Legge contro il consumo di suolo: prevista dal Pnrr ma mai emanata

I tentativi falliti dal 2012 ad oggi. Presto una «Soil Health Law» europea

di Mariagrazia Barletta

La devastante alluvione dell'Emilia-Romagna riporta in auge il tema del dissesto idrogeologico che lo Stato non ha saputo affrontare adeguatamente e con determinazione, insieme alla necessità di programmare e attuare azioni di prevenzione del rischio e di elaborare una legge che punti a porre un freno al consumo di suolo.

Secondo i dati dell'ultimo rapporto elaborato dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa), che coinvolge l'Ispra e le Agenzie per la protezione dell'ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, il consumo di suolo nel 2021 ha ripreso a correre con maggiore forza, superando la soglia dei 2 mq al secondo e sfiorando i 70 Kmq di nuove coperture artificiali in un anno, «un ritmo - si legge nel rapporto - non sostenibile che dipende anche dall'assenza di interventi normativi efficaci in buona parte del Paese o dell'attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale».

Le conseguenze sono anche economiche, e i "costi nascosti", dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni, sono stimati dal Snpa in 8 miliardi di euro. Un dato, forse anche sottostimato, giacché per la sola Emilia-Romagna, il consiglio dei Ministri ha appena stanziato 2 miliardi che servono come prima risposta all'emergenza.

Nonostante i dati siano molto chiari e altrettanto palese sia la direzione da imboccare per evitare altre perdite di vite umane e danni a seguito di eventi catastrofici, una legge nazionale sul consumo di suolo in Italia ancora non c'è. Eppure, come ricordato da Claudio Barbaro, sottosegretario di Stato al ministero dell'Ambiente durante un question-time alla Camera, avvenuto lo scorso 24 maggio, il Piano per la transizione ecologica, approvato nel 2022, nell'ambito di cinque macro-obiettivi condivisi con l'Ue (neutralità climatica, azzeramento dell'inquinamento, adattamento ai cambiamenti climatici, ripristino della biodiversità e degli ecosistemi, e transizione verso un'economia circolare), prevede «azioni inerenti al contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico, con l'obiettivo di arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030, allineandosi alla data fissata dall'Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile».

Nel Piano per la transizione ecologica si conferma, inoltre, la necessità dell'approvazione della legge nazionale sul consumo di suolo, prevista anche tra le riforme del Pnrr. Ma, del disegno di legge sul consumo di suolo non vi è traccia: non è mai stato approvato dal Consiglio dei ministri e nemmeno è all'esame de Parlamento. 

Un dato che indigna, ma non meraviglia. I tentativi di giungere al traguardo di una legge quadro sul consumo di suolo sono sempre naufragati, così come è rimasta impantanata fino ad essere dimenticata, la legge sulla rigenerazione urbana che era stata messa a punto nella scorsa legislatura con l'obiettivo di incentivare la rigenerazione urbana, ponendola al centro delle politiche di governo e anche dei programmi locali.

I tentativi di introduzione di nuove norme per favorire la riqualificazione delle città e il riuso del patrimonio esistente si sono susseguiti nel tempo. Ci aveva provato, nel 2014, l'allora ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi (governo Renzi), con un provvedimento volto a modificare la legge urbanistica del 1942 e a costruire un quadro normativo per avviare una decisa lotta al consumo di suolo.

Prima ancora, nel 2012, il governo Monti approvò un disegno di legge quadro (Ddl Catania) per limitare il consumo di suolo e valorizzare le aree agricole, che, tra l'altro fissava l'estensione massima di terreno agricolo sottraibile alla sua funzione. Un tentativo simile fu messo in campo anche dal governo Letta (2013),  con l'intento di stabilire una graduale riduzione del consumo di suolo nazionale, fino ad arrivare, entro il 2050, all'obiettivo europeo del consumo di suolo pari a zero. Ma nessuno di tali provvedimenti è riuscito a vedere la luce entro il termine della legislatura in cui era nato.

Ora un nuovo impulso arriva prima di tutto dagli eventi catastrofici che l'Italia sta vivendo e anche dall'Europa. Come ricordato dal sottosegretario Barbaro, la Commissione europea ha promosso una nuova Strategia dell'Unione europea per il suolo adottata il 17 novembre 2021. «Gli obiettivi chiave includono anche l'intensificazione degli sforzi per proteggere il suolo dall'espansione urbana incontrollata e dall'impermeabilizzazione per ottenere l'aumento netto pari a zero del consumo di suolo. L'obiettivo generale è di tutelare e arrivare al livello di protezione, così come già avviene per l'acqua, l'ambiente marino e l'aria, anche per il suolo», ha riferito il sottosegretario in Commissione Ambiente alla Camera.

«Difatti - ha continuato -, è previsto un nuovo atto legislativo, che sarà proposto dalla Commissione entro il 2023, che contribuirà in modo significativo al raggiungimento di molti degli obiettivi del Green Deal con la previsione di una «Soil Health Law» europea dove individuare modalità di protezione e recupero della qualità del suolo. Il varo di suddetta normativa rappresenterà un ulteriore stimolo per operare un processo di razionalizzazione normativa a livello nazionale».

Ma, lo stimolo sufficiente per agire, dovrebbe scaturire dai recenti eventi. Dovrebbero bastare quelli, con le relative perdite di vite, di beni, il conseguente rischio per la salute determinato dalle acque stagnanti, gli ingenti danni economici, l'attivazione di oltre mille frane (dato del Sole 24 Ore) e il dramma che le popolazioni stanno vivendo.

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