Buongiorno,
nel 2014 un mio cliente ha venduto un terreno in un paese in Piemonte. Dopo tre anni l'acquirente ha richiesto al comune il permesso per costruire. Dagli uffici comunali gli hanno risposto che il terreno non era suo, essendo gravato da uso civico. Pertanto l'atto di vendita, pur rogato davanti ad un notaio, non sarebbe valido. Il mio assistito aveva ereditato il terreno dai genitori, con tanto di lascito testamentario. Un geometra del comune ha affermato che, in passato, era uso comune considerare come propri terreni sottoposti ad uso civico tanto da trasmetterli, in totale buona fede, negli atti testamentari. Secondo la visura storica il terreno era effettivamente di proprietà dei genitori del mio cliente. Ma nessun atto di vendita lo comprova (siamo negli anni 40 del secolo scorso).
Come mi consigliate di procedere? Credete sia l'errore di un disattento funzionario comunale degli anni 40? Il notaio che ha rogato l'atto ha qualche responsabilità?
Grazie molte
Fabio M.
Fabio M. : [post n° 398805]
Vendita Terreno Uso Civico
Il tuo caso è simile al mio, ma in più il mio committente aveva comprato già con una licenza aveva fatto la voltura ed iniziato a costruire quando il comune si è accorto che il terreno era ad uso civico e quindi ha ritirato il permesso e annullato tutto, aggiungi che il terreno è stato poi inserito in un parco naturale
insomma una storia durata 40 anni, ha iniziato il padre del mio committente con un altro architetto adesso continuo io con il figlio... mi auguro di lasciarlo in eredità alle mie figlie!
insomma una storia durata 40 anni, ha iniziato il padre del mio committente con un altro architetto adesso continuo io con il figlio... mi auguro di lasciarlo in eredità alle mie figlie!