Isil : [post n° 235091]

La sub-architettura

Ieri il mio capo mi ha fatto leggere un articolo pubblicato su un inserto di un quotidiano...ve lo trascrivo per intero per sapere cosa ne pensate (spero di non violare diritti di copyright ma vuole essere solo lo spunto per una discussione)
La sub-architettura
Non ci sono solo le applauditissime e spettacolari archistar. Guai a interpretare presente e futuro della professione di architetto con la sola chiave rappresentata dagli indubbi (e meritati) successi conseguiti dalle grandi griffe della matita. Purtroppo la distanza tra il top della professione, i nomi capaci con il loro lavoro di cambiare il volto di un città, e la condizione media, la vita di quello che potremmo definire "l'architetto massa", non si stà riducendo. Al contrario. E visto che i giovani continuano a guardare con grande interesse a questo tipo di carriera e a subirne l'intramontabile fascino, varrà la pena sottolineare due o tre questioni alle quali andrebbe posto rimedio prima che sia troppo tardi.
Potrà sembrare un paradosso ma oggi gli architetti, loro malgrado, costretti a funzionare come una banca al servizio della pubblica amministrazione. O direttamente o indirettamente fanno da cassa per gli enti locali e gli altri soggetti committenti. I ritardi nei pagamenti che dovrebbero rappresentare un'anomalia sono diventati la norma e quasi non ci si indigna più per quella che dovrebbe apparire a tutti come una negazione di qualsiasi principio di mercato. Ci si è in qualche modo rassegnati all'ordinaria follia e all'abuso di posizione dominante..... Ma oltra a un problema di etica commerciale ne esiste un altro che potremmo definire di qualità media. L'architettura "prodotta" in Italia è giudicata ormai modesta, al di sotto degli standard degli altri grandi Paesi europei. Nè la pubblica amministrazione nè le imprese private quando operano da committenti hanno voglia di optare coerentemente per la qualità: la res publica si fa condizionare nelle sue scelte da legami politico-clientelari e quindi la discriminante diventa l'appartenenza o meno a una determinata filiera di interessi, le imprese hanno come stella polare la riduzione dei costi e a quest'obiettivo sacrificano ogni altra velleità. Poi se le periferie made in Italy sono considerate "brutte" i motivi sono chiari e il cerchio pericolosamente si chiude. E invece andrebbe riaperto mettendo al centro la competizione e il merito, al momento costretti a vivere come due fantasmi.
Sic stantibus rebus l'architetto per restare sul mercato è costretto senza che in effetti lo voglia, a cambiar pelle, a trasformarsi da professionista-umanista a piccolo imprenditore. Non avendo come molti altri suoi colleghi ( l'avvocato o il notaio ad esempio) una solida posizione di rendita, l'architetto alla fine mette da parte le sue competenze peculiari e si inventa altre professionalità. Non è più il regista di un intervento a più mani sul territorio e la città, ma un abile conoscitore di procedure burocratiche e di tecniche di sopravvivenza imprenditoriale per non soccombere di fronte a norme complicate e contraddittorie ( e leggi regionali diverse tra loro). Così facendo però l'architetto ripone nel cassetto la matita e perde l'anima.

Cosa ne pensate?
Claudia :
Un'analisi molto interessante...ma ahimé..spaventosamente vera!che tristezza..poveri noi giovani architetti!
chi :
sono con te, Claudia: è purtoppo vero!!!
Isil :
Ma infatti ho deciso di postarlo perchè ho la stessa vs sensazione. Eppure vi dico che un cambiamento all'interno della ns professione non è obbligatorio è necessario! Non credo sia questa la strada e sinceramente non saprei indicarne una ma siamo a un punto di svolta che lo vogliamo o no!
sky :
Il divario tra archistar e noi altri era quello a cui accennavo io qualche giorno fa!
Non posso che essere tristemente d'accordo con voi....
Però non è bello il nostro atteggiamento di accettazione delle cose...
Mi chiedo se noi di questo forum siamo lo specchio della nuova generazione...le cose devono per forza migliorare, no?
Detroit :
la mia conclusione per ora è questa...bisogna continuare a crederci e perseverare cercando di fare solo lavori di qualità!
facile a dirsi..infatti una visione di questo tipo si scontra con l'ignoranza generale che purtroppo non apprezza ne la sperimentazione ne le "casette al di fuori della norma", che non abbiano il bel tettuccio a capanna, antoni e intonaci secondo tradizione...insomma delle belle costruzioni "fatte per bene" :)
in secondo luogo bisogna campare: non c'è lavoro o quello che c'è è in mani a biechi speculatori a cui spesso non frega niente di fare architettura...anzi! più è banale maggiore è la vendibilità! ;)bello eh? quindi dopo qualche anno di gavetta mal pagata, magari pure in nero e con la coda fra le gambe si inizia a perdere anche quella voglia e quello spirito iniziale...e ci si butta nelle varie pratichette del cavolo..DIA..Permessi...azz...
rimane la risorsa concorsi di architettura: ci si può esprimere quasi sempre senza grossi vincoli ma chiaramente è un terno al lotto...e comunque in giro ci sono sicuramente un sacco di gente valida...molti dei quali chiaramente, se non hanno altre entrate fisse, si arrendono alla "aberrante pratica edilizia"...non potendo campare di sola aria. C'è l'alternativa del "concorsista della notte o di quello della domenica"...ma penso che se non ci si butta anima e corpo in un progetto...è dura...possibile ma dura
in due parole se non si parte già con una bella base alle spalle (economica ma anche culturale) penso sia meglio lasciar stare e smettere di far architettura...
IO non mollo...ma è veramente dura!
Isil :
In effetti detroit devo concordare con te su 3 cose:
1. la base economica e questo lo potevo immaginare ma non fino a questi livelli...qui parliamo proprio di mancato stpiendio, non di imensi guadagni che non arrivano...
2. la base culturale.....eccome se serve!il progetto è una delle operazioni culturali + complesse e profonde che esiste! e devo dire che stò scoprendo, a differenza di quello che credevo, quanto è difficile progettare, al di là degli impedimenti che conosciamo tutti.
3. NON MOLLO neanche io, nonostante tutto ;)
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