Caserma dei Vigili del Fuoco a Trento, il concorso va al team Dalet-Lenzi

L'amministrazione: «Prossimo passo, la redazione delle fasi progettuali successive in modo da iniziare i lavori a fine 2024»

di Mariagrazia Barletta

Gioca su concetti solo apparentemente in antitesi, il progetto per la nuova caserma dei Vigili del Fuoco che il comune di Trento intende realizzare in località Cognola - Martignano. Pesantezza e leggerezza, pieno e vuoto, durezza e permeabilità contribuiscono a veicolare, da un lato, l'immagine di solidità attesa da una caserma e, dall'altro, quel senso di accoglienza verso la comunità alla quale il nuovo edificio si apre, invitando all'accesso.

Ed è proprio l'idea di apertura alla comunità, insieme alla necessaria risposta funzionale, a determinare la composizione del nuovo volume, ideato dal giovane studio di Bologna Dalet architettura con il supporto dello studio Lenzi e Associati (capogruppo) per la progettazione impiantistica e strutturale. È questa la composizione del gruppo che si è aggiudicato il concorso per la nuova infrastruttura per i Vigili del Fuoco volontari.

Francesco Sabbatini, Fabiagio Salerno e Nicola Scaramuzzi sono i soci fondatori di Dalet architettura, un giovane studio, nato nel 2016 da architetti formatisi all'Università di Firenze, cui si è unita, nel 2020, Laura Meloncelli.

L'ambiente chiave della caserma è l'autorimessa, che, affacciata sul piazzale per le manovre e le esercitazioni, assume il ruolo di basamento, su cui si adagia il secondo piano dell'edificio. Il secondo livello ospita le funzioni accessorie e didattiche e assume il ruolo di contatto tra la caserma e la collettività. Infine, questi due elementi sovrapposti, dall'andamento fortemente orizzontale, sono bilanciati da un terzo volume, caratterizzato da un forte sviluppo verticale, adibito a torre delle esercitazioni.

Una sezione rettangolare, estrusa seguendo la direzione di una linea spezzata continua, dà forma alle superfici orizzontali e verticali della nuova architettura, che esprimono la parte più materica del volume, conferita da un rivestimento cementizio chiaro in conci di fibrocemento. Queste superfici agiscono come «un guscio, che crea un gioco di pieni e vuoti e che orienta e definisce le viste dell'edificio sul paesaggio circostante», spiegano i progettisti. «Se questo elemento - proseguono - vuole dare l'idea di solidità e forza, tutto ciò che è compreso al suo interno vuole, invece, essere leggero, trasparente e attraversabile».

Il progetto aspira anche a rafforzare il sistema urbano di funzioni pubbliche, così, il disegno degli spazi si espande oltre il volume della caserma, per coinvolgere anche il resto del lotto. L'area, infatti, è ritmata  da quattro accessi posti a livelli differenti, da una piazza triangolare e da una di ingresso. Ciò che unisce questi spazi, dal punto di vista compositivo, è un muro che li costeggia sul lato orientale trasformandosi, a seconda della necessità, in seduta o terrapieno di contenimento. 

A livello planimetrico, il muro crea un netto segno che divide il lotto in due aree dal carattere molto distinto. La parte verso ovest  ha, infatti, una vocazione urbana, completamente aperta verso il paese, mentre quella ad est è totalmente naturale, con la ricca vegetazione che si estende nel lotto confinante da cui «la caserma si erge come una montagna sul bosco». Questa l'immagine evocata dagli architetti dello studio bolognese.

Il progetto prevede l'utilizzo di un sistema costruttivo che può essere disassemblato a fine vita. Per questo, l'opera è pensata per «essere costruita totalmente a secco», assicurano ancora gli architetti dello studio Dalet.

Aggiudicato il concorso, «il prossimo passo sarà la redazione delle fasi progettuali successive in modo da iniziare i lavori a fine 2024», fa sapere il comune.

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