Buongiorno colleghi milanesi,
Un mio cliente, un ingegnere che ho conosciuto in un lavoro precedente, vorrebbe aprire il suo studio nell'ex negozio di suo papà, che prima si occupava di manutenzione scaldabagni.
Il locale si trova al piano terra. Lui si occuperà di mediazione immobiliare, piccole ristrutturazioni e progettazione impianti, quindi sarà uno studio privato, non aperto al pubblico. Per questo motivo, al momento non lo considero obbligato a rispettare i requisiti per il superamento delle barriere architettoniche.
Nel condominio c’è un bagno disabili esterno, in cortile sullo stesso piano, 180x180 ovvero molto più grande di quello previsto nel progetto (lo spazio dello studio è molto ridotto), e che rispetta già la L.13/89.
Dal punto di vista pratico, mi chiedevo: se io lasciassi il bagno disabili esterno, ma comunque facilmente accessibile dal retro del negozio, sarebbe accettabile?
Per il gradino di 20 cm all’ingresso, pensavo di fare già la predisposizione per una rampa mobile e per il citofono.
In sostanza, al momento, essendo uno studio privato, va bene anche se non rispetta i requisiti della L.13/89?
Se poi l’iniziativa non dovesse andare in porto e il locale venisse affittato come attività aperta al pubblico, con queste predisposizioni i requisiti verrebbero rispettati?
Cosa ne pensate?
arch.sergio : [post n° 496322]