Appalti, piattaforme certificate con autodichiarazione del gestore per velocizzare la digitalizzazione

di Mariagrazia Barletta

Per superare le criticità che ancora si riscontrano sul fronte della digitalizzazione degli appalti arrivano delle semplificazioni, affidate ad un emendamento del Governo al Dl Pnrr (Dl 19 del 2024).

La modifica approvata ieri, 11 aprile, in Commissione Bilancio alla Camera consente all'Agenzia per l'Italia Digitale, in via transitoria, ossia fino al 31 dicembre 2025, di certificare le piattaforme di approvvigionamento digitale sulla base di un'autodichiarazione da parte del gestore che ne attesti la conformità rispetto ai requisiti richiesti dal Codice degli appalti.

L'obiettivo è velocizzare il processo di digitalizzazione che ha avuto una partenza rallentata nei primi mesi dell'anno. Il sistema di digitalizzazione dell'intero ciclo di vita dei contratti pubblici previsto dal nuovo Codice dei Contratti (Dlgs 36 del 2023) è entrato in vigore - va ricordato - con il nuovo anno. Dal 1° gennaio, infatti, le fasi di programmazione, progettazione, pubblicazione, affidamento ed esecuzione devono essere gestite dalle stazioni appaltanti mediante piattaforme di approvvigionamento digitale certificate che interagiscono con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici gestita dall'Anticorruzione.

Quest'ultima dialoga non solo con le piattaforme di e-procurement, ma anche con le banche dati statali che detengono le informazioni necessarie alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti per gestire le varie fasi del ciclo di vita dei contratti pubblici.

Le piattaforme, insieme alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici dà vita all'ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale. Solo attraverso le piattaforme digitali certificate le stazioni appaltanti possono scambiare dati e informazioni con la Banca dati Anac e acquisire i Cig.

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