atti : [post n° 249147]

titolo professionale

Salve sono una laureata in architettura v.o. non abilitata dovrei collaborare con uno studio di agronomi qualcuno mi sa dire se il mio titolo professionale è dottoressa in architettura o architetto?
sil :
dottore in architettura. dotteressa non si dice, o eglio, lo diciamo in italia ma fa schifo :) il titolo è al maschile :)
Ily :
X Sil

Veramente il titolo corretto, trattandosi Atti di una donna, è DOTTORESSA, e cioè dottore (il titolo) al femminile. Esattamente come si dovrebbe fare per notaia, avvocata, direttrice, senatrice, ingegnera e, naturalmente, architetta.
Geometra invece è uguale sia al maschile che al femminile, ma avremo i geometri e le geometre.
Infatti, seguendo il tuo ragionamento, si dovrebbe salutare la vicina di casa con un bel "buonasera signore".
Comunque nel resto d'Europa sono -come al solito- più avanti di noi: a Innsbruck ho visto la targa dello studio di due architetti: la signora (o signorina) Ursula era indicata come ARKITEKTIN, mente il suo collega (maschio) era un ARKITEKT. Ho anche trovato lo studio di vari ingegneri, fra cui un'INGEGNEURIN (ingegnera).
Nel Canton Ticino, in Svizzera, mi risulta che esistano la notaia, l'architetta e l'ingegnera.
In Italia no, ci facciamo le paranoie. L'altra sera a Ballarò era ospite la direttrice (ops, direttore) di un settimanale femminile. Il conduttore ha chiesto alla gentile signora (no, signore): "Direttrice o direttore, come devo chiamarla, in questi casi non si sa mai come fare..."
E la pulzella, ridendo beata:
" Direttore, direttrice mi fa venire in mente una direttrice di scuola arcigna e col righello in mano".
Ecco, finchè saremo noi stesse donne professioniste a fare battutine sui nostri titoli professionali saremo le prime a non credere alla nostra parità e a non prenderci sul serio.
Io purtroppo mi son dovuta adattare all'uso italiano, ma sono un'ARKITEKTIN, non un ARKITEKT, e lo rivendico con orgoglio.

Ily Arkitektin.
sil :
x ily

proprio sicura di essere architetta? hai molto tempo per scrivere..
in ogni caso non credo che la parità dei sessi si faccia coi titoli... io non mi faccio chiamare nè arch nè dott eppure godo sempre del pieno rispetto di colleghi capi e soci. credo
poipoi :
mi sembrava che la domanda fosse "dottoressa" o "architetto". La risposta è dottoressa, o dott. arch., o come meglio credi, ma NON architetto (o architetta) e basta, perché non sei abilitata. (Esame di abilitazione al titolo di architetto).

E se evitassimo queste inutili distinzioni linguistiche faremmo tutti una figura migliore.
Ily :
X Poipoi

No Poipoi. Perchè in Austria e in Germania usano tranquillamente i titoli al femminile e noi no? Il tedesco lo richiede, e l'italiano pure.
Quelle che tu chiami "inutili distinzioni linguistiche" sono invece secondo me fondamentali, e investono non solo l'ovvio problema di correttezza linguistica, ma anche la nostra percezione come donne e come professioniste.
Perchè diciamo tranquillamente cassiera o infermiera ma non ingegnera? Forse perchè l'ingegnere è (o almeno era fino a poco tempo fa) una figura prestigiosa e un infermiere o un cassiere no?
Perchè diciamo maestra e non ministra o notaia? Forse perchè la maestra è un mestiere considerato ormai "femminile" per eccellenza, mentre il ministro e il notaio (almeno in Italia) sono ancora quasi sempre uomini?
Ragazzi, se è così vuol dire che le donne possono farsi chiamare con "titoli" al femminile solo per mestieri "umili", o tradizionalmente femminili (come ad esempio la maestra o l'infermiera) ma non per ruoli o mestieri di responsabilità, o comunque "intellettuali" (ministro, notaio, avvocato, ingegnere, architetto ecc).
Perchè la direttrice di una scuola elementare viene chiamata direttrice e la direttrice di un giornale no? Forse perchè è "normale" che una donna diriga una scuola elementare, ma non un giornale? Perchè il segretario (donna) della CGL viene chiamata segretario e non "segretaria"? Forse perchè la segretaria è solo quella che porta il caffè al capo?
Ragazzi, se è veramente così -nella nostra percezione- e purtroppo lo è, allora siamo messi molto, molto male!
poipoi :
perché suona male.
è cacofonico. è brutto.
ma tu sei libera di usare i termini al femminile, se ti piace.

Conosco moltissime donne che occupano posizioni di rilievo, e non si fanno problemi di esser chiamate al maschile o al femminile. La mia impressione è che sia più un problema di chi non è arrivato. Pertanto la trovo una discussione inutile. Non mi piacciono le discriminazioni, né i ghetti, né le riserve indiane, né le quote rosa.

Trovo che non sia una conquista l'appellativo di ministra, mi piacerebbe invece che ci fossero persone serie al governo, e spesso le donne sono più serie e concrete, con le dovute eccezioni, visto l'argomento di questo post.

Diverso è il discorso quando un ministro o il direttore di un giornale viene chiamato "signora" per sminuirne la figura. Quello è un uso intenzionale e discriminatorio di un appellativo di genere che non accetto.

La domanda di atti, però, era diversa.
Sei andata fuori tema.
sil :
poipoi quoto in toto! i titoli non servono è la sostanza che conta a me non importa se mi chiamano signora al telefono...rimando a quando saremo di persona far capir loro che non sono solo una signora e senza tanto bisogno di spiegazioni, lo caiscono anche da soli.
simo :
Eccoci qua...ad accanirci sulla "forma"....ma la SOSTANZA dov'è??stiamo facendo una pessima figura...architetto/a..ma chissenefrega!!facciamoci chiamare per nome e cognome, i meriti o i titoli ce li attribuiranno gli altri se riterranno opportuno farlo (e io son dell'idea che alla fine i meriti saranno sempre riconosciuti)!!se questo è il modo di contribuire a rivalutare una professione....non ce la faremo mai...non è certo discutere sul maschile o femminile di un titolo che ci farà crescere...
Ily :
In questo caso la forma è anche sostanza.
No, chissenefrega no cara Simo!
Se non altro per la correttezza della lingua italiana, anche se ammetto che essendo una cosa che non crea profitto ne può essere sfoggiata come status symbol non interessa a nessuno...
In altri post ci lamentiamo (giustamente!) che sul lavoro non ci chiamano architetto ma signorina, e poi diciamo "chi se ne frega dei titoli"?
No, mi dispiace ma a me me ne importa: ci ho messo otto anni per diventare architetta. E poi ribadisco: quando useremo correntemente i titoli al femminile vorrà dire che l'idea di una donna professionista non sembrerà più "strana" o inconsueta, e quindi avremo fatto grossi passi avanti verso la parità sostanziale, e non solo formale.
Saluti.
Ily Arkitektin
MaTer Architectura :
Anche se fuori tema rispetto alla domanda, permettetemi come collega di fare un'osservazione: molto spesso le donne laureate che lavorano e si fanno in quattro tendono a mettere in sordina il titolo, per lasciar parlare solo le proprie capacità. Eppure essersi laureate e abilitate è ugual merito, costato impegno e determinazione, che va giustamente riconosciuto. La cosa paradossale è che chi è dissimuli, mentre in giro c'è gente che si passa per architetto/a senza esser neppure laureata!!
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