Piano periferie, Regioni al fianco dei sindaci. Bonaccini: «Bloccare gli interventi atto illegittimo»

Regioni e sindaci si uniscono in un appello corale chiedendo che vengano sbloccati i fondi del Piano periferie congelati dal Milleproroghe di agosto, il cui esame è ripartito lo scorso 4 settembre alla Camera. Il 6 settembre la questione è stata affronta in Conferenza unificata regioni - enti locali.

I fondi, com'è noto, sono quelli del Bando periferie lanciato dal governo Renzi, un piano che contava su 2 miliardi e 100 milioni di euro stanziati dallo Stato, cui si sono aggiunti le risorse regionali e i contributi privati. In tutto erano 120 i progetti approvati di riqualificazione delle periferie. Un parte di quei progetti, ossia 96 convenzioni sottoscritte con altrettanti comuni e città metropolitane, è stata bloccata dal Milleproroghe e con essa anche le relative risorse statali, pari a circa 1,6 miliardi di euro.

«Come regioni siamo al fianco dei sindaci: lo Stato non può tradire gli accordi sottoscritti e azzerare i tanti contratti già perfezionati. Bloccare gli interventi è non solo un errore politico, ma anche uno strappo istituzionale e un atto illegittimo», ha scritto il presidente della Conferenza delle Regioni e dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

Il governatore ha anche toccato la questione sollevata dalla Corte Costituzionale (sentenza 74 del 2018). «Si è detto che il problema è il mancato coinvolgimento delle Regioni, come previsto dalla sentenza della Consulta? Bene, le Regioni pensano che il recupero delle periferie sia una priorità. E che bloccare il recupero delle parti più degradate delle nostre città rappresenti un danno alle comunità. C'è peraltro il rischio di alimentare un pericoloso conflitto istituzionale e giurisdizionale».

Bando Periferie: le risorse, lo stato di avanzamento e le città coinvolte

Una fotografia delle risorse e degli interventi coinvolti viene scattata dall'Anci, l'associazione dei comuni italiani. «La misura i cui effetti il decreto Milleproroghe blocca vale - riporta la ricognizione firmata Anci - 1,6 miliardi di euro ai quali vanno aggiunti un miliardo e cento milioni di cofinanziamenti pubblici e privati. A beneficiarne sono 96 tra Comuni (87) e Città metropolitane (9) per 1.625 interventi da realizzare sul territorio di 326 comuni complessivi. Comuni in cui risiedono quasi venti milioni di italiani».

Più in dettaglio l'Anci ha esaminato lo stato di avanzamento dei progetti di 39 delle 96 amministrazioni locali coinvolte. «L'importo complessivo dei 39 progetti è di 1.218.483.706 euro. Le amministrazioni hanno contrattualizzato impegni per 42.717.919 euro. Le spese certificate dai soggetti affidatari ammontano a 12.381.058 euro, mentre pagamenti sono stati effettuati per 8.832.529 euro. Nel 33% dei casi sono già state attivate le procedure di gara per l'esecuzione dei lavori, per un importo complessivo vicino ai 65 milioni di euro, mentre nel 9% dei casi i cantieri sono già stati aperti».

«Molti Comuni hanno già chiesto l'anticipazione del 20 per cento dell'importo dovuto e ammesso a finanziamento, senza ricevere riscontro, e altri Comuni, per il solo finanziamento delle spese iniziali di progettazione, hanno usufruito dell'apposito Fondo rotativo costituito da Cassa depositi e prestiti».

«I Comuni e le Città Metropolitane hanno dunque già sostenuto, a decorrere dalla data di efficacia delle convenzioni, spese, oneri amministrativi e gestionali, inserito nelle programmazioni triennali delle opere pubbliche tali investimenti, nei bilanci triennali le previsioni di spesa, convocato le conferenze dei servizi per l'acquisizione dei necessari pareri e autorizzazioni paesaggistiche, avviato procedure ad evidenza pubblica, assunto specifiche obbligazioni contrattuali. Insomma i Comuni sono in fase avanzata nell'attuazione della misura», conclude la nota dell'Anci.

Decaro: «Blocco dei finanziamenti illegittimo»

Lo scorso 4 settembre il presidente dell'Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro è stato ascoltato alla Camera insieme ad altri 25 sindaci interessati dal blocco dei fondi. Anche Decaro ha denunciato l'illegittimità del blocco dei finanziamenti, annunciando battaglia.

«Bloccare i fondi - ha affermato - non è solo un danno per i Comuni e per i cittadini che in quei Comuni vivono, quindi per l'economia del Paese. Il blocco dei finanziamenti è illegittimo sotto il profilo formale e irragionevole sotto quello sostanziale. Illegittimo perché viola un atto convenzionale tra la presidenza del Consiglio dei ministri e il sindaco beneficiario, sospendendo unilateralmente e senza alcuna motivazione, il rapporto in corso. Il finanziamento, secondo convenzione, può essere sospeso o revocato solo in casi tassativamente previsti. In assenza di abolizione o modifica, i sindaci sono quindi pronti a far valere in sede erariale, amministrativa e costituzionale i diversi profili di illegittimità della norma».

«Dal punto di vista sostanziale, poi - ha aggiunto il primo cittadino di Bari - inviterei i parlamentari e i rappresentanti del governo a venire con i sindaci tra i cittadini a spiegare perché le scuole di Arezzo non si possano ristrutturare o il palazzetto dello sport di Rieti non si possa mettere a norma, il parco urbano di Nuoro non si possa rigenerare o le case popolari di Firenze riqualificare. Perché un'operazione importante e attesa di ricucitura di aree socialmente disagiate delle nostre città debba fermarsi. Attenderemo insieme l'esito di questa mobilitazione, fiduciosi che il buonsenso prevalga, che i commi 2 e 3 dell'articolo 13 del decreto siano abrogati e modificati».

Oggi Decaro ha anche scritto al premier Conte affinché «con un suo autorevole e deciso intervento», contribuisca a «rinsaldare e confermare quel vincolo di leale e reciproca collaborazione tra le diverse istituzioni del nostro Paese». 

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