Sotto il sole immobile della costa meridionale siciliana, Punta Bianca appare come un frammento geologico dimenticato dal tempo. Scogliere bianche, una vegetazione testarda, il silenzio del vento che modella la roccia. In cima al promontorio, la Casa del Doganiere - un edificio ottocentesco in rovina - guarda il mare con la stessa espressione da decenni: spoglia, senza tetto, in equilibrio tra memoria e sparizione.
Da qui è partito il concorso di idee Punta Bianca - Architecture on the White Cliff, promosso da TerraViva Competitions, che ha invitato a immaginare un nuovo centro visitatori per la riserva naturale di Punta Bianca e Scoglio Patella.
Il contesto è quello della recente istituzione dell'area protetta e della nomina di Agrigento a Capitale Italiana della Cultura 2025. L'architettura era chiamata a farsi gesto leggero, dispositivo di attraversamento. Nessun vincolo di volume o programma, solo una richiesta implicita di cura, discrezione e sensibilità ecologica.
A vincere è Stone Meridian, progetto dei giovani architetti italiani Verrando, Rossotti, Cravero e Migliore, che scelgono una postura quasi orizzontale: seguire le linee della pietra, assecondare l'ombra. Completano il podio A Subtle Distance, proposto dai cinesi Lin e Cao, ed Echo, firmato dagli slovacchi Goncharenko e Zabardygina.
Tre interpretazioni misurate, in dialogo con ciò che esiste già.
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Punta Bianca | i vincitori
1° classificato | Stone Meridian
Marco Verrando, Francesca Rossotti, Paolo Cravero, Natalia Migliore [Italia]
Una meridiana abitabile scolpita nella pietra siciliana.
Stone Meridian ripensa la Casa del Doganiere come un'architettura porosa, in equilibrio con il paesaggio e il ritmo del sole. Non ricostruisce, ma preserva la rovina, la abita, la trasforma in soglia tra terra e orizzonte.
Un volume in calcestruzzo chiaro — in sintonia con le formazioni gessose dei trubi — si inserisce tra i muri esistenti come un nuovo sedimento. Il tetto a falda e le pareti sono scanditi da aperture leggere, che lasciano entrare la luce e ne seguono il movimento.
I materiali accostano pietra grezza e legno di leccio, scelto per continuità tattile e radicamento. Una passerella bianca attraversa la navata e si fonde con una scala a chiocciola, guidando lo sguardo — e il corpo — verso il mare.
Per la giuria, "le qualità mistiche di Punta Bianca sono catturate nei volumi in calcestruzzo dai toni morbidi. La luce diventa materiale vivente. Un progetto coerente, sensibile, capace di fondere visione architettonica e presentazione grafica in modo armonico".

©Marco Verrando, Francesca Rossotti, Paolo Cravero, Natalia Migliore
2° classificato | A Subtle Distance
Ruofan Lin, Guangyao Cao [Cina]
Un dialogo tra epoche, tenuto insieme da una distanza misurata.
A Subtle Distance sceglie la via della leggerezza: conserva le murature originali e una parete interna, inserendo solo ciò che serve, senza imitazioni.
Una nuova parete in calcestruzzo, parallela a quella storica, crea un doppio sistema che ospita scala, deposito e servizi. Da questo nucleo si staccano due solette a sbalzo, sospese da cavi in acciaio e separate dalla muratura, in equilibrio tra tensione e vuoto.
Il tetto in acciaio si solleva appena oltre la gronda storica, accogliendo una terrazza semi-scoperta affacciata sul paesaggio. All'esterno, rampe e terrazze sfiorano il suolo, seguendo la morfologia del terreno. Il cemento bianco dei percorsi si fonde con la roccia, prolungando la geologia del sito.
Per la giuria, è "un intervento che valorizza e rispetta l'esistente, attento alla scelta dei materiali e alle soluzioni tecniche. Un equilibrio interessante e consapevole tra nuovo e preesistente".

©Ruofan Lin, Guangyao Cao
3° classificato | Echo
Gleb Goncharenko, Kseniia Zabardygina [Slovacchia]
Un progetto che conserva l'identità della Dogana e la apre a nuove esperienze.
Echo mantiene le facciate in pietra, preservando la presenza dell'edificio nel paesaggio, ma reinventa l'interno come spazio flessibile e attraversabile in verticale.
Piattaforme lignee sospese a diverse altezze sostituiscono i solai tradizionali e ospitano aree espositive, una biblioteca e un modello topografico. Il cuore del centro visitatori è una scatola in legno a piano terra, con bookshop, caffetteria e servizi.
All'ingresso, una scultura in metallo alta quattro metri raffigura l'Iris Juncea, specie tipica della riserva e simbolo della sua biodiversità.
La salita avviene all'esterno, tramite una torre in legno ispirata alle torri di guardia, che conduce a una piattaforma panoramica. Un piccolo molo sul mare completa il percorso con uno spazio di osservazione intimo.
Per la giuria, "la nuova composizione dialoga in modo scultoreo con la massa storica dell'edificio".

©Gleb Goncharenko, Kseniia Zabardygina
Menzioni d'oro
#1 | Echoes Over Bianca
Yufan Jin, Xinyue Dong [Cina]
Un gesto lieve per restituire sacralità al paesaggio.
Echoes Over Bianca reinterpreta la Dogana come una rovina custodita, sfiorata da tre volumi che sembrano galleggiare tra terra e cielo. Il progetto riduce al minimo l'impatto sul suolo: pochi pilastri toccano la roccia, lasciando intatti strati archeologici e vegetazione nativa.
L'intervento si articola su tre livelli. Al piano terra, vetrate scorrevoli dissolvono i confini tra interno ed esterno; muri sfalsati e pavimento rialzato proteggono il sito. Al centro, una piattaforma permeabile incornicia il paesaggio marino attraverso le aperture originarie. In alto, un volume sospeso accoglie mostre temporanee e momenti di contemplazione.
Materiali e colori richiamano il contesto: calcestruzzo con inerti riciclati, acciaio ossidato, e un sistema di raccolta dell'acqua che alimenta la vegetazione locale.
Secondo la giuria, è "il miglior progetto architettonico: fonde rovina, paesaggio e mare in un insieme coerente".

©Yufan Jin, Xinyue Dong
#2 | Axis of the Time
Sergey Senkevich, Valentina Aleksanova, Tatiana Elokhina, Mariia Gerasimova, Denis Zimakov, Elizaveta Kolesnikova, Xenia Nagornaya, Yuliya Ostapenko, Olesya Pozharskaya, Sofia Rodina, Alina Talonina, Andrei Shmelev, Tatiyana Shmeleva [Russia]
Una linea temporale che attraversa le rovine.
Axis of the Time immagina la Dogana come testimone di tre epoche: ciò che si è perso, ciò che resta, ciò che verrà.
Sul fronte mare, un frammento murario ricostruito con detriti simula la rovina futura. Al centro, la struttura originale è consolidata e trasformata in centro visitatori con interventi minimi. Sul retro, una facciata astratta in vetro e metallo evoca la forma perduta, come memoria in divenire.
Per la giuria è "una soluzione irriverente e concettualmente fondata", capace di dialogare con la rovina e il paesaggio.

©Sergey Senkevich, Valentina Aleksanova, Tatiana Elokhina, Mariia Gerasimova, Denis Zimakov, Elizaveta Kolesnikova, Xenia Nagornaya, Yuliya Ostapenko, Olesya Pozharskaya, Sofia Rodina, Alina Talonina, Andrei Shmelev, Tatiyana Shmeleva
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