Istituito nel 2010 dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in memoria di Raffaele Sirica, presidente CNAPPC dal 1998 al 2009, il concorso di architettura, rivolto a progettisti under 40, quest'anno ha puntato con forza sul nesso, sempre più diretto, tra emergenza, territorio e progetto.

Con lo slogan "L'architettura come cura nell'emergenza", il bando parlava chiaro: non un semplice riparo tecnico né un container rivisitato, ma uno spazio modulare e temporaneo, immediatamente operativo nel post-catastrofe, leggero, riutilizzabile e a basso impatto, in grado di connettere istituzioni, professionisti e cittadinanza, traducendo la responsabilità ambientale in procedure, relazioni e luoghi di coordinamento. Una sfida specchio di un'urgenza reale, tra sismi, frane, alluvioni che segnano con frequenza crescente il paesaggio italiano. Da qui la volontà del Premio di incoraggiare soluzioni pronte all'uso, orientate a velocizzare gli interventi, migliorare la qualità del soccorso e tutelare i territori secondo criteri di sicurezza, efficienza e cura. 

La partecipazione prevalente è stata di giovani under 30 che, come evidenziato da Silvia Pelonara, responsabile del Dipartimento Iunior, giovani e accesso alla professione del CNAPPC, "dimostra non solo il loro desidero di mettersi alla prova ma, considerato il tema sul quale si sono confrontati, di voler contribuire attraverso la qualità del progetto ad un approccio etico alla professione. Tutti i progetti che hanno partecipato al Premio Sirica - ha sottolineato Pelonara - hanno espresso una forte sensibilità nell'affrontare l'ambito dell'architettura dell'emergenza che fa ben sperare per il futuro della nostra professione".

La sfida progettuale verteva sulla progettazione di un "EMERGENCY HUB", un dispositivo architettonico in grado di accogliere e di consentire alle figure professionali preposte alla gestione di situazioni di crisi di gestire al meglio i primi soccorsi alla popolazione.

Vincitore della sesta edizione del Premio è OUT Architecture - Francesco Nardacci, Alessandro Minotti - con il progetto CUBO che, secondo la Giuria, si distingue "per la capacità di delineare un modello originale di identità per la struttura d'emergenza, discostandosi con decisione dalla soluzione più convenzionale del container, pur all'interno di una composizione semplice ed estremamente lineare di modulazione del cubo".

Il secondo Premio è stato assegnato a LML - Luca Vertuani, Marco Setaro, Laura Sirtori - che con AULA DEL RICOSTRUIRE ha realizzato un progetto "coerente, poetico e formalmente radicato nell'immaginario collettivo, capace di evocare un senso immediato di protezione e familiarità nella sua semplicità costruttiva, reinterpretando il tema della serra come luogo rassicurante e memoria positiva".

BEE HUMAN di Architetture clandestine - Fabia Avezzù Pignatelli Di Montecalvo, Cristina Molinari, Jana Tosheva - ha ottenuto il terzo Premio "per l'elevata flessibilità e per la notevole capacità di adattarsi a contesti e necessità differenti, esprimendo un forte potenziale nella definizione di ambienti altamente variabili e riconfigurabili. Una qualità questa che rappresenta un elemento essenziale nelle situazioni di emergenza".

CUBO - OUT Architecture

OUT Architecture - Francesco Nardacci, Alessandro Minotti

Pensata come soluzione rapida ed efficace per insediamenti temporanei in contesti di emergenza e ricostruzione, CUBO è un sistema aperto e reversibile pensato per essere montato e smontato senza sprechi, offrendo la possibilità di adattarsi ai contesti mutevoli con rapidità e durata.

Il concept si basa su moduli prefabbricati indipendenti, con struttura in acciaio leggera e resistente, tamponamenti in legno multistrato isolato e rivestimento esterno in acciaio zincato, tutti materiali che garantiscono durabilità, comfort e sostenibilità. Facilmente trasportabili, i moduli possono essere montati senza fondazioni permanenti, grazie a piedini regolabili, rendendo il sistema adatto anche a installazioni stagionali o itineranti.

Grazie alla sua modularità, il sistema permette infinite configurazioni, i blocchi possono essere aggregati, ampliati o ridotti tramite giunzioni a secco, adattandosi all'evoluzione delle funzioni e, grazie ad aperture mobili, pannelli ribaltabili e portali scorrevoli, assicura continuità nella relazione tra interno ed esterno. 

Gli ambienti interni, con attenzione a luce naturale e ventilazione, includono meeting room, archivi, servizi, spogliatoi e aree operative, oltre a uno spazio esterno come luogo di relazione. 

AULA DEL RICOSTRUIRE 

LML - Luca Vertuani, Marco Setaro, Laura Sirtori

Ispirato all'idea di yurta della Mongolia e all'intelligenza costruttiva dei popoli nomadi, il progetto nasce con la volontà di dare risposta alla necessità di ricostruzione della dimensione collettiva in situazioni di emergenza.

Il modulo architettonico è semplice e facile da montare, concepito come un sistema trasportabile, adattabile e non imitativo. 

La struttura utilizza l'arco a tre cerniere, forma archetipica che combina stabilità e leggerezza, nonché simbolo di rinascita nei contesti fragili, emateriali essenziali: legno per struttura e pavimentazione, telo tecnico stratificato per il rivestimento, capace di garantire isolamento termico e acustico.

Tutti gli elementi rimangono a vista, trasformando la struttura nel suo stesso linguaggio. La leggerezza del sistema consente un montaggio rapido, anche in auto-costruzione, seguendo istruzioni semplici.

Il modulo base di 1,20 m - costituito da due archi, travi di collegamento, pavimento removibile e piedini regolabili - può essere ripetuto indefinitamente, permettendo configurazioni variabili a seconda delle risorse e delle funzioni: aule, centri di accoglienza, laboratori, spazi comunitari.

La struttura - su un modulo economico di 1300 euro, scalabile secondo il budget disponibile - evolve nel tempo grazie a flessibilità, riuso e materiali a basso impatto, con sistemi passivi di ventilazione naturale.

BEE HUMAN di Architetture clandestine

Architetture clandestine - Fabia Avezzù Pignatelli Di Montecalvo, Cristina Molinari, Jana Tosheva

La solidarietà è il principio operativo alla base di BEE-HUMAN, un hub emergenziale incentrato sulla riduzione di materia, energia e tempi d'intervento. L'ispirazione deriva dal superorganismo dell'alveare, modello naturale di equilibrio, collaborazione e adattabilità: un sistema leggero ma resistente, capace di riorganizzarsi rapidamente in risposta ai cambiamenti dell'ambiente.

Quest'architettura modulare, basata appunto su unità esagonali standardizzate per per dimensioni, materiali e sistemi costruttivi, prevede l'unione di moduli richiudibili che diventano contenitori di se stessi, grazie a pilastri telescopici, pareti avvolgibili, moduli impiantistici prefabbricati e componenti ad innesto rapido, facilitando trasporto, montaggio e riconfigurazione.

Le celle possono funzionare autonomamente (per operatività, riposo, triage, archivio o coordinamento), ma anche unirsi per formare spazi più ampi, ottenuti anche grazie alla geometria esagonale che consente una distribuzione fluida, adattabile a contesti, urgenze e orografie differenti.

In prospettiva, il progetto prevede l'integrazione di una piattaforma digitale in grado di generare configurazioni ottimali in base a contesto e prestazioni richieste, migliorando efficienza, sicurezza e qualità degli interventi.

Le menzioni

Il CNAPPC ha attributo anche tre Menzioni speciali a pari merito: 

  • LANTERNA URBANA → Loma Architetti - Veronica Maffi, Emanuele Loroni 
  • Plug-in Emergency Hub → Jacopo Giovanni Villa
  • RI-CONTENERE → BCL Studio - Maria Baldassarre, Agustin Camicha, Julieta Lori, Gaston Camicha 

Per visionare i progetti nel dettaglio → premi.concorsiawn.it

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