Nel mondo dell'architettura e del design, il legno è da sempre uno dei materiali più nobili e versatili per la sua capacità di unire estetica, funzionalità e sostenibilità. La sua bellezza naturale, la capacità di adattarsi a stili diversi e la resistenza lo rendono ideale per la creazione di spazi che trasmettono sensazioni di calore e domesticità. Oggi più che mai, in un mondo sempre più attento all'ambiente, il legno si conferma protagonista di un design sostenibile, facendo strada a una visione che si allontana dalla perfezione formale a favore dell'autenticità.

È sempre più in diffusa, infatti, la convinzione che ciò che un tempo era considerato un "difetto" - come nodi, fessure, venature irregolari, scoloriture o piccoli segni del tempo - può in realtà diventare un potente elemento espressivo, come un segno che racconta una storia vissuta. 

Progettare con il legno imperfetto significa infatti abbracciare l'estetica del wabi-sabi, la filosofia giapponese che celebra la bellezza dell'impermanenza e dell'incompleto. Significa creare oggetti vivi, in cui ogni imperfezione diventa un segno distintivo, capace di rendere ogni pezzo unico e irripetibile.

Applicare il principio della filosofia giapponese al design in legno significa accogliere la materia nella sua forma più autentica, lasciare visibili i segni dell'età e della trasformazione, e accettare l'idea che nulla è eterno, nulla è finito, nulla è perfetto. Un tavolo con bordi irregolari, una trave antica con crepe profonde, una mensola costruita con un pezzo di legno recuperato: ogni oggetto diventa un simbolo di equilibrio tra fragilità e forza, tra presenza e assenza.

Ma è anche un invito a rallentare, ad ascoltare la materia, a vivere con oggetti che parlano la lingua della natura e del tempo, ponendoci delle domande sul nostro vivere presente e sul come vorremmo immaginare il futuro.

Nasce proprio da questo principio il progetto 'No.1 Common', presentato lo scorso mese da AHEC - American Hardwood Export Council a Copenhagen durante il 3daysofdesign, tra i più importanti eventi internazionali di design sostenibile e accessibile. 

Una full immersion nel mondo del design che, attraverso i lavori e le ricerche di tre designer internazionali, ha fatto scoprire la bellezza del legno e delle sue imperfezioni, dimostrando il potenziale del No.1C come materiale sostenibile e di alta qualità.

Anche l'allestimento della mostra ha seguito questo principio: progettato da KUF Studios, lo studio multidisciplinare della designer danese Kia Utzon-Frank, è stato realizzato utilizzando gli scarti di produzione degli oggetti esposti - dimostrando così la quantità di materiale normalmente scartato nella lavorazione del mobile - ed è pensata per essere smontata e riutilizzata con interventi minimi in futuri progetti di design.

Lo spazio espositivo trae ispirazione da segherie, foreste e laboratori, ambienti in cui materia prima, processo e funzione coesistono. Utilizzando metodi di impilamento tipici dell'essiccazione del legno, segni visivi provenienti dal cantiere come fascette a cricchetto e tracce di pastello, e strutture che richiamano la semplicità di utensili e supporti, l'allestimento invita i visitatori a vagare, esplorare e riflettere.

La missione di AHEC per un futuro autentico: cos'è No.1 Common
Prendendo proprio spunto da questa filosofia estetica, che celebra la bellezza dell'impermanenza, della semplicità e dell'imperfezione, "No.1 Common" mette in luce il potenziale del legno di latifoglia di qualità "cabinet grade" come materiale versatile e pregiato nel design.
Le foreste di latifoglie americane oggi contengono infatti più del doppio del legname rispetto a 50 anni fa, ma negli ultimi anni è emerso un tema molto importante: per sfruttare al meglio questa risorsa naturale è necessario ripensare l'uso del legno, apprezzando non solo i tagli più "puri", ma anche le altre parti dell'albero. 
"No.1 Common" nasce quindi per mettere in discussione il concetto di qualità nei materiali naturali, promuovendo scelte ecologiche e consapevoli per un futuro sostenibile. 
Il progetto si concentra sul grado di legno "Number 1 Common" (No.1C), che include legno con nodi e variazioni di venatura, tradizionalmente sottovalutato in Europa, ma che ha grande potenziale estetico e pratico.

Il progetto è nato da una collaborazione tra AHEC e Benchmark, che ha condotto ricerche per esplorare le possibilità tecniche e pratiche di questo legno.

foto: © Elisa Scapicchio

Declinare le imperfezioni del legno: i progetti di 3 designer internazionali

ANDU MASEDO

Al centro della ricerca del designer londinese Andu Masebo c'è l'esplorazione di come gli oggetti che creiamo riescano a ritagliarsi il loro spazio nei sistemi sociali e quotidiani. Il suo lavoro, che oltre al legno spazia fino alla ceramica al metallo, si basa su semplicità, accessibilità e materialità.

A Copenhagen, infatti, ha mostrato una scenografia dinamica che si trasforma durante il festival, creando spazi per la socializzazione: il tavolo da pranzo, simbolo di incontro, diventa il centro di gravità del progetto, con otto segmenti curvi che si riorganizzano, invitando alla connessione.

Realizzati in legno di quercia rossa e acero bruno, il tavolo e gli sgabelli semi-impilabili formano una collezione coesa che evolve con ogni evento.

foto: © Thom Atkinson

DANIEL SCHOFIELD

Il progetto presentato da Daniel Schofield, designer britannico con base a Copenaghen, si intitola "Common Room" e combina competenze in graphic design e falegnameria. Il risultato? Mobili eleganti e razionali, senza fronzoli ma in risposta alla crescente domanda di spazi di lavoro flessibili che bilanciano produttività, comunità e privacy.

Per questo progetto, ha creato una serie di mobili in ciliegio No.1 Common, inclusi tavolo, panca, sgabelli e schermi di varie altezze. Invece di nascondere le imperfezioni del legno, come nodi e venature irregolari, Schofield le ha integrate nel design, sviluppando un sistema per unire fessure e riparare nodi.

 Il giunto a farfalla, tradizionalmente netto, è stato reso più morbido con angoli arrotondati, creando una forma triangolare che definisce il linguaggio di design, unendo funzionalità ed espressione estetica.

foto: © Thom Atkinson

ANNA MARIA ØFSTEDAL ENG

Per Anna Maria Øfstedal Eng, designer di mobili e articoli per la casa, l'imperfezione è intesa come simbolo di onestà e trasparenza, integrando così la manualità artigianale nel suo processo creativo.

Dal suo studio in Norvegia, realizza oggetti scultorei in ceramica, legno, pietra e metallo, esplorando contrasti tra materiali e forme per stimolare un dialogo visivo e tattile.

Per questa occasione ha progettato un armadio e uno specchio da parete utilizzando la betulla gialla, esplorando la varietà di colori e venature del legno. La sua sperimentazione ha portato alla laminazione di tavole della stessa specie, creando motivi audaci e sottili. La laminazione a tre strati, con un nucleo di 20 mm e strati esterni di 8-10 mm, ha dato vita a silhouette organiche scolpite lungo la venatura del legno. 

Questi elementi scultorei contrastano con le superfici pulite e luminose dei frontali degli armadi e dei piani dei tavoli, esaltando la bellezza e la versatilità del legno No.1 Common, unendo artigianalità e design.

foto: © Thom Atkinson

Le fotografie da No.1 Common

foto: © Elisa Scapicchio

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