Edoardo Tresoldi inaugura «Opera», a Reggio Calabria un nuovo spazio per la città e la condivisione

Un colonnato evanescente che segue l'andamento rettilineo del lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, disegna nuove geometrie e offre al tempo stesso uno spazio nuovo e contemporaneo. Un luogo in cui il ritmo verticale degli elementi scultorei si contrappone, fondendosi, all'orizzontalità del mare che, come una quinta scenica, si infrange sulle coste della Sicilia.

Con un ricco programma di intrattenimento, è stata inaugurata ieri - sabato 12 settembre - la nuova opera permanente di Edoardo Tresoldi, nuovo landmark del territorio che ridisegna parte del waterfront della città dei Bronzi di Riace, citando Franco Arminio (poeta e ospite durante la serata di ieri) - "il punto in cui finisce, o ha inizio, la penisola italiana".

Promossa e commissionata dal Comune e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, Opera - questo il suo nome - rappresenta il secondo grande intervento di committenza pubblica in Italia, dopo la Basilica di Siponto, e la seconda opera permanente in Calabria, dopo il Collezionista dei Venti a Pizzo Calabro.

Se esattamente un anno fa l'avevamo visto alle prese con Simbiosi - l'installazione all'interno del parco Arte Sella, in cui entrava in punta di piedi integrandosi nella natura trentina - questa volta, rapportandosi con un contesto urbano, Tresoldi vi si inserisce con un segno verticale forte che dialoga con lo spazio circostante guardando verso il cielo.

Ancora una volta, come costante dei suoi lavori, la grammatica dell'architettura classica si traduce attraverso la rete metallica - la materia assente - strumento attraverso il quale Tresoldi, partendo dal genius loci, indaga il rapporto tra luogo e essere umano.

Ogni passo, in Opera, nasconde una nuova prospettiva. Tra colonne che si sovrappongono o si allontanano, il continuo variare della luce durante la giornata, fino alle persone che attraversano l'installazione, tutto contribuisce alla sua mutevolezza e a nuovi scorci dal forte impatto visivo.

Foto: © Roberto Conte

Un'opera importante, oltre che per le sue dimensioni, anche per il preciso momento storico in cui è stata realizzata, che sembra infatti voler rimettere in primo piano il ruolo della socialità e dell'incontro.

In bilico tra arte, architettura e paesaggio, in Opera intercorrono relazioni tra visibile-invisibile, individuo-collettività delineando "un'agorà mentale che trasporta i visitatori in una dimensione percettiva mutevole tramite giochi di altezze e profondità con il parco".

Opera si presenta, così, come uno spazio per la cittadinanza, pensato la condivisione; ma lo è anche per chi visita Reggio Calabria per la prima volta, un nuovo modo di scoprire la linea direttrice della città che corre parallela al mare. 

L'inaugurazione prosegue anche nella giornata di oggi - domenica 13 settembre - con l'installazione sonora del musicista e compositore Teho Teardo che racconta la fusione tra "Opera" e il luogo attraverso un disegno sonoro articolato nei diversi momenti della giornata: mattino, tramonto e notte.

Foto: © Roberto Conte

Tra paesaggio e architettura: un monumento alla contemplazione

Con le 46 colonne di 8 metri d'altezza, Opera copre una superficie di circa 2500 mq. Un progetto che nasce dalle riflessioni sulla composizione e decomposizione architettonica, dove il dialogo tra l'installazione e il luogo si manifesta nella logica distributiva del colonnato, che non si adegua del tutto a quella del parco, ma la ridisegna attraverso sequenzialità, interruzioni e cambi di prospettiva.

La relazione tra realtà e rappresentazione è esplicitata in una sospensione spazio-temporale accentuata dalla rete metallica che dissolve i contorni dell'opera, facendone perdere la definizione per fondersi con il contesto.

Uno spazio pensato per essere vissuto sia nelle ore diurne che in quelle serali: di giorno le colonne si mescolano con l'azzurro del mare e il verde degli alberi, creando rapporti di sovrapposizioni, luce e ombra che ne determinano il tutt'uno; la sera, illuminate dal basso, emergono svettanti verso il cielo, creando un gioco tra luci e trasparenza che attrae e accompagna lo sguardo del visitatore.

Uno spazio, per sua conformazione aperto alla città, che crea armonie e disarmonie tra i due sistemi architettonici: mentre i corridoi prospettici corrono verso il paesaggio, le colonne trasparenti definiscono un'architettura che accoglie, accompagna e scandisce l'esperienza del luogo stabilendo un rapporto diretto tra terra e cielo.

Foto: © Roberto Conte

di Elisa Scapicchio

maggiori informazioni: edoardotresoldi.com 

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