Lo IUAV di Giuseppe Samonà e l'insegnamento dell'architettura

presentazione editoriale

Venezia, 19 febbraio 2008, ore 18.00

Presentazione del volume a cura di Franco Mancuso
a palazzo "Querini Stampalia" Santa Maria Formosa Castello 5252, Venezia www.querinistampalia.it

saranno presenti

Antonio Foscari vicepresidente Fondazione Querini Stampalia
Carlo Magnani
rettore dell’Università Iuav di Venezia
Franco Mancuso Università Iuav di Venezia
Emilio Mattioni architetto Valeriano Pastor Università Iuav di Venezia
Adachiara Zevi presidente Fondazione Bruno Zevi

Presentazione organizzata da: Università IUAV di Venezia, Fondazione Bruno Zevi, Fondazione Querini Stampalia Onlus
con la collaborazione di format-c Gruppo di Ricerca

 


PRESENTAZIONE DEL VOLUME di Franco Mancuso

Tra gli inizi degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta lo IUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, è stato diretto senza interruzioni da Giuseppe Samonà. Utilizzando intelligentemente e con lungimiranza le condizioni di autonomia gestionale dell’Istituto, Samonà decise di chiamare a insegnare a Venezia gli architetti, gli urbanisti e gli storici dell’architettura più impegnati nella battaglia per l’architettura moderna, e più convinti della necessità di mettere il paese al passo con la cultura internazionale. Architetti come Carlo Scarpa, Franco Albini, Ignazio Gardella, Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Giancarlo De Carlo, Daniele Calabi, urbanisti come Luigi Piccinato e Giovanni Astengo, storici come Bruno Zevi e Giuseppe Mazzariol, artisti come Mario Deluigi, strutturisti come Franco Levi e Giulio Pizzetti, fecero dello IUAV, con Samonà, una vera scuola pilota: un luogo dove sperimentazione didattica e confronto fra le idee alimentavano quotidianamente l’incontro tra docenti e studenti, e nel quale il modello didattico era caratterizzato dalla convinzione che le discipline che ciascuno di loro andava insegnando dovessero essere finalizzate, integrandosi, alla formazione culturale, etica e professionale dell’architetto.

Allo stesso tempo lo IUAV avviava una importante riflessione critica sulla città di Venezia, indirizzandovi le energie di studenti e docenti, e producendo studi e progetti di straordinario livello nazionale, attraverso le elaborazioni progettuali e gli studi teorici dei docenti scaturite nel contesto delle sperimentazioni didattiche: valgano per tutti i lavori di Egle Trincanato su Venezia e di Bruno Zevi su Biagio Rossetti e Michelangelo, i contributi di Samonà, Piccinato e Astengo ai Convegni dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, la presenza dei migliori docenti di progettazione nelle più importanti riviste di architettura italiane e nelle più prestigiose competizioni concorsuali. Un esplicito ed autorevole riconoscimento veniva allo IUAV anche a livello internazionale, anticipato dallo svolgimento della scuola estiva del CIAM, e testimoniato dalla venuta a Venezia dei più importanti architetti della scena mondiale, da Frank Lloyd Wright a Richard Neutra, da Alvar Aalto a Le Corbusier e Louis Kahn. Questa straordinaria esperienza si è conclusa nella seconda metà degli anni Sessanta: per il trasferimento di alcuni fra i migliori docenti in altre facoltà, per la rapida trasformazione (non solo dello IUAV, ma di tutte le Facoltà di Architettura) in una scuola di massa, per i rivolgimenti politici e sociali che a partire da quegli stessi anni caratterizzarono la scena italiana. Oltre che, ovviamente, per la conclusione del mandato a Giuseppe Samonà.

Gli scritti compresi in questo volume sono gli atti del Convegno organizzato nel dicembre del 2004 dalla Fondazione Bruno Zevi, con il proposito di ripercorrere le tappe e le ragioni della straordinaria vicenda dello IUAV; un Convegno che si è svolto in concomitanza con la mostra delle opere più significative di Mario Deluigi, artista veneziano e protagonista fra i più importanti dell’arte contemporanea in Italia, amico e collaboratore di Carlo Scarpa e docente per lunghi anni allo IUAV. Contributi e saggi interpretativi, scritti per questa occasione, prendono lo spunto da questa significativa testimonianza, intendendo sottolineare, anche per confronto con altre scuole europee – l’École des Beaux-Arts – gli aspetti positivi, e per molti versi ancora attuali, di un modello didattico non certo riproponibile nel suo insieme, ma su cui occorre riflettere, in un momento storico in cui le facoltà di Architettura sembravano aver smesso di impegnarsi nella battaglia sul ruolo dell’architettura nella società contemporanea, e non appaiono più come quel luogo del confronto fra le idee che aveva caratterizzato la scuola di Samonà.

Oggi che le facoltà, muovendosi fra parcellizzazione degli insegnamenti e delle discipline, disseminazione delle sedi, accettazione acritica dell’accorciamento dei periodi di formazione didattica, sembrano aver dimenticato che tutto ciò rischia di abbassare tragicamente il profilo culturale e professionale dei giovani che ne usciranno, perché non sapranno più contrapporsi con autorità e consapevolezza ai modelli e alle regole devastanti del mercato, una riflessione su ciò che è stato lo IUAV di Giuseppe Samonà sembra essere quanto mai necessaria, e urgente.

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