Promuovere la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, in particolare quelle caratterizzate da marginalità sociale ed economica, degrado urbano, denatalità e spopolamento. Valorizzare le biblioteche, con il loro patrimonio materiale e digitale, quali strumenti di educazione intellettuale e civica, di socialità e di connessione con il tessuto sociale. Favorire lo sviluppo della cultura come bene comune accessibile e integrato nella vita delle comunità. Sono alcuni degli obiettivi - altissimi - che dovrà perseguire il futuro "Piano Olivetti per la cultura". A predisporlo sarà il ministero della Cultura. A prevedere il "Piano Olivetti" è il Dl Cultura (201 del 2024) ora all'esame della Commissione Cultura della Camera.
Un piano, dunque, che già nominando il grande imprenditore e innovatore sociale, Adriano Olivetti, ma anche leggendo le premesse, fa pensare ad un ambizioso progetto, peccato, però, che non abbia risorse dedicate. Lo dice anche la relazione tecnica che accompagna il decreto: il Piano «non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, dal momento che il Piano sarà adottato nel limite delle risorse disponibili a legislazione vigente».
Le uniche risorse collegate al "Piano Olivetti" sono quelle destinate a biblioteche e librerie. Il Dl Cultura, infatti, stanzia 4 milioni di euro per l'anno 2024 per finanziare l'apertura di nuove librerie da parte di giovani fino a 35 anni di età e istituisce un fondo, con una dotazione di 24,8 milioni di euro per l'anno 2025 e di 5,2 milioni di euro per l'anno 2026, per l'acquisto di libri, anche in formato digitale, da parte delle biblioteche aperte al pubblico statali, degli enti territoriali e degli enti culturali che ricevono contributi pubblici.
Il "piano Olivetti", inoltre, sarà elaborato - si legge nel Dl- in coerenza con il Piano strategico nazionale delle aree interne e e con il Piano d'azione per la cultura, istituito nel 2024, di competenza sempre del ministero guidato da Alessandro Giuli che già prevede per sette regioni del Sud interventi di rigenerazione socio-culturale di aree urbane caratterizzate da marginalità sociale ed economica.
Legacoop: misure insufficienti
Critiche al provvedimento arrivano da Legacoop, l'associazione che riunisce oggi oltre 10mila imprese cooperative. «Condividiamo gli obiettivi del provvedimento legislativo che rilancia la cultura come bene comune e strumento di inclusione e dialogo, ma riteniamo che le misure previste siano ben al di sotto delle necessità di sviluppo equo e coesivo di una filiera strategica per il Paese, capace di generare crescita sostenibile dei territori e impatti positivi in termini economici e sociali». A dirlo sono Simone Gamberini, presidente di Legacoop, e Giovanna Barni, presidente di CulTurMedia Legacoop, commentando l'assegnazione in sede referente alla commissione Cultura della Camera del progetto di conversione in legge del decreto 201/2024 con misure urgenti in materia di cultura.
Gamberini e Barni evidenziano l'insufficienza delle misure previste. «Si tratta infatti - affermano - di fondi minimi di sostegno a favore di biblioteche, editoria e librerie e di alcune misure di semplificazione per lo spettacolo che dovrebbero invece espandersi a tanti ambiti, incluso la gestione di spazi e luoghi della cultura». «Del resto - aggiungono - le scelte della legge di bilancio sembrano contraddire gli annunci, prospettando ennesimi tagli per il settore: oltre 147 milioni in meno nel 2025, 178 nel 2026 e 204 nel 2027, con la spesa che passa dallo 0,4% del PIL nel 2024 allo 0,3%, mai così bassa in Italia, a fronte di una media UE dell'1%».
«Auspichiamo pertanto - concludono Gamberini e Barni - che si dia corso a un vero e proprio 'Piano Olivetti', giustamente integrato alle altre misure di sviluppo e coesione delle aree più fragili del paese, che metta in campo una ben più ampia strategia nazionale di lungo periodo, condivisa e partecipata anche con quelle forze sociali ed economiche che, come la cooperazione, rappresentano oggi, sull'esempio olivettiano, un modello virtuoso ed equilibrato di sintesi tra interessi economici e innalzamento della qualità della vita e della socialità, di cui la cultura è elemento essenziale».
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