Le mappe sono diventate più semplici da leggere. I sentieri che un tempo si perdevano tra le rocce oggi compaiono nelle app di escursionismo, con altimetrie precise e tempi stimati. Le montagne restano le stesse, ma è cambiato il modo in cui le attraversiamo. Così anche l'idea di rifugio sta cambiando: non più solo un riparo dalla fatica, ma uno spazio capace di coesistere - senza invadere - con i paesaggi estremi dell'alta quota.
Da qui nasce Mountain Guardian, il concorso internazionale di idee promosso da TerraViva Competitions per immaginare un nuovo bivacco alpino: minimo, sostenibile, reversibile. Nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, tra le Tredici Cime e ciò che resta della Capanna Bernasconi, l'architettura è chiamata a trasformare l'isolamento in accoglienza.
I progetti premiati scelgono leggerezza, adattabilità, rispetto. Alcuni si aprono come telescopi, altri si piegano, si nascondono, si lasciano attraversare. Tutti — in modi diversi — dialogano con la montagna.
Il podio è quasi tutto italiano. Al primo posto The Floating Hut di Martino De Pretto e Giosuè Tonetto. Seguono Between Peaks, nato dalla collaborazione tra Marco Sironi e la sudcoreana Yunji Chung, e Periscope 70°, dello studio Leonardo Zuccaro Marchi con Shubham Majumder, Arzu Alvi ed Elia Villa Aliberti.
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Mountain Guardian | i vincitori
1° classificato | The Floating Hut
Martino De Pretto, Giosuè Tonetto [Italia]
In bilico tra roccia e cielo, The Floating Hut si presenta come un corpo leggero, affacciato sul vuoto. Ancorato al pendio, guarda le cime senza pretese, pronto ad accogliere chi cerca riparo nell'alta quota.
La sua forma nasce da una tensione sottile: il peso della montagna contro la trasparenza dell'aria. Ne deriva un volume che sembra fluttuare, pur restando saldo. Un'ampia apertura sul lato ovest proietta lo sguardo verso le vette. Dentro, materiali locali — abete per le pareti e il soffitto, larice per il pavimento — definiscono uno spazio caldo e essenziale.
La struttura in acciaio zincato è divisa in due moduli, trasportabili in elicottero e assemblabili in poche ore. Tutto è pensato per durare, ma anche per scomparire: l'ancoraggio su micropali Dywidag consente lo smontaggio completo, lasciando il terreno intatto.
Per la giuria è "una lente per osservare il paesaggio": un'architettura precisa, in cui ogni scelta — tecnica o formale — nasce dal desiderio di rendere l'esperienza in montagna più intensa, e insieme più semplice.
©Martino De Pretto, Giosuè Tonetto
2° classificato | Between Peaks
Yunji Chung, Marco Sironi [Corea del Sud - Italia]
Appena a ovest dell'antica Capanna Bernasconi, Between Peaks reinterpreta il bivacco alpino come architettura essenziale e segno nel paesaggio. La copertura spezzata richiama i profili irregolari delle cime circostanti, mentre l'impianto planimetrico apre lo spazio alla luce e alla vista.
L'interno è articolato in tre volumi: due ali laterali destinate al riposo racchiudono un nucleo centrale conviviale. Il bivacco, realizzato con pannelli prefabbricati in CLT, garantisce alte prestazioni termiche, montaggio rapido e un impatto minimo sul suolo. L'intera struttura è sollevata da terra su sottili colonne in acciaio, ancorate con micropali reversibili.
Il progetto non cancella la preesistenza, ma ne conserva la traccia: le mura in pietra della vecchia Capanna diventano un padiglione all'aperto, mentre un sentiero in materiali di recupero lega passato e presente.
Per la giuria, si tratta di una proposta "chiara, precisa, capace di inserirsi nel contesto con leggerezza e coerenza". Between Peaks è un bivacco contemporaneo che coniuga memoria e visione.
©Yunji Chung, Marco Sironi
3° classificato | Periscope 70°
Leonardo Zuccaro Marchi, Shubham Majumder, Arzu Alvi, Elia Villa Aliberti [Italia - India]
Periscope 70° si distingue per una forma netta e verticale, progettata per adattarsi a pendenze estreme, fino a 70°. Il bivacco si configura come una capsula compatta e reversibile, visibile anche da lontano, pensata per ruotare e riconfigurarsi a seconda del sito.
Il progetto instaura un dialogo diretto con la montagna, riprendendo la logica dell'arrampicata: gambe in compressione e bracci in trazione ancorano la struttura al terreno, minimizzando l'impatto ambientale. All'interno, i moduli sono mobili e riconfigurabili: i letti si adattano all'orientamento del volume, mentre una finestra si apre verso Santa Caterina Valfurva e un lucernario sommitale cattura luce e direzione.
La giuria ha premiato "la capacità di rispondere alla topografia piuttosto che imporsi su di essa" e la "sensibilità all'esperienza dell'utente", sottolineando l'efficacia del progetto nel coniugare flessibilità compositiva e rigore tecnico.
©Leonardo Zuccaro Marchi, Shubham Majumder, Arzu Alvi, Elia Villa Aliberti
Menzioni d'oro
#1 | OCULO
Luca Pistorello, Marta Chiodaroli [Italia]
Oculo è un bivacco modulare che combina efficienza strutturale, rapidità di installazione e una forte identità architettonica. La pianta esagonale ottimizza la distribuzione dei carichi di neve e vento, mentre la forma cilindrica dei moduli riduce la superficie esposta, migliorando l'isolamento termico.
La struttura si sviluppa attorno a un nucleo centrale, con sei volumi specializzati per diverse funzioni — dormire, cucinare, sedersi, osservare — ciascuno orientato per incorniciare un punto preciso del paesaggio. Il rifugio diventa così uno strumento per leggere l'ambiente, moltiplicando prospettive e relazioni visive.
L'interno, flessibile e attrezzato con letti a castello, piattaforme pieghevoli e arredi integrati, può ospitare fino a dodici persone. I componenti sono prefabbricati e assemblati a secco, con giunti in acciaio zincato. Il sistema di ancoraggio, interamente reversibile, si adatta ai terreni più delicati senza comprometterli.
Secondo la giuria, Oculo è "un gesto architettonico preciso e evocativo, capace di accompagnare il camminatore in un percorso emotivo, dal disorientamento alla quiete".
©Luca Pistorello, Marta Chiodaroli
#2 | Rifugio 3070
Antrea Margadji [Cipro]
Rifugio 3070 parte da un'idea chiara: in alta quota non si costruisce contro la montagna, ma con la montagna. Ispirato all'origami, il progetto dà forma a un bivacco leggero, pieghevole e facilmente trasportabile, pensato per l'esplorazione contemporanea.
La struttura è realizzata con pannelli sandwich in alluminio e aerogel, materiali scelti per isolamento e resistenza. La geometria sfaccettata richiama le creste alpine, mimetizzandosi nel paesaggio. Alla luce, però, diventa un punto di riferimento visibile da lontano.
L'involucro si assembla a secco direttamente in quota, riducendo tempi, costi e impatto ambientale. I pannelli pieghevoli agevolano la manutenzione e permettono variazioni nella configurazione interna, basata su una griglia modulare da 80 cm pensata per tre scenari d'uso: sosta breve, pernottamento, emergenza. Al posto di grandi vetrate, una serie di aperture calibrate incanala la luce e inquadra scorci selezionati.
La giuria ha evidenziato "la qualità degli interni, il buon uso di materiali locali come legno e pietra, e la coerenza tra spazio interno e paesaggio". Un progetto sperimentale che propone un nuovo modello di rifugio adattivo per l'alpinismo del futuro.
©Antrea Margadji
#3 | Attraverso
Florencia Porcario [Argentina]
Attraverso è un passaggio emotivo tra fatica e sollievo, tra disorientamento e riposo. La forma romboidale rilegge il tetto a due falde dell'architettura alpina in chiave contemporanea. Il volume segue una logica narrativa: a sud una grande apertura incornicia il paesaggio, mentre a nord un piccolo "occhio" luminoso guarda verso Santa Caterina Valfurva, diventando un riferimento notturno per chi è in cammino.
L'interno si articola in sequenze funzionali e percettive: dal vestibolo freddo con radio, kit di emergenza e sensori meteo, si accede a uno spazio centrale riscaldato passivamente, pensato per sostare, cucinare e osservare. Le aree notte, rialzate, stabiliscono una gerarchia naturale tra funzioni e livelli di energia.
La struttura prefabbricata in acciaio è ancorata con sistemi leggeri e reversibili. L'involucro metallico dialoga con la roccia e la neve, mentre le pareti in ceramica accumulano calore durante il giorno e lo rilasciano lentamente.
Secondo la giuria, Attraverso adotta "un linguaggio misurato e funzionale, sostenuto da una volumetria compatta e visibile nel paesaggio". Un progetto essenziale, pensato per accompagnare chi sale verso la vetta.
©Florencia Porcario
#4 | Apex of Bivouac
Gayeong Yang, Yongbin Cho, Hoyeon La, Hyeonji Jeong [Corea del Sud]
Una figura pura, affilata come una cresta innevata: Apex of Bivouac sceglie il tetraedro per affrontare le condizioni estreme dell'alta quota. La forma triangolare distribuisce i carichi, riduce la resistenza al vento e lascia scivolare la neve, dando vita a un volume essenziale, pensato per durare.
All'interno, un nucleo cubico organizza lo spazio: al piano terra un tavolo girevole diventa postazione di lavoro, zona conviviale e contenitore; una scala conduce all'area notte rialzata. Ogni superficie è sfruttata con arredi integrati, pieghevoli e salvaspazio.
L'involucro prefabbricato integra pannelli fotovoltaici, sistemi di raccolta dell'acqua piovana e moduli isolanti. Tre aperture principali orientano luce e sguardo, mantenendo il legame visivo con il paesaggio.
La giuria ha definito il progetto "visionario, tecnologicamente coerente e capace di declinazioni future". Una microarchitettura radicale, che unisce sperimentazione e resistenza.
©Gayeong Yang, Yongbin Cho, Hoyeon La, Hyeonji Jeong
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