Alla presenza del Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto - subentrato dopo il lungo mandato di Paolo Baratta, concluso a marzo 2020 - e della curatrice Lesley Lokko, sono state annunciate tutte le novità della prossima edizione della Biennale di Architettura, in arrivo dal 20 maggio.

Un ricchissimo palinsesto di eventi inclusivi e sostenibili (di cui molti introdotti quest'anno per la prima volta) il cui obiettivo primario è provare a riscrivere una storia dell'architettura oggi incompleta - o comunque da sempre parziale - e offrire finalmente voce a coloro, grandi fasce di architetti e popolazione, solitamente ignorate dal sistema dominante.

Roberto Cicutto e Lesley Lokko © photo Jacopo Salvi, Courtesy La Biennale di Venezia

Verso il cambiamento: il laboratorio del futuro

"È impossibile costruire un mondo migliore se prima non lo si immagina" afferma la curatrice Lesley Lokko. "Noi architetti abbiamo un'occasione unica per proporre idee ambiziose e creative che aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro comune. Una mostra di architettura" continua "è allo stesso tempo un momento e un processo. Oltre al desiderio di raccontare una storia, rappresenta un viaggio nel cambiamento. Proprio per questo le mostre sono importanti: offrono la possibilità di raccontare una narrazione nuova ad un pubblico vasto, riscrivere paradigmi, innescare riflessioni, dare impatto, alimentare il terreno dove si costruisce il cambiamento. È stato chiaro fin dal principio che The Laboratory of the Future avrebbe adottato come suo gesto essenziale questo stesso concetto di cambiamento".

Il Laboratorio del Futuro opera infatti su più livelli: Lesley Lokko punta i riflettori diritti sul suo continente di origine e le sue incredibili trasformazioni, l'Africa, considerata il laboratorio del futuro per eccellenza. È il continente più giovane del mondo, con un'età media pari alla metà di quella dell'Europa e degli Stati Uniti, e un di decennio più giovane dell'Asia, quello con il più rapido tasso di urbanizzazione al mondo, con una crescita di quasi il 4% anno, in gran parte non pianificata e a spese dell'ambiente e degli ecosistemi locali. Ma anche il continente con il tasso più basso di vaccinazioni, pari ad appena il 15%: equità razziale e giustizia climatica sono due facce della stessa medaglia.

Ecco perché oltre che negli intenti programmatici del tema, bisogna essere concreti anche nei fatti: la Biennale di Venezia è impegnata in prima linea nel contrasto al cambiamento climatico, promuovendo un modello più sostenibile per la progettazione, l'allestimento e lo svolgimento di tutte le sue attività.

Prima istituzione a sperimentare e raggiungere sul campo un percorso di impegno legato a questo cruciale obiettivo, la decarbonizzazione ecologica, nel 2022 ha ottenuto la certificazione di neutralità carbonica per tutte sue manifestazioni svolte durante l'anno, grazie ad una accurata raccolta dati sulla causa delle emissioni di CO2 generate dalle manifestazioni stesse (come la mobilità del pubblico partecipante) e all'adozione di misure conseguenti.

Per questo la Biennale sarà impegnata in un'attività di sensibilizzazione e comunicazione verso il pubblico, a partire dalla 18. Mostra Internazionale di Architettura, la prima grande Mostra di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso per il raggiungimento della neutralità carbonica, riflettendo essa stessa sui temi di decolonizzazione e decarbonizzazione.

Un format ampliato e ricchissimo

The Laboratory of the Future è una mostra divisa in sei parti. Inizia nel Padiglione Centrale ai Giardini, dove sono stati riuniti 16 studi che rappresentano un distillato di Force Majeure (Forza Maggiore) della produzione architettonica africana e diasporica. Si sposta poi nel complesso dell'Arsenale, con la sezione Dangerous Liaisons (Relazioni Pericolose) - presente anche a Forte Marghera, a Mestre - affiancata a quella dei Progetti Speciali della Curatrice, che per la prima volta è una categoria vasta quanto le altre che affronta temi trans-disciplinari come cibo, architettura, agricoltura, climate change, geografia e genere, comunità, diritto alla terra, sostenibilità.

In entrambi gli spazi sono presenti opere di 22 artisti emergenti Guests from the Future (Ospiti dal Futuro), il cui lavoro si confronta direttamente con i due temi della Mostra, la decolonizzazione e la decarbonizzazione, fornendo un'istantanea delle pratiche e delle modalità future di vedere e stare al mondo. "Abbiamo espressamente scelto di qualificare i partecipanti come "practitioner" - ha chiarito Lesley Lokko - e non come architetti, urbanisti, designer, ingegneri o accademici, perché riteniamo che le condizioni dense e complesse dell'Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine architetto".

Le due altre principali novità che arricchiscono il già ricco palinsesto semestrale sono due: il Carnival e il College. Dal 21 maggio fino a novembre (ma il programma sarà rivelato solo alla fine) prende vita grazie al supporto di ROLEX Carnival, uno spazio di liberazione ma anche di spettacolo e intrattenimento, luogo in cui vengono scambiate parole, prospettive e opinioni tra politici, poeti, registi, scrittori, attivisti, intellettuali pubblici che condivideranno il palco con architetti, accademici e studenti. "Questo programma" - afferma la curatrice - "un ciclo di incontri, conferenze, tavole rotonde, film e performance volti a esplorare i temi della Biennale Architettura 2023, vuole essere una forma di pratica dell'architettura che tenta di colmare il divario tra gli architetti e il pubblico."

E il College, dal 25 giugno al 22 luglio: non una 'palestra' ma un campus dove i partecipanti sono chiamati a capire i doveri dell'architettura contemporanea e a trasmetterli, individuando anche i talenti del futuro. Gli studenti che parteciperanno alle attività con i tutor (una di questi è proprio la Lokko), sono provenienti da tutto il mondo e sono stati selezionati attraverso una open call che ha visto 986 candidature per 50 posti disponibili.

Partecipazioni nazionali

Sono 63 le Partecipazioni Nazionali previste che organizzeranno le proprie mostre nei Padiglioni ai Giardini (27), all'Arsenale (22) e nel centro storico di Venezia (14). Il Niger partecipa per la prima volta alla Biennale Architettura e Panama si presenta per la prima volta da solo. Torna anche la partecipazione della Santa Sede alla Biennale Architettura, con un proprio Padiglione sull'Isola di San Giorgio Maggiore (aveva partecipato per la prima volta alla Biennale Architettura nel 2018). Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è curato dal collettivo Fosbury Architecture, formato da Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi. Il titolo della mostra - ma avremo informazioni maggiori solo a marzo - è SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri.

Una mostra for All: qualche numero

Inclusività, gender equality, sostegno alle nuove generazioni: sono queste le parole chiave che legano gli 89 Partecipanti, di cui oltre la metà provenienti dall'Africa o dalla diaspora africana. L'equilibrio di genere è perfettamente paritario e l'età media dei partecipanti è di 43 anni, mentre scende a 37 nella sezione Progetti Speciali della Curatrice, in cui il più giovane ha 24 anni.

Per la prima volta in assoluto, quasi la metà degli architetti proviene da studi a conduzione individuale o composti da un massimo di cinque persone. In tutte le sezioni della Mostra, infatti, oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da singoli o da team molto ristretti.

"Qui in Europa parliamo di minoranze e diversità, ma la verità è che le minoranze dell'Occidente sono la maggioranza globale; la diversità è la nostra norma. C'è un luogo in cui tutte le questioni di equità, risorse, razza, speranza e paura convergono e si fondono. L'Africa. A livello antropologico, siamo tutti africani. E ciò che accade in Africa accade a tutti noi." (Lesley Lokko)

Chi è Lesley Lokko

Nata a Dundee, Scozia, classe 1964, Lesley Lokko - architetto, docente, scrittrice di bestsellers - è la prima curatrice donna africana ad assumere questo ruolo a Venezia. Preside alla Spitzer School of Architecture del City College of New York, Lesley Lokko ha fondato e diretto la Graduate School of Architecture dell'Università di Johannesburg, in Sudafrica, e ad Accra, in Ghana, nel 2020, l'African Futures Institute, scuola di specializzazione in architettura e piattaforma di eventi pubblici. Divulgatrice culturale, è impegnatissima sui temi legati alla razza, all'identità e all'architettura, prestando servizio in giurie e premi internazionali e curando pubblicazioni come White Papers, Black Marks: Architecture, Race, Culture o Folio: Journal of Contemporary African Architecture, di cui è direttrice, nonché parte del comitato editoriale di Arq: Architectural Research Quarterly (Cambridge University Press).

BIENNALE ARCHITETTURA 2023 | VENEZIA
20.05 - 26.11 2023
 
labiennale.org/it/architettura/2023

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mag 20
nov 26

Biennale Venezia 2023... presentata la 18. Mostra internazionale di Architettura Vediamo gli highlights e le novità che ci aspettano
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