci sono motivi, e spesso ce ne sono di validissimi, può farlo. Vedete prima di tutto cosa c'è scritto nella letta di incarico che dovreste (condizionale) aver sottoscritto anche voi.
Fra :
Buonasera nel contratto c’è scritto solo un papello lunghissimo qualora il committente si ritira , nulla sul fatto che l’architetto si possa ritirare ; nel fatto specifico e’ stato scritto per caduta fiducia , l’architetto si è revocato l’incarico ; nulla di più , vorrei sapere cosa dice la l’effe ; non e’ stato presentato nulla in comune , l’architetto è stato pagato per la quota iniziale ; si conclude così la faccenda o il committente o l’architetto possono avanzare pretese e/ o risarcimenti ?
Kia :
Ma parlarne serenamente tra voi? pensa sul serio di poter reperire risposte valide e che le possano essere di aiuto concreto su un forum quando non sappiamo la dinamica e gli accordi?
Fra :
Certo che il cliente vorrebbe parlarne serenamente , ma e’ l’architetto che ha chiuso senza possibilità di dialogo con una pec e una mail , e’ il cliente che vorrebbe capire la legge cosa dice per non incappare in brutte figure o peggio al contrario in strade tortuose di percorsi che non hanno più fine
davide :
Ma, onestamente, voi cosa avete fatto/detto affinché l'architetto ha lasciato l'incarico?
ponteggiroma :
una sola domanda: E' stato pagato per il lavoro svolto finora?
ArchiFra :
il tecnico può benissimo recedere dall'incarico per motivi di varia natura. Nel disciplinare di incarico (che è semrpe obbligatorio) ci deve essere il riferimento di cosa accade sia quando è il committente a tirarsi indietro, che quando è il tecnico a farlo. Nel caso del committente, di norma c'è la mora del mancato guadagno, e quindi si paga quanto fatto fino a quel momento più una percentuale stabilita; quando invece è il tecnico a ritirarsi, riceve il compenso solo epr quanto effettivamente svolto.
Una domanda però: lei dice che il comune non ha ricevuto nulla. Il vostro architetto era solo progettista o anche direttore lavori? Perchè nel primo caso non va comunicato nulla all'ente, mentre nel caso di DL sì con contestuale sospensione dei lavori. Non è compito del tecnico uscente trovare un sostituto, a meno di puro titolo di cortesia (ad esempio io mi ero dimessa da DL quando ero a metà gravidanza e avevo però trovato chi mi subentrasse, ma lì il motivo era diverso).
Kia :
eh la questione fiducia sottende a tante cose di cui purtroppo il cliente non si rende neanche conto. Io ho avuto un caso personale dove ero a tanto così dal dimettermi perchè era un progetto impossibile da gestire per continue intromissioni di amici, cugini ecc. alcuni anche tecnici che però guarda caso non volevano il ruolo ma semplicemente mettersi in mezzo. Una cosa insopportabile e permessa dal committente. Altra cosa, io direttore lavori e cliente che si metteva d'accordo con impresa sulle lavorazioni senza avvisare la sottoscritta. Comunque le variabili sono infinite e possono portare alle dimissioni per decadenza della fiducia, di solito sono comportamenti di questo genere se non è per questione di pagamenti. Si chiude il rapporto con le spettanze economiche fin dove si è lavorato o come diversamente specificato nell'incarico.
ponteggiroma :
concordo con Kia, una volta gli incarichi si davano proprio perché i professionisti erano ritenuti, appunto "di fiducia". Ora siamo visti solo come dei passacarte che devono accontentare tutte le tue richieste, perché tanto ormai tutti sono esperti. Appena ti permetti di dire qualcosa in contrario o addirittura accenni a dimetterti si meravigliano e si chiedono anche se sia legale farlo. Sig.ra Fra, invece di chiedersi se per legge il tecnico poteva o non poteva dimettersi, provi ad interrogarsi sul perché l'abbia fatto piuttosto.
Fra :
Certo che lo faccio ! E ‘ proprio per quello che chiedo cosa posso o devo fare e se ci sono suggerimenti in merito ; l’oggetto del contendere crediamo sia un cappotto che il committente chiedeva insistentemente di provare in tutti i modi a farlo esterno e l’architetto non si era espresso in merito , il committente è stato sicuramente molto molto insistente per via di ovvi motivi di cappotto esterno rispetto a cappotto interno ; il problema è che non c’e stato modo di confronto perché al committente è arrivata una pec di revoca immediata senza nessuna altra possibilità di confronto e neppure di una telefonata ; forse l’unica cosa è chiarirsi almeno telefonicamente ma viste le premesse non si sapeva che consigli dare e come muoversi; ovviamente l’architetto e’ stato pagato fino al lavoro svolto ; la seconda tranche sarebbe stata a scia avviata che non e’ stata inviata , ma l’architetto chiede altri soldi; in più vincola il committente a non trovarsi nessun altro professionista fintanto che non verrà liquidato in Toto
ArchiFra :
signora Fra, rivolgetevi all'ordine di appartenenza del tecnico per chiedere una verifica della congruità di quanto vi viene richiesto. Noi non possiamo sapere i contenuti precisi del disciplinare nè altro che qui magari non è stato riportato. Più di tanto non possiamo aiutarla a parte le indicazioni che vi abbiamo fornito.
ponteggiroma :
mah, mi sembra anomala la faccenda. Bisognerebbe sentire l'altra campana. Ad esempio lei parla di scia, ma riferita a che tipologia di lavori? Non mi risulta sia necessaria una scia per coibentazione dall'interno
Fra :
La scia ovviamente è / era per tutti i lavori , la coibentazione era uno degli argomenti spinosi . Ma a voi risulta che il committente non può sentir nesssun altro professionista se è stato abbandonato dall’architetto ?
ponteggiroma :
Certo che lo può sentire, ci mancherebbe altro, solo che il nuovo professionista, secondo il codice deontologico, è tenuto a verificare che il predente sia stato saldato per le prestazioni effettuate, prima di accettare l'incarico
Fra :
Grazie per gli spunti ; sarà da sentire l’ordine ; veramente imbarazzante visto che la committenza, già abituata alle ristrutturazioni, e’ la prima volta che si ‘ infila ‘ in questo vicolo cieco
Matteo Cipolloni :
Un saluto a tutti. Vado ad esprimere la mia opinione personale:
1) valutare incarico/convenzione con supporto di un legale ( i legali esistono per aiutare anche fuori dai tribunali) ;
2) se non c'e' convenzione , non perda tempo e trovi un altro tecnico, in quanto il lavoro svolto mi pare sia stato pagato.

Sono in realtà problematiche svilenti per entrambe le parti ma in primis per la categoria.

Semmai ravvedo un danno in capo al cliente in quanto un professionista, un tecnico, opera con obbligazione di mezzi e risultato. Se un tecnico vuole dimettersi per valide ragioni, cio' non rileva in merito ad eventuali danni procurati al committente e, non esime il dimissionario dall' agire con massima correttezza deontologica. Si faccia consegnare copia di tutta la documentazione prodotta. Corrisponde a cio' per cui e' stato pagato il professionista ?
Meglio comunque, che non abbia fatto il cappotto ! Concordo con il collega dimissionario a prescindere, su questo, per personale avversione verso tale tecnologia. Cari saluti a tutti . Arch. M. Cipolloni
Fra :
E’ proprio svilente mi creda ; i committenti hanno aspettato 10 mesi almeno l’avvio della scia che non si è mai avviata ; non credo solo per il cappotto comunque ovviamente …. Comunque il contratto prevedeva che ad ogni risultato veniva prodotta una tranche economica , così è stato fatto , alla presentazione della scia un ‘altra tranche E così via … ,la scia non e’ stata presentata , quindi immagino non si possano avanzare altre pretese ; i committenti hanno perso molti mesi , mannaggia senza avere nulla in mano se non una bozza di progetto della ristrutturazione , grazie per i consigli .
Kia :
C'è una differenza tra scia pronta da presentare e ancora da confezionare. Noi in studio per esempio abbiamo due pratiche pronte da un pezzo ma non riusciamo a presentare perché i clienti non si decidono su alcune questioni. Ora se ci dovessimo dimettere dall'incarico per questi continui tira e molla, mi verrebbe da chiederlo il riconoscimento di un compenso ancorché la scia non sia stata materialmente depositata. Non è che uno tiene in sospeso una pratica per sfizio, a volte ci sono dei problemi alla base dei ritardi non sempre imputabili al tecnico. E le dimissioni sono la cosa più fastidiosa che possa capitare per cui uno non lo fa serenamente di solito ma perché proprio costretto.
Arch. Esaurimento :
Come le hanno già evidenziato può trovare molte risposte nella lettera di incarico, vale a dire:

- prestazioni da eseguire
- tempi di esecuzione
- modalità di pagamento

Quindi se lei ha effettivamente subito un danno, dovrebbe poterlo riscontrare attraverso quanto avete entrambi sottoscritto.

Detto questo:

- Un forum non è un luogo adatto per risolvere le controversie
- Un professionista ha tutto il diritto di dimettersi da un incarico, e questo non necessariamente comporta un danno o apre la strada ad una richiesta di risarcimento
- Se ha la possibilità di dialogare con questo soggetto, questa rimane sempre l'opzione migliore, soprattutto nei suoi interessi, dal momento che mi pare di capire, avrebbe bisogno di documentazione già prodotta. Il fatto che non le sia stata consegnata fa pensare ad un mancato pagamento di una quota parte, i professionisti solitamente non si annoiano, immagino che il collega non abbia dedicato tempo e lavoro alla sua pratica come allenamento
- Il professionista non è affatto tenuto a fornirle tutta la documentazione, se questo non viene espressamente definito nell'incarico. Nella fattispecie, mi pare di capire che la pratica è stata impostata ma non è stata consegnata al comune. Quindi dei professionisti hanno lavorato, e per varie vicissitudini di cui lei racconta la sua versione dei fatti non si è arrivati alla presentazione presso l'ente. Ancora una volta, le modalità di pagamento indicate nella lettera di incarico dovrebbero parlare anche di questa fattispecie

- Se lei pensa effettivamente di aver subito un danno dovrebbe rivolgersi ad un'avvocato, non ad un secondo architetto. Se effettivamente ha subito un danno il risarcimento di sicuro non lo otterrà con un altro architetto, prima interpelli un'avvocato, poi forse se effettivamente il danno l'ha subito, potrebbe servirle una perizia parte terzi, e quindi un altro architetto.

Le consiglio comunque prima di tutto di dialogare con la persona con cui ha in essere il contenzioso.
Fra :
Grazie mi avete risposto , gentilissimi ed esaustivi ; non e’ il committente ovviamente a richiedere risarcimento ma architetto ;questione molto spiacevole perché inaspettata , certo che il dialogo e’ sempre preferibile , ma quanto una persona riceve una pec senza possibilità di parola , non si sa come fare . Speriamo nel bene per tutti committenti e architetti compresi ! Sentite grazie e avanti tutta ! Confidiamo tutti in una trattativa bonaria .
Ad majora
Matteo Cipolloni :
Sera a tutti. Sono del parere che alla pec del tecnico vada garbatamente ma efficacemente risposto con ulteriore pec o raccomandata, esprimendo dissenso rispetto alle pretese vantate dal professionista e motivandone le ragioni. E' scivoloso dare consigli avendo acquisito de relato la posizione di una sola parte. La missiva in risposta potrebbe assumere toni e contenuti molto differenti (ovviamente sempre rispettosi delle parti!) ma torno a consigliare che un legale onesto, con poca spesa, potrebbe servirla al meglio. Rappresenterei comunque il tentativo ripetuto di contattare il tecnico per le vie brevi, con esito infruttuoso. Ancora saluti a tutti gli utenti. Arch. M. Cipolloni
Fra :
Sì sì certo ,risposto e’ stato risposto via pec che i committenti hanno altre vedute… ma sai , poi bisogna sapere come andare avanti . Molto molto svilente per tutti i professionisti e per le persone in genere ragionare via mail …. Purtroppo siamo arrivati anche a questo … più che intelligenza artificiale , ci vorrebbe un po’ più di intelligenza naturale
ArchiFra :
Prima di rivolgersi a un legale, rivolgersi all'ordine di appartenenza del tecnico, preposto a esprimersi anche in merito alla liceità e congruenza della parcella.
Fra :
Grazie per i consigli ! Almeno una riposta i committenti l’hanno ottenuta ! L’ordine degli architetti dà il nulla osta ai committenti per sentire altro professionista e non ritiene deontologico che il precedente professionista intimi ai committenti di non trovarsi altri professionisti prima di aver concluso il contratto perché è il professionista che lo ha auto revocato ! Siete stati molto preziosi davvero ; stava diventando davvero ingarbugliato
archspf :
All'infuori dl C.C. non vi è legge ma regolamento (codice deontologico) che consente a qualsiasi professionista di recedere per "giusta causa": fra queste rientra sicuramente l'impossibilità di esercitare l'autonomia professionale e il venir meno delle condizioni di fiducia del committente (es. il solo aver "scavalcato" il tecnico prendendo decisioni arbitrarie o non spettanti).
Alla domanda se può farlo, rispondo pertanto positivamente in relazione tuttavia a motivata circostanza. Diversamente rispetto alla limitazione del subentro di altro professionista non vi sarebbe motivo se non nel fatto che l'incarico non sia formalmente risolto: come conferma l'interpello dell'ordine questa eventualità non sussiste e pertanto in questo caso il tecnico è in difetto.

@Matteo Cipolloni il professionista opera con obbligazioni di mezzi e NON di risultato in quanto fornisce un servizio di natura intellettuale. L'avversione sull'opportunità/necessità o meno di eseguire determinati interventi (fermo restando che il cappotto non è una tecnologia) deve essere motivata da argomentazioni tecnico-scientifiche e non da opinioni personali.


In generale concordo con gli altri colleghi in merito al farsi assistere da un legale (anche in via bonaria) in modo da avere gli strumenti giusti che di certo non è possibile trovare su un forum.
Matteo Cipolloni :
Gent.ma @ archspf, ringrazio per l'espressione di un parere in merito all'obbligazione di risultato in capo al professionista che sarà motivo di mio approfondimento. Infatti reputo, seppur con ignoranza della piu' recente e attinente giurisprudenza, che il termine "risultato" sia riferibile agli impegni contrattuali assunti e non meramente o esclusivamente all'esecuzione materiale dell'opera. Di fatto ho già espresso che ogni situazione non possa essere risolta sulla base delle percezioni di una sola parte, rimandando all'assistenza di un legale proprio per una visione piu' cautelativa e professionale. Resto dell'idea che al momento della ratifica di una convenzione d'incarico, il committente inizi a maturare legittimo affidamento nell'esito di un'opera o programma, in questo caso condizionato dalle dimissioni di un tecnico: il legale potrà valutare se legittime o meno e, nel secondo caso, se le stesse abbiano comportato nocumento sotto un profilo materiale. Una buona convenzione avrà certamente regolato anche i casi di cessazione di rapporto tra le parti. Ringrazio ancora tutti per lo spunto di riflessione offerto e saluto ! Arch. Matteo Cipolloni
Fra :
Buongiorno purtroppo nel contratto non è esplicitato quali sono gli obblighi del professionista se recede il contratto ma quali sono gli obblighi se è il committente a revocare ; ad ogni modo c’ e’ scritto che il professionista può sospendere il suo operato soprattutto per mancato pagamento di x tranche , che nel caso dei committenti e’ stato sempre adempiuto ; i committenti ringraziano per la disponibilità che in questo forum si è dimostrata ; ovviamente si sa molto bene che un forum è un forum ma era giusto confrontarsi per capire anche se c’erano stati precedenti in merito e come muoversi
archspf :
Off-topic
@Matteo Cipolloni, ci mancherebbe. Per dovere di cronaca anche io credevo che l'obbligazione fosse anche di risultato (attenzione: lo E' nell'incarico di Direttore Lavori poichè lo stesso rappresenta proprio il caso tipico) ma le sentenze ancorché recenti della giurisprudenza hanno chiarito l'impossibilità che si avveri una tale circostanza in quanto il "risultato atteso" dipende anche da altri fattori indipendenti dall'operato del professionista. Lo stesso è sempre responsabile della condotta negligente ed in caso di errori materiali.
Fra :
In più l’architetto aveva delegato ad altro architetto terzo la direzione lavori e alla ditta il computo metrico , pratica che a quanto so non è proprio la prassi
ArchiFra :
la DL va firmata tra committente e professionista che esegue l'incarico. Sicura che avesse delegato la DL come se fosse un subappalto? Ripeto, noi stiamo sentendo solo la sua campana, e spesso l'utenza usa una terminologia errata (a partire dalle famigerate "piantine" ;) ). Il computo metrico spessissimo viene lasciato in mano alle imprese, non sono tanti i tecnici che lo fanno. L'ordine di appartanenza è chiamato a esprimersi sulla correttezza deontologica, poi ci sono i legali, e su un forum non si può giudicare.
Fra :
L’architetto aveva chiesto ad altro architetto di fare la direzione lavori DL per motivi propri in cui il committente non è entrato mai in merito ; il DL ha stilato un contratto che ha fatto visionare al committente ;
Ovviamente non essendo un architetto , ma un semplice sanitario SSN la terminologia potrebbe non essere corretta. Spero si possa perdonare
Matteo Cipolloni :
Gent.ma/mo @archspf,
grazie davvero per il tempo dedicato a rispondere e fornire elementi che mi hanno convinto.
Resta il fatto che la giurisprudenza sia spesso altalenante in funzione delle situazioni specifiche e, aimè, della competenza peritale, in primis quella del peritus peritorum, ovvero il Giudice. Questo in senso lato e generale, poichè arrivare ad immaginare un contenzioso per una cosa del genere sarebbe folle e improduttivo. Ancora saluti a tutti!
ArchiFra :
Signora, nessuna legge impone che il progettista sia anche direttore lavori. Non é inusuale che i due incarichi, di progettazione e di direzione lavori, vengano affidati a due soggetti diversi per vari motivi.
Le suggerisco di fermarsi qui perché sta iniziando a fare illazioni basate sulla sua (ovvia, essendo di un altro ambito lavorativo) ignoranza in materia, e chiede a noi di non essere deontologicamente professionali esprimendoci nei confronti di un collega sconosciuto che non é qui a dare la sua versione.
Si é rivolta all'ordine degli architetti e anche a un legale: sono loro e solo loro a potersi esprimere. Ora attenda l'esito del procedimento che ha avviato, invece di continuare ad aggiungere dettagli su questo forum, cosa che sta diventando svilente.
Matteo Cipolloni :
Sera a tutti. Il tema deontologico e' interessante e serio: credo pero' che tra questi scambi su una bacheca pubblica, non mi pare di vedere forme diffamatorie. Diversamente mi pare si sia discusso, anche proficuamente, su presunte condotte piuttosto che su responsabilità accertate di colleghi. Ribadisco e concordo che una disamina seria presuppone il diritto di replica tra le parti: non e' quindi questa la sede. Credo sia da mostrare, piuttosto, la massima tolleranza per chi non e' addetto ai lavori e, magari, necessita di essere supportato anche per una visione più oggettiva. Per cio' che mi concerne, nel pieno rispetto dei colleghi con differente visione, la signora e' quindi libera di esprimersi, essendo rimesso solo agli iscritti ad un dato ordine il dovere deontologico. Altrimenti, per assurdo, si potrebbe temerariamente vedere un danno di immagine alla categoria per una risposta infelice di un/a collega verso un utente. Attendo vostre. Ancora una buona serata a tutti ! Arch. M. Cipolloni
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