L'Accademia Nazionale di San Luca invita alla presentazione del volume di Cesare de Seta edito da Einaudi. Introduzione di Francesco Moschini, alla presenza dell'autore, intervengono Antonio Paolucci e Claudio Strinati.
L'incontro si inserisce in un più ampio calendario di presentazioni dedicate a recenti contributi scientifici sulle arti e sull'architettura e si propone come un'occasione per riconsiderare attraverso la forma del ritratto, l'iconografia della città dal Rinascimento al secolo dei Lumi. La rappresentazione della città ha retto ogni sovvertimento di potere, ad ogni evento della storia: liberi comuni, città; Stato, papi, re, imperatori e principi si sono succeduti vorticosamente al governo della città, ma il "ritratto di città" e' rimasto uguale solo alla logica che l'ha prodotto, come se esso possedesse una forza e una capacità di persuasione che nessun potere ha mostrato con tanta determinazione sul filo di molti secoli.
Il ritratto di città e', dunque, la forma più alta di celebrazione del potere urbano, sia quello di un re, di un papa, di un principe o di un mecenate e nasce dal Rinascimento con l'invenzione rivoluzionaria della prospettiva. Dai primi ritratti di città ;databili all'ultimo triennio del Quattrocento ; con la loro manifesta intenzione di mettere in scena la bellezza, la prosperità e la grandezza di capitali dell'Occidente come Firenze, Roma e Napoli, questo studio ricostruisce la mappa dei ritratti nei secoli a seguire sia in senso geografico che tecnico e artistico.
Con l'invenzione della stampa il genere conosce un'eccezionale fortuna da cui nascono i primi Atlanti di città dal Münster ai Merian, a Braun e Hogenberg: sillogi con intenzioni universalistiche che hanno lo scopo di far conoscere città di ogni paese. L'autore mostra, infatti, come il ritratto di città, quale celebrazione e simbolo del potere, civile e religioso, trovi momenti di massima espansione con la rivoluzione gutenberghiana che favorisce la nascita del «libro di città» e delle grandi imprese editoriali dalle quali deriva la tendenza da parte dei sovrani e dei principi a commissionare affreschi su questo soggetto per adornare i loro palazzi.
Lentamente, con l'avvento della stampa, il baricentro della produzione iconografica si sposta dall'Italia alla Svizzera, alla Germania e all'Olanda, e poi in Francia, Spagna e Inghilterra. Il Seicento vede il trionfo di questo genere con ritratti incisi e dipinti di città sempre più precisi e ampi. Pittori come El Greco, Didier Barra e Jan Bruegel scendono in campo con tele affascinanti. Con l'evoluzione scientifica della topografia si giungerà infine a realizzare grandi piante di città che hanno una funzione non solo celebrativa, ma anche amministrativa, fiscale e politica per il controllo delle masse urbane. Il lento divorzio tra arte e scienza diviene cosi' definitivo.
Cesare de Seta ha insegnato all'Istituto italiano di Scienze umane tra Firenze e Napoli, dirige il Centro Studi sull'Iconografia della città europea all'Università di Napoli Federico II, e ha insegnato all'Ecole del Hautes Etudes Sociales a Parigi e in altre sedi straniere.
Appuntamento: venerdì 4 maggio 2012 ore 17,30
Accademia Nazionale di San Luca Roma, piazza dell'Accademia di San Luca 77
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