Le Casse dei professionisti hanno natura pubblica, i loro risparmi vanno allo Stato

Le Casse di previdenza dei professionisti sono considerate amministrazioni di natura pubblica e come tali devono contribuire al risanamento dei conti pubblici. È questa la conseguenza della sentenza del Consiglio di Stato (sentenza 6014/12) che, ribaltando precedenti posizioni del Tar, ha deciso sulla permanenza delle Casse private nell'elenco Istat delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato dello Stato. La conseguenza è che i risparmi che le Casse dovranno accumulare, tagliando le spese, saranno versati nelle casse pubbliche.

La questione nasce con l'ultima spending review (legge 135/2012- art.8). La legge stabiliva che gli Enti                inseriti nell'elenco Istat delle pubbliche amministrazioni - tra cui rientrano anche le Casse previdenziali private - fossero obbligati a ridurre la loro spesa nella misura del 5% per il 2012 e del 10% per il 2013. Un risparmio annuale che gli Enti previdenziali non possono tenere per sé ma devono versare allo Stato. Entro settembre scorso le Casse - tra cui Inarcassa - dovevano adempiere a tale prelievo, alcuni Enti vi hanno provveduto con riserva, aspettando poi la decisione del Consiglio di Stato, che ora è arrivata.

Il ricorso delle Casse e la decisione del Tar

La norma contenuta nella spending review ha suscitato le reazioni delle Casse privatizzate, le quali godono di autonomia economica e non ricevono finanziamenti dallo Stato. L'obbligo di riduzione della spesa e l'impossibilità di poter gestire il risparmio, magari a vantaggio degli iscritti, non poteva che essere considerato come una costrizione contraddittoria rispetto alla autonomia di cui beneficiano.

Riunite nell' Adepp - Associazione degli enti previdenziali privati, le Casse hanno presentato ricorso contro l'inserimento nell'elenco Istat. Il Tar aveva dato ragione agli Enti previdenziali (sentenza 224/12), i quali - aveva concluso il tribunale amministrativo del Lazio - non possono essere "assorbiti" nella pubblica amministrazione, in quanto soggetti qualificati come privati e organizzati come tali dal legislatore del 1994. La finalità della spending review, quella di contenere la spesa pubblica - aggiungeva il Tar - non può riguardare enti privati che non usufruiscono di finanziamenti pubblici e né gravano in alcun modo sul bilancio pubblico.

Consiglio di Stato, ribaltata la sentenza Tar

Il Consiglio di Stato ha appena ribaltato le posizioni del Tar, affermando che «la trasformazione operata dal D.Lgs.509/1994 (che ha reso private le Casse ndr)  ha lasciato immutato il carattere pubblicistico dell'attività istituzionale di previdenza ed assistenza svolta dagli Enti in esame». Per le Casse - secondo Palazzo Spada - la privatizzazione è una innovazione di carattere essenzialmente organizzativo, esse conservano una funzione strettamente correlata all'interesse pubblico. Come tali le Casse restano nell'elenco formulato dall'Istat.

Per ora la conseguenza è che le Casse , anche quella che non l'hanno fatto, dovranno versare i risparmi allo Stato e prepararsi per il prossimo anno, quando la cifra sarà duplicata. A meno che non intervengano ulteriori colpi di scena.

Conseguenze della sentenza del Consiglio di Stato, la reazione "a caldo" dell'Adepp

Ma la battaglia non finisce. A sottolinearlo è Andrea Camporese, presidente Adepp che ha così commentato la sentenza: «E' ovvio che le sentenze vanno rispettate ma è anche evidente che la battaglia giudiziaria in difesa del perimetro di autonomia non si può arrestare. Andremo in Corte Costituzionale a sostenere i nostri diritti sanciti dalle leggi di privatizzazione e percorreremo anche la via della Corte di Giustizia Europea. Da troppi anni sosteniamo la necessità di chiarire i confini della nostra responsabilità a tutela degli iscritti».

Il presidente Adepp ha inoltre osservato: «Applicarci la revisione della spesa pubblica, incidere nei contratti privatistici sottoscritti con le organizzazioni sindacali, prevedendo di versare allo Stato il risultato del risparmio, rischia di essere inefficace nelle quantità e controproducente nella gestione dei servizi, mentre noi restiamo dei grandi contributori dello Stato, attraverso livelli di tassazione unici in Europa, senza nulla chiedere in cambio».

di Mariagrazia Barletta architetto

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