Borghi d'Italia, il provvedimento per valorizzarli è legge

Promuovere lo sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei comuni italiani con non più di 5mila abitanti.Tutelarne il patrimonio naturale, rurale, storico, culturale e architettonico. Assicurare i servizi essenziali, contrastare lo spopolamento e incentivare il turismo. Sono questi gli obiettivi che il provvedimento per la valorizzazione dei borghi italiani, licenziato in via definitiva dal Senato, si prefigge. Lo si legge nel primo articolo del testo.

In realtà, il provvedimento, nonostante sia diventato legge, non ha subito effetto: servono due decreti attuativi, senza i quali la rigenerazione non può partire. Il punto centrale della legge è l'istituzione del Fondo per lo sviluppo dei piccoli comuni che conta su una dotazione di 100 milioni di euro (10 milioni per il 2017 e 15 milioni per gli anni dal 2018 al 2023). Per gli anni 2017 e 2018, inoltre, confluiscono nel Fondo le risorse che la legge 208 del 2015 ha destinato agli interventi di ristrutturazione di percorsi viari di particolare pregio storico e culturale capaci di attrarre flussi turistici che utilizzino modalità di trasporto a basso impatto ambientale. In particolare, la legge 208 ha stanziato un milione di euro per ciascuno degli anni 2016, 2017 e 2018.

I piccoli comuni potenziali beneficiari del Fondo sono quelli con popolazione inferiore a 5mila abitanti (in Italia ne sono 5.699 secondo il censimento Istat del 2011) e in particolare quelli che tra questi presentano particolari fragilità. La legge intende dare priorità ai comuni collocati in aree interessate da fenomeni di dissesto idrogeologico, che si trovano in particolari condizioni di arretratezza economica, soggetti a spopolamento, caratterizzati da inadeguati servizi sociali o che rientrino in parchi nazionali o regionali o in aree protette. La legge elenca queste ed altre condizioni che se presenti renderebbero i territori particolarmente bisognosi di interventi, ed è a questi che il provvedimento intende distribuire le risorse stanziate che si auspica possano servire anche ad attivare l'intervento dei privati in modo da avere un effetto più ampio sul territorio italiano. Che le risorse siano scarse rispetto agli obiettivi annunciati è infatti palese.

 

Senza decreti attuativi la valorizzazione non parte

Le risorse stanziate potranno essere utilizzate in vario modo dai Comuni che ne saranno beneficiari. Le risorse sono destinate al finanziamento di investimenti diretti «alla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all'insediamento di nuove attività produttive».

Ma per poter utilizzare le risorse del Fondo serve un Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni. Questo dovrà essere predisposto entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge con Dpcm su proposta del ministero delle Infrastrutture e di concerto con i ministeri dei Beni culturali, dell'Economia, dell'Interno, dell'Ambiente e delle Politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Il Piano servirà a stabilire una priorità degli interventi da finanziare e a fissare sia le modalità di presentazione dei progetti da parte dei comuni che i criteri per la selezione di tali progetti. La selezione spetta, per mezzo di bandi pubblici, alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

I progetti finanziabili vengono individuati con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sulla base del Piano nazionale e dei suoi successivi aggiornamenti, mentre le risorse del Fondo sono ripartite con decreti del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

Prima ancora del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, il Viminale deve emanare un decreto, di concerto con Mibact, Mit e ministeri dell'Ambiente e del Lavoro, sentito l'Istat, per definire i parametri attraverso i quali poter definire, più nel dettaglio rispetto a quanto faccia legge, le tipologie di comuni che potranno beneficiare delle risorse del Fondo.

Mariagrazia Barletta

IL TESTO
Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni

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