Museo del Prado: ritardo nei lavori di ampliamento

Continuano le difficoltà che hanno finora caratterizzato la realizzazione del progetto di ampliamento del Prado. Quando vennero aggiudicati i lavori, nel novembre 2001, si ipotizzò che l'opera potesse essere completata in un paio d'anni, ma nel giugno 2003 l'allora Ministro della Cultura comunicò che i lavori si sarebbero protatti fino al febbraio 2004 - scadenza "sconfessata" solo pochi mesi dopo, in occasione di una visita ufficiale del capo del governo al cantiere, da Rafael Moneo, progettista e direttore dei lavori.

Lo stesso Moneo nel luglio scorso indicò una nuova data di riferimento, individuando nella primavera del 2005 il periodo in cui si sarebbe concluso l'intervento, complesso e tecnicamente impegnativo, al principale museo di Madrid. Lunedì 18 ottobre, il Ministro della Cultura del governo Zapatero, Carmen Calvo, e il direttore del Museo del Prado, Miguel Zugaza, hanno dichiarato che l'ampliamento non sarà completato prima della primavera del 2006.

Le vicissitudini del progetto, finalizzato a raddoppiare lo spazio espositivo del Prado, comprendono anche le polemiche sulla temporanea demolizione del chiostro della Iglesia de los Jerónimos, destinato ad essere "riassemblato" in un secondo momento all'interno del nuovo corpo di fabbrica soprannominato il Cubo, ovvero l'edificio comprendente due piani fuori terra e tre interrati, ideato da Moneo come contenitore di nuove attrezzature e servizi, che non avrebbero potuto trovare posto nella storica sede del Prado.

Il Cubo di Moneo, oltre ai resti del chiostro (parzialmente visibili attraverso la facciata principale), comprenderà un auditorium, sale per esposizioni temporanee, sale per workshop, una biblioteca, il gabinetto dei disegni, laboratori di restauro (illuminati con luce naturale tramite lucernai), negozi, una caffetteria, un ristorante, una biglietteria e magazzini per quadri, sculture e altri oggetti.

I più convinti oppositori alla nuova costruzione e, soprattutto alla manomissione del chiostro quattrocentesco, sono stati fin dall'inizio i cittadini riunitisi nella Associación de Vecinos de los Jerónimos, che nel maggio 2002 era riuscita anche a ottenere una sospensione dei lavori con decreto della Corte Suprema. La sospensione era poi stata revocata pochi mesi dopo dalla stessa Corte, che aveva riconosciuto l'interese pubblico e l'urgenza connessi alla realizzazione dell'ampliamento.

Il progetto di espansione, insieme al nuovo edificio prevede l'annesso passaggio posto sotto il livello della strada per creare il collegamento con la sede attuale del Prado e l'impiego di quattro edifici storici vicini: il Museo del Ejército, il Casón del Buen Retiro e il già citato chiostro della Iglesia de los Jerónimos. Il numero degli edifici satellite che orbiteranno intorno al Museo del Prado sale a quattro, se si conta anche la sede amministrativa, con gli uffici del Prado inaugurati nel 1991 e distribuiti su sette piani, per una superficie complessiva di 3965 mq (l'altra metà dell'edificio è occupata da alloggi).

Il palazzo che oggi ospita il Museo del Prado fu progettato alla fine del Settecento, per essere la sede del Gabinetto di Storia Naturale. Juan de Villanueva ne sviluppò la volumetria a partire da una luminosa galleria allungata: alle estremità inserì due corpi squadrati e al centro innestò uno spazio a pianta basilicale.

Il Museo del Ejército, costruito nel 1637 e utilizzato come sede di ricevimenti ufficiali al tempo di Filippo IV, fu gravemente danneggiato durante l'invasione napoleonica. Nel 1841 fu in parte destinato a museo dell'artiglieria; in seguito si aggiunsero i musei della fanteria, del genio e della cavalleria. Nel 1940 assunse la denominazione attuale.

Il Casón del Buen Retiro era il salone da ballo del palazzo del Buen Retiro (il nome "casón" si deve allo stato di abbandono in cui versò nei secoli successivi). Al secolo XIX risale l'ampliamento del nucleo principale e la costruzione delle facciate in stile neoclassico.

Pur essendo l'elemento più controverso dell'intervento di espansione, il chiostro della Iglesia de los Jerónimos, risalente al secolo XV, è il cardine intorno al quale sorgerà la sala di lettura e tutta la varietà di servizi pensati all'interno del "Cubo". Quest'ultimo può essere considerato - al di là delle citate polemiche - una specie di teca in laterizio e cristallo per conservare e mostrare i resti del chiostro, se è vero che, come dichiarò il presidente della giuria  del concorso per l'ampliamento del Prado, nel progetto di Moneo "l'architetto si è adattato alla logica del museologo".


Per approfondimenti:
www.elmundo.es/elmundo/2001/graficos/marzo/semana3/prado.html
http://1999.arqa.com/informa/prado.htm

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