Innesto neutro ma con "carattere" per l'architettura anni '30: a Padova l'ingresso a Scienze del Farmaco firmato studio ENA

Si incastra perfettamente in un vuoto preesistente come una tessera del Tetris. È il nuovo ingresso ai laboratori del Dipartimento di Scienze del farmaco dell'Università di Padova: un innesto contemporaneo, una struttura che lavora prevalentemente a trazione, assimilabile - per comportamento strutturale - ad un ponte strallato. Il nuovo volume, che va ad "agganciarsi" all'edificio degli anni Trenta, è firmato dallo studio ENA - Engineering Architecture di Padova, di cui è titolare Gianluca Salvemini, con la consulenza di Edoardo Narne (architetto, co-progettista), con Marco Zagallo (ingegnere) e Andrea Dal Cortivo (progetto strutturale).

Il nuovo in dialogo con l'esistente: i nuovi ingressi ai laboratori di Scienze del farmaco sono inseriti all'interno di un nuovo volume posizionato al di sopra di una grande terrazza e dell'auditorium del Dipartimento. L'innesto va, dunque, a riempire un vuoto già presente nella cortina nord dell'edificio, ridisegnando due prospetti: l'uno verso la corte e l'altro sul retro del fabbricato. L'intervento è su un'architettura realizzata tra il 1933 e il 1937, che non disdegna la dimensione celebrativa e gli stilemi di stampo littorio tipici dell'epoca. E se l'audacia strutturale è la cifra che contraddistingue l'intervento; è il dialogo con la preesistenza a definire l'estetica e il linguaggio del nuovo volume, che pur armonizzandosi con l'esistente, se ne distacca per il suo carattere autonomo e iconico.

Fotografia di © Nicolò Galeazzi

Entrare in sintonia con il passato, rispettandolo in quanto rappresentazione dell'istituzione universitaria, ma mantenendo anche un carattere autonomo, che deriva anche dalle soluzioni tecniche adottate, è quanto messo in atto dai progettisti. Tre le direttrici dell'intervento: dare soluzione a necessità funzionali espresse dall'Università, interessata a risolvere un problema di promiscuità di flussi; scegliere il carattere da dare all'innesto in relazione all'esistente; e lasciarsi guidare dalle condizioni strutturali, puntando su scelte tecniche ardite.

Un volume "sospeso", costruito in otto mesi e progettato dall'alto verso il basso

Date le condizioni di partenza, non era possibile gravare in modo tradizionale sulla struttura esistente, se non snaturando l'edificio. E allora il nuovo volume viene sorretto da sei travi reticolari in profili di acciaio, lunghe 22 metri in modo da poter scaricare sulla prima linea strutturale utile, composta da grandi pilastri in cemento armato rivestiti di muratura piena, che dopo alcune indagini, vengono leggermente rafforzati. Dodici pendini metallici discendono dalla travi reticolari per reggere, lavorando a trazione, due solai dell'innesto: quello di copertura e quello che divide il primo dal secondo livello.

Esploso assonometrico, © studio ENA - Engineering Architecture

I solai sono realizzati a secco, appoggiati su profili Ipe e composti da lamiera grecata. Sono inoltre distaccati rispetto alle pareti murarie dell'edificio esistente che li delimitano, in modo da potersi muovere in caso di sisma. Sempre per ridurre la vulnerabilità sismica, le travi reticolari sono semplicemente appoggiate su due grandi Ipe e anche qui giunti sismici permettono il movimento delle travi.

«Non mi era mai capitato di avere un progetto da pensare al contrario: non era infatti possibile partire dalle fondazioni e andare su; qui bisognava capire in che modo, partendo dalla copertura, si potesse riuscire a tenere tutto in piedi», racconta Edoardo Narne, docente di progettazione architettonica all'Università di Padova. Tra l'altro la soluzione tecnica ha permesso di realizzare l'intervento in poco tempo. Partito il cantiere, «i lavori sono durati otto mesi», riferisce ancora Narne.

Nei volumi così ricavati sono stati realizzati, al primo e al secondo livello, dei grandi spazi che funzionano da ingresso e da connessione tra i laboratori. Per questi è stato poi creato un ingresso indipendente sul retro dell'edificio. Dai laboratori si entra e si esce per mezzo di scale metalliche, in parte di recupero, schermate verso l'esterno da pannelli compositi di alluminio, cangianti con la luce, che vanno a caratterizzare la facciata sul lato nord. Gli stessi pannelli rivestono anche la facciata dell'innesto verso il cortile. Tra le scale e il volume sospeso viene inserito un blocco di calcestruzzo armato in cui è inserito l'ascensore.

Recuperare lo spirito della preesistenza ma con autonomia di linguaggio

Il nuovo affaccio a sud, ossia sulla corte interna, pur mantenendo un'autonomia di linguaggio, ricerca una relazione con l'esistente allineandosi alle bucature dell'edificio e rispettandone la modulazione. Sul lato opposto (orientato a nord), il nuovo prospetto tenta un dialogo in particolare con l'ingresso monumentale degli anni Trenta e lo fa riproponendo un certo rigore formale, una scansione decisa della "pelle" in alluminio, definita dai profili che reggono i pannelli. La modulazione del nuovo prospetto è manifesta e la sua austerità è attenuata dal coronamento. Sulla sommità della facciata la materia si dirada: i pannelli scompaiono per lasciar spazio ai soli profili di acciaio che incorniciano il cielo.

Gli ingressi a confronto: a sinistra la facciata di pannelli compositi di alluminio del nuovo volume; a destra l'ingresso realizzato negli anni Trenta. Fotografie di © Nicolò Galeazzi

Il prospetto nord è anche pensato per metter ordine sul retro dell'edificio: uno spazio oggi adoperato come parcheggio, sul quale affacciano edifici di stile diverso, e che è destinato a diventare una passeggiata animata dalla presenza degli studenti.

di Mariagrazia Barletta

Crediti del progetto:

Progetto architettonico: ENA - Engineering Architecture di Gianluca A. Salvemini (architetto);
con Marco Zagallo (ingegnere) e Edoardo Narne (co-progettista e consulente per studio ENA)

Progetto strutturale: Andrea Dal Cortivo (ingegnere); Maricachiara Mazzucato (ingegnere)
Anno progetto: 2011; anno realizzazione: 2018

Responsabile unico del procedimento (Università di Padova): Stefano Marzaro (architetto).
Responsabile della sicurezza (Università di Padova): Stefania Tonin (architetto)

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