Piemonte – qualità del paesaggio, approvati gli indirizzi

La Regione diffonderò le Buone pratiche per la progettazione edilizia e la pianificazione locale 

La Giunta regionale, su proposta dell’Assessore alla Pianificazione territoriale, ha deliberato l’approvazione di due utili e interessanti manuali di Buone pratiche per la progettazione edilizia e di Buone pratiche per la pianificazione locale, che configurano gli Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti.

Si tratta di strumenti di ausilio alle azioni di tutela e valorizzazione del paesaggio, che integrano il percorso – originato dalla Convenzione europea sul paesaggio e formalizzato a livello nazionale dal Codice dei beni culturali e del paesaggio – avviato in Piemonte con l’adozione del Piano paesaggistico regionale.

La loro finalità è quella di indirizzare, secondo criteri di qualità paesaggistica, le trasformazioni contemporanee del territorio piemontese: come tali saranno di valido riferimento per i professionisti e gli Enti locali negli ambiti di progettazione e attuazione degli interventi sul territorio, ma anche e soprattutto per le strutture regionali nelle attività di analisi e valutazione delle trasformazioni territoriali, nonché in quelle di promozione della qualità paesaggistica.

La loro natura orientativa e non prescrittiva nulla toglie alla loro capacità di fornire concreti supporti sia alla progettazione edilizia che alla pianificazione alla scala locale e degli strumenti urbanistici esecutivi.

Per quanto di valenza non cogente, essi sono utili alla diffusione e alla crescita di una cultura di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico.

Gli indirizzi vogliono fornire supporto alla qualità delle trasformazioni contemporanee, ovvero del nuovo costruito che, in particolar modo negli spazi geografici a maggior dinamica trasformativa – i luoghi della cosiddetta città diffusa e della dispersione insediativa – rischiano di dissolvere i valori paesaggistici e ambientali che, nel corso del tempo, si sono stratificati sul territorio: valori, al contrario, da salvaguardare ricorrendo al forte intreccio tra i temi della conservazione e dello sviluppo innovativo e puntando alla sostenibilità ambientale, morfologica e paesaggistica delle trasformazioni.

Sono tre gli assunti da cui muovono queste Buone pratiche e numerosi i suggerimenti che ne discendono:
– ogni singola trasformazione del territorio, indipendentemente dalle sue dimensioni, funzioni o tipologie, ha delle ricadute che si riflettono sia alla scala puntuale del luogo, sia alla scala complessiva del paesaggio. La qualità progettuale del nuovo manufatto va dunque valutata non solo rispetto alla sua natura di oggetto, ma in rapporto alle ricadute sul contesto circostante;

– è fondamentale, prima ancora di fornire indicazioni circa il carattere del “costruito” (tipologie, materiali, morfologie, etc.), offrire orientamenti e linee di comportamento sui progetti di trasformazione in rapporto alle configurazioni insediative preesistenti sul territorio.

La bassa qualità del costruito è determinata sovente, infatti, dal ricorso a morfologie di impianto urbanistico “a catalogo”, incuranti delle specificità e delle matrici storiche del luogo, che determinano progressive omologazioni dei paesaggi locali.

Diventa buona prassi allora ritenere gli aspetti geomorfologici e le matrici insediative storiche elementi di riferimento per la messa a punto di progetti in linea con le peculiarità del paesaggio locale, senza per questo riproporre stancamente gli assetti storici e preesistenti, ma reinterpretando questi ultimi alla luce degli obiettivi di funzionalità, sostenibilità e innovazione richiesti dall’attualità;

– di norma, nelle buone pratiche e nei regolamenti edilizi locali, il tema del carattere del costruito di nuova realizzazione è affrontato riferendosi quasi esclusivamente alle tipologie e ai materiali tradizionali dell’architettura storica locale, presa a modello per le costruzioni ex novo. Ne sono fautori coloro che vi vedono una chance per ridurre le “nuove bruttezze” e conservare l’immagine tradizionale dei luoghi; ne sono detrattori coloro che considerano questo modo di procedere lesivo della libertà progettuale, nonché a rischio di omologazione delle differenze e di folclorizzazione del paesaggio. La via intermedia offerta dalle Buone pratiche approvate dalla Giunta va nella direzione di intendere la trasformazione del territorio in un modo più articolato e molteplice, nel quale il tema importante, ma non unico, del rapporto con la storia si accompagni e si intrecci con quelli ineludibili della sostenibilità e dell’innovazione.

Per riassumere, punti focali di queste Buone pratiche sono: la centralità del momento progettuale; la costruzione di una “lingua” architettonica semplice che, dopo aver selezionato i materiali (compositivi, tipologici, costruttivi, etc.) storici, li intrecci strettamente con gli usi, le tecniche, le pratiche sociali contemporanee; il trattamento non solo di tipologie e materiali, ma anche degli spazi aperti, le modalità di aggregazione degli “oggetti” architettonici, gli elementi di mediazione tra interno e esterno, a esempio, per scongiurare il rischio di orientamenti limitati alla sola immagine esteriore dell’architettura, a favore di una visione più articolata e complessa.

In ragione del fatto che sulla modificazione dei paesaggi piemontesi a influire maggiormente dal punto di vista quantitativo sono gli edifici destinati alla residenza e le strutture per la produzione e il commercio, queste sono le tipologie di “oggetti architettonici” rispetto alle quali le Buone pratiche offrono pratici modelli di riferimento.

Gli Indirizzi per la qualità paesaggistica degli insediamenti saranno disponibili a breve sul sito della Regione (http://www.regione.piemonte.it/sit)
(Fonte: regione Piemonte)

 

pubblicato in data: 25/03/2010