Se Renzo Piano ha portato all'attenzione della politica il rammendo delle periferie, Mario Cucinella suggerisce di puntare la bussola sulle aree interne del Bel Paese, su quell'Italia invisibile e altrettanto fragile quanto le aree marginali delle metropoli. O meglio ancora si potrebbe dire che il termine periferia non è un concetto di natura geografica, ed è ormai superato perché le problematiche che associamo alle periferie non sono una prerogativa dell'hinterland metropolitano, ma possono emergere anche in centro città e addirittura nei piccoli paesi e borghi.

Mancanza di servizi, di infrastrutture, di animazione culturale e anche la necessità di incentivare l'economia, sono alcuni delle questioni che possiamo associare tanto all'Arcipelago Italia quanto alle malriuscite estensioni dei nostri centri urbani.

Ecco allora che le questioni su cui si accendono i riflettori sono plurime.

L'architettura per il rilancio dei territori

Cosa può fare l'architettura per rilanciare le aree interne e per invertire la tendenza allo spopolamento? Senza dubbio, molto. Ecco allora che il viaggio di Cucinella porta alla luce esempi di architettura contemporanea, anche modesti, ma che hanno avuto il merito di risollevare le sorti di piccoli borghi, di incentivarne l'economia, di creare coesione sociale. Sono una settantina i progetti scelti e mostrati al pubblico in una sorta di libro in otto pagine, ognuna dedicata ad un percorso particolare, che si svolge dall'arco alpino alla dorsale appenninica, toccando la Sardegna e la Sicilia.

Sono architetture di ogni tipo e tipologia realizzate da architetti noti, ma anche da tantissimi giovani e studi poco conosciuti. Esempi che l'architetto ha avuto il merito di scovare e far conoscere a partire da una call (più di 500 i progetti ricevuti). «Piccoli progetti che raccontano la storia del nostro mestiere, piccole cose che dimostrano che gli architetti si sono presi cura del territorio», ha affermato Cucinella alla conferenza di presentazione del Padiglione, alla quale hanno partecipato il presidente della Biennale, Paolo Baratta, la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti CasellatiFederica Galloni, direttore generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie urbane del Mibact e Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia.

Come intervenire? Su questo punto il messaggio è chiaro: bisogna farlo con grande responsabilità, attraverso l'ascolto, la co-progettazione e mettendo insieme più competenze, così come Mario Cucinella, in qualità di regista, ha fatto coordinando i team che hanno portato avanti cinque progetti sperimentali esposti al Padiglione allestito alle Tese delle Vergini. Soprattutto ora ci sono cinque progetti pronti che sopravvivono anche oltre il tempo della Biennale, cinque progetti concreti che se venissero realizzati potrebbero aiutare il rilancio di altrettanti territori. Molto diretto il messaggio inviato da Cucinella al termine della conferenza: «Dobbiamo finire quello che abbiamo iniziato», ha detto in riferimento ai cinque progetti elaborati. 

Il manifesto di Arcipelago Italia

Il messaggio è chiaro e forte: «Arcipelago Italia è un manifesto che indica possibili strade da percorrere per il rilancio dei territori interni, per dare nuovamente importanza all'architettura e perché il lavoro degli architetti torni ad avere un ruolo di responsabilità sociale». Così Mario Cucinella introduce il lavoro fatto.

Occuparsi delle aree interne è quanto suggerito alla politica. D'altronde, una legge sulla valorizzazione dei borghi c'è ed è stata approvata lo scorso dicembre. Una legge pensata per promuovere lo sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei comuni italiani con non più di 5mila abitanti, che ha portato all'istituzione di Fondo per lo sviluppo dei piccoli comuni che conta su una dotazione di 100 milioni di euro. Sarebbe già un ottimo punto di partenza, peccato che il decreto attuativo contenente il Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni, necessario per utilizzare le risorse stanziate, non sia stato mai varato.

I cinque progetti sperimentali: dalle Foreste Casentinesi al Belice

I cinque progetti sperimentali, cinque edifici ibridi, portano alla luce altrettanti temi: la mobilità, il ruolo dell'arte nelle città, la ricostruzione post-sisma, gli spazi per la salute, e il rilancio dei boschi. A lavorarci è stato un collettivo composto da università, esperti di diverse discipline e da sei studi emergenti, quali: AM3 con Vincenzo Messina, BDR Bureau, diverserighestudio, Gravalos Di Monte Arquitectos, MoDus Architects, Solinas Serra Architetti.

Il gruppo si è avvalso anche di un comitato scientifico, composto da: Massimo Alvisi, Antonella Agnoli, Michele Bondanelli, Andreas Kipar, Matteo Pedaso e Roberta Filippini (LAND), Matteo Marsilio (Domus Gaia), Federico Parolotto e Francesca Arcuri (MIC), Enzo Rizzato.

photo Francesco Galli | Courtesy: La Biennale di Venezia

La casa dei cittadini, un luogo per la cura nella Barbagia

Il luogo è quello della Piana di Ottana, in Sardegna, un'area in cui negli anni Settanta venne insediato il grande polo dell'industria chimica e metalmeccanica e oggi un luogo da reinventare. Lo sviluppo industriale mancato, la longevità delle persone che vi abitano, ma anche i problemi alla salute creati dall'industria, sono gli elementi di partenza. Così, il progetto punta sul tema della salute e su nuove modalità di cura. 

Il progetto, a cura di Solinas Serra Architetti, è stato sviluppato con la collaborazione di Giorgio Peghin dell'Università di Cagliari e di Sardarch. Prevede un programma suddiviso in tre grandi blocchi: percorso sanitario, promozione della salute e ricerca. Le funzioni si combinano tra loro lasciando ampia libertà per l'incontro tra le persone. Asilo, laboratori, ambulatori, spazi per condividere il tempo libero, studiare, prendere un caffè, chiacchierare, si intrecciano tra loro, dando vita a luoghi non definiti, imprecisi, ad aree comuni di meditazione.

photo Francesco Galli | Courtesy: La Biennale di Venezia

Vista interna: Lo spazio ibrido - Solinas Serra Architects

Un luogo del lavoro per le Foreste Casentinesi

Le foreste - dove si trovano le faggete tra le più belle e antiche d'Italia (inserite nella lista del Patrimonio Unesco a luglio 2017) - situate tra l'Emilia e la Toscana, sono terreno di sperimentazione per il team messo in piedi da Cucinella. Ad occuparsi del progetto è diverserighestudio con la collaborazione di Ernesto Antonini e Andrea Boeri dell'Università di Bologna, con il supporto di Matteo Marsilio.

La foresta come sistema produttivo è il tema. Realizzare edifici plurifunzionali, in grado di ospitare più attività complementari tramite lo sviluppo versatile degli spazi è l'obiettivo. Il progetto punta allo sviluppo di piccoli insediamenti in cui convivono spazi destinati a funzioni abitative e produttive relazionate alla filiera del legno e alle risorse date dalla foresta, a cui possono progressivamente affiancarsi spazi per la formazione, la ricerca e per l'accoglienza dei visitatori.

photo Elisa Scapicchio

Foreste Casentinesi: Segheria a Berleta, Forlì - Urban Reports, Isabella Sassi Farias

Camerino, connettere la comunità

A Camerino, dove Cucinella ha lavorato per definire le linee guida per la ricostruzione, il tema è permettere agli abitanti di rivivere la quotidianità spezzata dal sisma del Centro Italia. Il progetto è sviluppato da MoDus Architects con la collaborazione di Maria Federica Ottone dell'Università degli Studi di Camerino, Scuola di Architettura e Design.

Sono due le traiettorie di intervento individuate: una sul centro storico e la seconda sui suoi margini, accumunate dalla volontà di generare spazi ibridi aperti alla comunità. Un nuovo percorso di accesso si insinua nelle mura medievali, conquistando spazi ipogei ed emergendo con un corpo loggiato di fronte al monumento più antico di Camerino, la chiesa di San Francesco, fondata nel XIII secolo. Il nuovo spazio ipostilo ipogeo diventerà luogo sicuro per accogliere il patrimonio librario delle biblioteche e degli archivi, ora custodito in luoghi inaccessibili fin dal terremoto del 1997. Inizio del nuovo percorso che collega il centro alla campagna è un edificio loggiato, nuova piazza coperta e spazio per incontri e manifestazioni, segno coraggioso di confronto con la storia e di rinascita post-sismica.

Dittico: Outside - Via Madonna delle Carceri - MoDus architects

Il teatro di Consagra: una piazza per la crescita del Belice

A Gibellina nuova vengono riprogettati gli spazi interni del teatro disegnato da Pietro Consagra. Si tratta di un'opera mai terminata, pensata dallo scultore siciliano, autore della "Città frontale", ossia una teoria che, in risposta al Razionalismo, esprimeva la necessità di dare un'anima alle città attraverso l'arte. Il progetto, a cura di AM3 con Vincenzo Messina, vede la collaborazione di Maurizio Carta dell'Università degli studi di Palermo, Dipartimento di Architettura e dell'artista Giuseppe Zummo.

Attraverso una fase di ascolto e di coinvolgimento della popolazione, è stata individuata una vocazione territoriale trainante per un'ipotesi di sviluppo locale, ovvero la promozione di una filiera agroalimentare di qualità. Il progetto si traduce nella riprogettazione degli spazi interni del Teatro incompiuto e nella realizzazione di un parco agricolo urbano, al servizio del "Laboratorio Territoriale", struttura di apprendimento innovativa proposta dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca con l'obiettivo di fare della formazione una parte integrante di un più ampio processo di sviluppo.

Un nuovo edificio si innesta all'interno dell'involucro esistente, occupando solo una parte del volume. Il tetto, originariamente lo spazio del teatro vero e proprio, diventa una piazza pubblica sopraelevata accessibile da diversi sistemi di risalita che scorrono indipendenti sui fronti interni della scultura; il basamento, liberato e reso permeabile mediante una modifica del suolo, accoglie un mercato coperto per i prodotti agricoli.

photo Mariagrazia Barletta

sx: la piazza-teatro diventa il luogo dell'ibridazione dei saperi e dell'arte - AM3 architetti associati
dx: il teatro diventa il luogo dell'ibridazione dei saperi e dell'arte - AM3 architetti associati

Gli scali di Ferrandina e Grassano

I progetti per il rilancio del territorio della Valle del Basento, in Basilicata, sono due e riguardano gli scali di Ferrandina, il cui progetto è curato dallo studio under 35 BDR Bureau, e di Grassano, curato, invece, dallo studio con base a Saragozza, Gravalos di Monte Arquitectos. I due studi hanno collaborato con Chiara Rizzi dell'Università degli Studi della Basilicata, Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo e con Emmanuele Curti, archeologo.

Quanto a Ferrandina, i manufatti lungo i binari vengono accorpati in un nuovo blocco funzionale legato alle attività del territorio: all'interno si trovano gli spazi connessi alla stazione ferroviaria, all'accesso al parco fluviale e alla cooperativa di sviluppo territoriale che fornisce la logistica per il supporto e l'incubazione delle imprese locali. Ad essa si collega l'edificio storico della stazione, che viene riqualificato a scopo ricettivo e di promozione territoriale. Il capannone dell'ex consorzio agrario viene convertito in un osservatorio territoriale che monitora il processo di bonifica dei siti industriali della Val Basento e ospita anche un vivaio per l'incubazione di essenze legate alla fitobonifica, oltre a una banca per la tutela delle sementi autoctone.

Quanto a Grassano, l'idea del progetto parte dalla riprogrammazione di un'infrastruttura ferroviaria dismessa (hardware) e dalla realizzazione di attività innovative (software), attivando un sistema di connessioni territoriali e promuovendo modelli di innovazione sia sociale che tecnologica. Il programma proposto reinterpreta le attività presenti storicamente nel territorio, agricoltura e artigianato, con una visione innovativa, prevedendo un HackLab, con laboratori di prototipazione ed incubatori di imprese in grado di stabilire connessioni con la Open Design School promossa da Matera. Previsti anche spazi per attività di ricerca e sperimentazione, a supporto di laboratori di imprenditoria necessari allo sviluppo economico locale.

photo Mariagrazia Barletta

Ferrandina, vista esterna: l'edificio storico della stazione, ampliato con una struttura autonoma di distribuzione rivolta verso la nuova piazza - BDR bureau

Grassano, sezione: l'Hack-lab e il suo rapporto con la ferrovia - Gravalos Di Monte arquitectos

di Mariagrazia Barletta

#focus.biennale.2018 - 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

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