Buongiorno a tutti,
Un committente mi ha chiesto il progetto di un locale deposito esterno all'abitazione principale (stessa particella) e in area parco nazionale. Serve un permesso di costruire.
Nel fare i rilievi, l'abitazione risulta non conforme all'ultimo titolo edilizio risalente agli anni 90, quando l'area non era ancora tutelata dal Parco. Sentito il Comune, è possibile risolvere con un PdC in sanatoria per legittimare i volumi non autorizzati.
Quindi, prima si sanano gli abusi poi dopo si prosegue con un nuovo PdC per realizzare il deposito.
I miei dubbi sono:
- per la sanatoria serve il parere paesaggistico oppure non è necessario in quanto gli abusi possono essere collocati precedentemente all'istituzione del vincolo?
- Per una questione di tempi e costi, E' possibile unire i due PdC in un'unica pratica, differenziando ovviamente la parte di nuova realizzazione e la parte da sanare? E se sì, conviene dal punto di vista burocratico?
Alfy30 : [post n° 497985]
Permesso di costruire, sanatoria e aree vincolate - Come integrare le pratiche
Ciao dovrai fare una paesaggistica postuma dove dimostri con documenti certi che gli abusi sono stati realizzati in epoca dove c'era assenza di vincolo.
Non ti conviene fare tutto insieme e sicuramente te la rigettano.
Ti conviene portare a casa la sanatoria e dopo fare il progetto
Non ti conviene fare tutto insieme e sicuramente te la rigettano.
Ti conviene portare a casa la sanatoria e dopo fare il progetto
Ok, grazie.
Per dimostrarlo dovrò ricorrere alle foto aeree dell'IGM, sperando che non ci sia un periodo privo di rilevazioni proprio negli anni di istituzione del Parco.
Concordo con te sul maggior rischio di rigetto, è ciò che temevo, ma volevo sapere se fattibile dal punto di vista procedurale. La convenienza dovrà essere poi valutata dal committente.
Per dimostrarlo dovrò ricorrere alle foto aeree dell'IGM, sperando che non ci sia un periodo privo di rilevazioni proprio negli anni di istituzione del Parco.
Concordo con te sul maggior rischio di rigetto, è ciò che temevo, ma volevo sapere se fattibile dal punto di vista procedurale. La convenienza dovrà essere poi valutata dal committente.
Si controlla sia quelli regionali che quelli nazionali, a volte ci sono alcuni che non coincidono e potrebbe esserti utili
Buongiorno, la base giuridica per poter presentare il PdC per realizzare quanto richiesto è che l'immobile sia legittimato a livello edilizio per cui nel caso gli step sono a) compatibilità paesaggistica stato rilevato (in questi casi con vincolo postumo esiste una procedura semplificata) b) PdC in sanatoria di quanto rilevato c) PdC per il progetto. Più che una scelta sulla procedura, la committenza dovrebbe prendersi opera a pagare quanto poi richiesto dal UTC in sede di oblazione.
Anche perché tu glielo dovresti dire che vanno incontro a un rigetto e alla fine pagano 3 pratiche:
1. La prima tutto insieme al 99.999% rigettata
2. Sanatoria
3. Progetto
Quindi tanto vale far risparmiare la prima
1. La prima tutto insieme al 99.999% rigettata
2. Sanatoria
3. Progetto
Quindi tanto vale far risparmiare la prima
All'infuori della "sanatoria condizionata" prevista per il solo art. 36-bis, che peraltro prevede opere strettamente necessarie a regolarizzare le difformità/adeguare alle norme e non interventi nuovi, non esiste procedura unificata per svariati ed ovvi motivi che si dovrebbero già conoscere.
La procedura corretta è quella indicata dai colleghi:
1. compatibilità paesaggistica > sanatoria stato di fatto
2. nuovo permesso subordinato alla paesaggistica per le nuove opere
La procedura corretta è quella indicata dai colleghi:
1. compatibilità paesaggistica > sanatoria stato di fatto
2. nuovo permesso subordinato alla paesaggistica per le nuove opere