Affacciata sul mare Adriatico e protetta dal profilo roccioso del Carso, Trieste si svela come un mosaico di paesaggi e storie stratificate. Chi arriva dalla stazione o percorre la strada costiera la vede emergere poco a poco: prima il porto, con i magazzini ottocenteschi e i resti industriali del Porto Vecchio; poi le grandi piazze rivolte verso l'acqua e, più in alto, una trama di vicoli e caffè storici.
Ogni edificio sembra raccontare una stagione diversa: le tracce romane, l'eredità asburgica, i progetti del Novecento e i musei più recenti si affiancano nello stesso sguardo, come capitoli di una narrazione continua.
Questo itinerario attraversa il cuore del centro e spinge lo sguardo fino a due luoghi simbolo: il Castello di Miramare, immerso in un parco affacciato sul Golfo, e il Santuario di Monte Grisa, landmark brutalista che veglia sulla città dall'alto.
indice dei contenuti
- Piazza Unità d'Italia, il salotto urbano vista mare
- Il Borgo Teresiano e il disegno della città mercantile
- Museo Revoltella e l'ampliamento di Carlo Scarpa
- Castello di Miramare. Architettura di rappresentanza e paesaggio costiero
- Santuario di Monte Grisa. Simbolo religioso e landmark brutalista
- E poi ancora:

Piazza Unità d'Italia, il salotto urbano vista mare
Simbolo della Trieste asburgica, Piazza Unità d'Italia è una delle più grandi piazze europee aperte direttamente sul mare. Arrivarci è come attraversare una soglia: alle spalle la città compatta, segnata dai palazzi ottocenteschi; davanti, l'orizzonte del porto che si apre senza barriere, in un dialogo costante tra architettura e paesaggio.
Il lato occidentale è occupato dal Palazzo del Municipio, firmato da Giuseppe Bruni nel 1875; a est si allinea il Palazzo del Lloyd Triestino, progettato da Heinrich von Ferstel nel 1883 e oggi sede della Regione Friuli Venezia Giulia. Sul lato settentrionale, il Palazzo Pitteri - del 1790 - introduce una memoria più antica, precedente all'espansione asburgica, e aggiunge una sfumatura temporale alla scena urbana.
Rigore compositivo e vocazione rappresentativa definiscono questo spazio civico, pensato per una borghesia mercantile che guardava all'Europa. Ancora oggi la piazza è palcoscenico della vita pubblica: manifestazioni, concerti, incontri quotidiani si svolgono con il mare come sfondo, in un luogo che appartiene a molte storie, e non solo a una.
Prefettura di Trieste, Piazza Unità d'Italia

Il Borgo Teresiano e il disegno della città mercantile
A nord-est del centro, il Borgo Teresiano mostra l'altra anima di Trieste: non quella monumentale delle piazze, ma quella operosa dei commerci e del porto. Nato nel 1749 per volontà di Maria Teresa d'Austria, il quartiere fu progettato come un'espansione ordinata della città mercantile, con una maglia ortogonale che ancora oggi scandisce il tessuto urbano.
Il Canal Grande attraversa l'asse centrale come un frammento di mare che penetra nella città. Un tempo le imbarcazioni arrivavano fin qui per scaricare le merci nei magazzini; oggi il canale è una passeggiata urbana, dove i riflessi dell'acqua si mescolano alle facciate storiche e ai caffè che lo costeggiano.
A chiudere la prospettiva si riconosce la Chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo, con il pronao neoclassico progettato da Pietro Nobile nel 1825; poco distante, il Palazzo Gopcevich (1850) di Carlo Maciachini introduce note neogotiche ispirate a Venezia. In questo intreccio di contrasti - rigore e ornamento, porto e borghesia - si legge ancora oggi il carattere duplice della città.
Museo Revoltella e l'ampliamento di Carlo Scarpa
Visitare il Museo Revoltella significa attraversare due storie che scorrono parallele.
Da una parte quella ottocentesca del barone Pasquale Revoltella, con i saloni decorati, i pavimenti intarsiati e l'immaginario cosmopolita di una Trieste in piena espansione portuale. Dall'altra, novant'anni dopo, quella di Carlo Scarpa, che qui firma uno dei suoi interventi museali più compiuti.
Quando nel 1963 gli viene affidato l'ampliamento per la collezione di arte moderna, Scarpa sceglie di non proseguire lo stile dell'edificio storico: affianca invece un volume che parla una lingua diversa, fatta di geometrie rigorose, materiali grezzi e dettagli progettati con estrema precisione. Rampe, scale e passaggi diventano parte integrante della visita: una sequenza di pieni e vuoti, ombre e aperture improvvise, che guida lo sguardo senza mai imporlo.
Lontano dall'idea di neutralità del "white cube", questo spazio fa della percezione la sua materia principale. È un racconto che ancora oggi consente di leggere Trieste non solo nella sua storia ottocentesca, ma anche nel suo Novecento più sperimentale.

Atrio Museo Revoltella, Carlo Scarpa © Foto di Maria Rosaria Dandolo

Ampliamento Museo Revoltella, Carlo Scarpa © Foto di Maria Rosaria Dandolo
Castello di Miramare. Architettura di rappresentanza e paesaggio costiero
A otto chilometri dal centro, la strada costiera curva tra mare e roccia e il Castello di Miramare appare all'improvviso, bianco sull'azzurro del Golfo. Progettato dall'architetto austriaco Carl Junker tra il 1856 e il 1860 per l'arciduca Ferdinando Massimiliano d'Asburgo, nasce come residenza privata ma anche come segno politico, pensato per affermare il potere imperiale sull'Adriatico.
Il suo linguaggio eclettico - tra suggestioni neomedievali e neogotiche - trova forza nella relazione con il paesaggio. Il parco di ventidue ettari, disegnato secondo i canoni del giardino romantico, alterna viali alberati, essenze esotiche e terrazzamenti che scendono fino alla scogliera. L'accesso al complesso è pensato come una sequenza scenografica: il lungo viale, le prime aperture verso il mare, la scalinata che conduce al palazzo.
All'interno, boiserie e arredi originali raccontano l'immaginario cosmopolita della nobiltà asburgica di metà Ottocento. Dal 1955 il castello è museo statale: oggi la visita alterna stanze d'epoca e affacci sul Golfo, in un dialogo costante tra architettura, rappresentanza e paesaggio costiero.


Castello di Miramare, Trieste
Santuario di Monte Grisa. Simbolo religioso e landmark brutalista
Salendo lungo la strada che attraversa il Carso, il Santuario di Monte Grisa compare improvviso tra le curve: una sagoma geometrica, quasi astratta, sospesa a 330 metri sopra il mare. Progettato dall'ingegnere Antonio Guacci e costruito tra il 1959 e il 1966, nasce da un voto del vescovo Antonio Santin, che promise un luogo di culto come ringraziamento per la salvezza di Trieste alla fine della Seconda guerra mondiale.
L'architettura è interamente in cemento armato e si basa su una maglia di moduli triangolari che ripetono la lettera "M" di Maria, leggibile sia in facciata sia in pianta. Due chiese sovrapposte, sostenute da grandi travi reticolari, definiscono un volume essenziale e potente, tra i pochi esempi di brutalismo religioso in Italia.
Dal piazzale esterno, la vista abbraccia l'intero Golfo: il Porto Vecchio, le aree industriali, il centro compatto che si allunga verso il mare. Il santuario diventa così un punto di riferimento doppio - spirituale e topografico - per chi guarda Trieste dall'alto, dal mare o dalla ferrovia costiera.

Santuario mariano di Monte Grisa
E poi ancora:
il Teatro Romano, il Castello e la Cattedrale di San Giusto, la Sinagoga, il Palazzo del Governo e il Salone degli Incanti
- Teatro Romano e Castello di San Giusto - Sulla collina che domina il centro storico, questo complesso archeologico racconta l'origine romana di Trieste. Il teatro (I sec. d.C.), parzialmente scavato nella roccia, si apre verso il mare; accanto, il castello - ampliato tra il XV e il XVII secolo - offre un punto panoramico a 360° sulla città e sul Golfo.
- Cattedrale di San Giusto - Adiacente al castello, la cattedrale nasce dalla fusione di due basiliche paleocristiane. L'interno custodisce mosaici bizantini absidali e frammenti lapidei d'epoca romana, mentre il campanile incorpora un'antica torre difensiva, stratificando epoche e funzioni.
- Sinagoga di Trieste - Tra le più grandi d'Europa, la sinagoga progettata da Ruggero e Arduino Berlam (1908-1912) fonde elementi classici e suggestioni orientali. La sua scala e la sua posizione testimoniano l'importanza della comunità ebraica nella vita economica e culturale della città.
- Palazzo del Governo - Affacciato su Piazza Unità d'Italia, rappresenta uno dei principali esempi di architettura del primo Novecento triestino. Progettato da Emil Artmann e completato nel 1905, fu successivamente modificato in stile neorinascimentale per simboleggiare la presenza del potere centrale italiano nel periodo post-unitario.
- Ex Pescheria - Salone degli Incanti - Edificio industriale liberty sul lungomare, caratterizzato da ampie superfici vetrate e un'impostazione simmetrica. Oggi riconvertito in spazio espositivo, ospita mostre temporanee e iniziative dedicate all'arte contemporanea, mantenendo una forte relazione con il paesaggio portuale.

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