Buonasera,
in seguito a una richiesta di integrazioni da parte del Comune per una SCIA di ristrutturazione è sorto un particolare che non avevo considerato.
L'immobile in questione risale a prima del 1967, si trova fuori dal perimetro del centro abitato (in zona agricola ai sensi dell'attuale PRG del Comune, approvato nel 1973) per il quale era prescritta la necessità di dotarsi di licenza edilizia, è stato inoltre abbandonato prima dell'entrata in vigore della Legge Ponte. Da ciò ne discende che al Comune non esiste nulla in merito al fabbricato. Pertanto l'immobile è legittimato dall'essere stato costruito in epoca in cui non era necessario titolo edilizio e non c'è nessun abuso realizzato successivamente.
Il problema è questo, nel 2006 l'allora proprietario, in vista della donazione ai figli, procedette all'accatastamento del fabbricato che allora risultava soltanto al catasto terreni e per giunta con una sagoma diversa da quella effettiva e desumibile da riprese aeree.
In quell'occasione chi fece la pratica di accatastamento non depositò nessuna pratica edilizia al Comune e fece di quell'immobile 4 unità immobiliari (categoria F2, quindi collabenti).
Oggi il comune vorrebbe che si dimostrasse che l'immobile fosse già composto dell'attuale numero di unità immobiliari al momento della costruzione.
La mia domanda è, chi fece allora la pratica di accatastamento ha sbagliato a non presentare nulla al Comune? L'accatastamento è da annullare e rifare presentando contestualmente un titolo edilizio (ma quale?)? La pratica di ristrutturazione è da ritirare e ripresentare una volta riallineata la situazione urbanistica e catastale? In che modo dimostrare una cosa indimostrabile (per mancanza di documentazione)?
Giorgio : [post n° 469249]