Approvato il nuovo Codice Appalti: appalto integrato e affidamento diretto, ecco la ricetta Salvini per velocizzare le procedure

di Mariagrazia Barletta

Il Consiglio dei ministri ha approvato, in via preliminare, il nuovo Codice degli Appalti, «230 articoli e cinque allegati», come ha specificato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Il Codice è considerato «un testo aperto», ha affermato il vicepremier durante la conferenza stampa. Ora la bozza di Codice dei contratti andrà al vaglio delle competenti Commissioni di Camera e Senato per poi tornare in Consigli dei ministri per il via libera definitivo.

Un testo volto a «superare lungaggini e blocchi» ha detto ancora il ministro, basato sul lavoro effettuato dal Consiglio di Stato. Ma rispetto a quel testo, pubblicato tre giorni fa sul sito giustizia-amministrativa (qui il link al testo e allegati), delle modifiche (e forse non poche) - ha lasciato intuire Salvini - ci sono.

«Questo nuovo codice dovrà tagliare burocrazie, tempi persi e sprechi, offrirà più lavoro e viene incontro alle esigenze delle Pmi e dei comuni medi e piccoli, garantirà trasparenza, partecipazione e dibattito, ma permetterà di aprire cantieri in tempi più veloci», ha aggiunto ancora il ministro.

Quanto alla ricetta scelta per compiere il miracolo, pochi gli ingredienti citati da Salvini, nel testo ci sono - ha sottolineato -: «L'innalzamento della soglia sotto la quale i Comuni possono procedere con l'appalto in maniera diretta, senza ulteriori passaggi. Si tratta di più dell'80% degli appalti: se questo Codice fosse già in vigore, l'80% degli appalti sarebbe più rapido, efficace e innovativo».

Parole che lasciano intuire un innalzamento della soglia entro cui poter affidare servizi e lavori con affidamento diretto e procedura negoziata. Nelle ricetta di Salvini entra anche l'eliminazione dei paletti che il precedente Codice - al netto delle deroghe introdotte poi con i vari Dl "Semplificazioni" - aveva messo al ricorso dell'affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione dei lavori.

Ora lo strumento, da sempre osteggiato dai professionisti in quanto nemico della qualità della progettazione, acquista nuova forza. «Si è liberalizzato lo strumento dell'appalto integrato - ha proseguito Salvini -, fondamentale per i comuni piccoli e medi che non hanno la capacità progettuale dei grandi comuni. Avere progettazione ed esecuzione in un'unica formula - ha rimarcato - per me è qualcosa di moderno, trasparente, efficiente e veloce».

Il Codice non cancella il dibattito pubblico, ma prevede un meccanismo per superare i dissensi. «Il dibattito pubblico rimane - ha spiegato ancora il vicepremier -, come è normale che sia, ma in tempi compatibili con la realizzazione delle opere pubbliche». Più nel dettaglio, «recuperando lo spirito della legge obiettivo, grazie alla quale tante opere sono state fatte, si prevede anche - considerando che resta il dibattito pubblico normato dall'articolo 40, com'è giusto che sia - che in Consiglio dei ministri si possa prevedere un meccanismo di superamento del dissenso qualificato, perché io non voglio vivere in un Paese dove il singolo contenzioso a livello locale, della singola micro-associazione, blocchi opere pubbliche da centinaia di milioni di euro».

Cambia il sistema di programmazione per le opere prioritarie. Si prevede l'inserimento dell'elenco delle opere prioritarie direttamente nel Documento di economia e finanza (DEF), a valle di un confronto tra Regioni e Governo. 

Il Codice rivede anche il meccanismo della compensazione, con «la revisione dei prezzi che partirà a partire da un aumento del 5% dei costi», ha spiegato ancora il vicepremier. Più nel dettaglio, viene confermato l'obbligo di inserimento delle clausole di revisione prezzi al verificarsi di una variazione del costo superiore alla soglia del 5 per cento, con il riconoscimento in favore dell'impresa dell'80 per cento del maggior costo.

«Quanto alla qualificazione delle stazioni appaltanti, - ha aggiunto il sottosegretario di Stato alle Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano presente alla conferenza stampa -, l'ipotesi di partenza riguarda ciò che è consegnato dal testo del Consiglio di Stato e cioè il limite di 500mila euro come qualificazione della stazione. È un'ipotesi sostenuta dai Comuni con delle ragioni tutt'altro che infondate, ma è un'ipotesi aperta che viene lasciata all'approfondimento nell'interlocuzione sia con l'Unione europea che con il Parlamento».

Secondo il Codice vigente (Dlgs 50 del 2016, art. 37) l'obbligo di qualificazione scatta per forniture e servizi di importo pari o superiore a 40mila euro e per i lavori di importo pari o superiore a 150mila euro.

Si reintroduce la figura del "general contractor", cancellata con il vecchio Codice. Con questi contratti, l'operatore economico "è tenuto a perseguire un risultato amministrativo mediante le prestazioni professionali e specialistiche previste, in cambio di un corrispettivo determinato in relazione al risultato ottenuto e alla attività normalmente necessaria per ottenerlo".

Si introduce il cosiddetto subappalto a cascata, adeguandolo alla normativa e alla giurisprudenza europea attraverso la previsione di criteri di valutazione discrezionale da parte della stazione appaltante, da esercitarsi caso per caso.

Sul versante dell'esecuzione, si prevede la facoltà per l'appaltatore di richiedere, prima della conclusione del contratto, la sostituzione della cauzione o della garanzia fideiussoria con ritenute di garanzia sugli stati di avanzamento. In caso di liquidazione giudiziale dell'operatore economico dopo l'aggiudicazione, non ci sarà automaticamente la decadenza ma il contratto potrà essere stipulato col curatore autorizzato all'esercizio dell'impresa, previa autorizzazione del giudice delegato.

Dalla nota diffusa da Palazzo Chigi al termine del Consiglio, si apprende che il Codice si applicherà a tutti i nuovi procedimenti a partire dal 1° aprile 2023. Dal 1° luglio 2023 è prevista l'abrogazione del Codice precedente (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50) e l'applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso.

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