Dall'Europa agli Stati Uniti il salto è bello grosso: jet lag a parte, si tratta di abbandonare la comfort zone europea e immergersi completamente in un altro stile di vita. Ancora di più se pensiamo che il passaggio va dalla calma di Bilbao alla frenesia di New York, tra grattacieli e taxi che sfrecciano nella Fifth Avenue. Ma che meraviglia!

L'occhio si perde, fatica a riposare per tutti gli stimoli che catturano la sua attenzione. Probabilmente le stesse sensazioni di un newyorkese che si trova catapultato nella nostra Roma, ma qui stiamo parlando di Chiara, Maria, Alvaro e Antoine, finalmente arrivati nel "Nuovo Mondo".

Viaggio serratissimo, ben diverso da quel lentissimo on the road in macchina intrapreso da Oscar Niemayer, allora cinquantaquattrenne, che percorse oltre 1.200 chilometri per spostarsi da Rio de Janeiro al sito dove sarebbe sorta Brasilia pur di non prendere l'aereo.

I nostri giovani, invece, carichi di energia, in neanche un mese hanno percorso tantissimi chilometri con ogni mezzo possibile. Fanno pensare alla messa in pratica di una delle più belle frasi sul tema del viaggio firmata da Mark Twain, che recitava "Tra vent'anni non sarai deluso dalle cose che avrai fatto, ma da quelle che non avrai fatto. Quindi molla gli ormeggi, esci dal porto sicuro e lascia che il vento gonfi le tue vele. Esplora. Sogna. Scopri".

Letteratura presa alla lettera, ma con una sana regola prima di andare alla scoperta della città: mai saltare la colazione!

Da NEW YORK a BOSTON, da CHICAGO a DALLAS fino a SAN FRANCISCO e, infine, LOS ANGELES. Ripercorriamo un po' di tappe del viaggio, guidati dalle fotografie e dai testi lasciati sui profili social del RPWT_40 days. Non un ripasso di storia dell'architettura, ma sicuramente un utile recap per prendere appunti su progetti molto noti, recentissimi o ancora in corso di realizzazione.

New York | foto © RPWT_40 days

New York | day 16 - 20

In una canzone Jay-Z e Alicia Keys definivano New York "giungla di cemento dove sono fatti i sogni". E New York appare proprio così: alcune delle architetture più famose stanno in questa porzione di mondo, un vero sogno per un giovane architetto che, con taccuino alla mano e macchina fotografica al collo, si appresta ad esplorarla. Pensate che in una sola giornata i quattro ragazzi sono riusciti a visitare oltre 20 edifici "griffati" da alcuni dei più grandi architetti viventi e non, come l'OCULUS di Santiago Calatrava, l'ENTRY PAVILION 9/11 di Snøhetta, la WTC FREEDOM TOWER di D.Childs/ SOM, il NEW AMSTERDAM PAVILION di Unstudio, la BEEKMAN TOWER di Frank Gehry, solo per citarne alcuni.

Ma non si può essere turisti per sempre, nelle quattro giornate newyorkesi si deve anche studiare sul campo, ed ecco che è il momento di una visita in cantiere, dedicata stavolta all'edificio del RPBW in corso di realizzazione: il nuovo campus urbano della COLUMBIA UNIVERSITY sulla 125th street.

"Siamo riusciti a salire fino al 29° piano" - raccontano i ragazzi - "e abbiamo immaginato come potrebbe essere vivere all'interno. Ci sarebbe piaciuto!".

Ad accompagnarli durante la visita è Justin Wadge, un'ottima guida per svelare tutti i segreti dei dettagli di facciata in cemento e fibra di vetro: "È interessante vedere l'uso del cemento come elemento di facciata adoperato insieme a materiali tipici dell'architettura RPBW come vetro e acciaio" - scrivono i quattro sul diario di bordo.

Building Site New Manhattanville Campus Columbia University | foto © RPWT_40 days

All'interno del campus il LENFEST CENTER FOR THE ARTS ospita le arti performative, con prevalenza di spazi aperti e flessibili che consentono di scorgere frammenti di città, mentre il JEROME L GREENE SCIENCE CENTER, con il suo caratteristico colore blu sulla facciata, ospita uffici, locali tecnici per il lavoro scientifico e punti di incontro per i lavoratori. A colpire i ragazzi è l'armonia con cui "edifici così diversi per forma, funzione e identità riescono a stare insieme".

Columbia university urban campus | foto © RPWT_40 days

Dalle forme sinuose del GUGGENHEIM MUSEUM all'iconica verticalità dell'EMPIRE STATE BUILDING, l'ultima giornata nella Grande Mela ha in programma un'altra doppietta di progetti RPBW.

Il primo è il WHITNEY MUSEUM, tra la fine dell'Highline e il fiume Hudson. L'ingresso a sbalzo anticipa il volume asimmetrico che contiene spazi espositivi senza colonne caratterizzato da flessibilità spaziale, mentre sulla sommità un grande lucernario illumina l'edificio dall'alto. "A colpirci - scrivono i ragazzi - è lo spazio di circolazione a sbalzo aperto verso la città che funge da collegamento tra il museo e gli spazi espositivi".

La sabbia della clessidra è finita, tappa successiva è la MORGAN LIBRARY AND MUSEUM, un insieme di edifici nel cuore di Manhattan oggetto di rinnovamento per mano dell RPBW nel 2003.

Morgan Library | foto © RPWT_40 days

New Heaven | Day 21

Due ore di macchina separano New York da New Heaven, nuova destinazione per i "Fantastici 4", il luogo dove sorge l'emblematico complesso studentesco di Yale "che fa convivere armoniosamente funzioni legate all'istruzione e alla cultura".

Ma la vera calamita per un architetto è sicuramente la YALE ART GALLERY di Louis Kahn, arretrata rispetto ai fronti degli edifici esistenti e nota per il suo soffitto formato da nervature a forma di tetraedro che definiscono le direzioni delle vetrate e delle pareti espositive

Passeggiando per il parco, però, si intravede anche un origami di pietra: è la biblioteca di libri e manoscritti Beinecke Rare progettata da Gordon Bunshaft, "dove la matericità si alterna all'effetto traslucido dato dalle lastre di marmo che filtrano la luce per proteggere i libri rari e creare suggestive percezioni all'interno. Al candore dell'esterno si contrappone il volume interno in acciaio e vetro che ospita i libri".

Yale Art Gallery | foto © RPWT_40 days

Tempo scaduto: è ora di volare a Boston | day 22

Altre due ore di macchina, ed eccoli catapultati a Boston per 24 ore. Ad aspettarli c'è la visita all'ampliamento dell'ISABELLA STEWART GARDNER MUSEUM completato dal RPWT nel 2012, dove "un corridoio vetrato collega elegantemente un edificio al piano terra, completamente vetrato, con un palazzo in stile veneziano".

Si tratta di una nuova ala dedicata alle arti decorative, costata ben 90 milioni di euro, un intervento davvero raffinato e curato in ogni minimo dettaglio. Come sottolineano i ragazzi, "è bello vedere come i volumi dell'ampliamento assumano il carattere di una grande e ariosa serra tra gli alberi". All'interno trovano posto un auditorium, laboratori, spazi per le aule, bar e aree di distribuzione.

E poi di corsa da Boston a Cambridge per una breve visita agli HARVARD ART MUSEUMS, "dove il vecchio e il nuovo sono sapientemente collegati attraverso il tetto in vetro inclinato che copre il cortile storico restaurato del Fogg Museum e dà la giusta luce alle gallerie, ai laboratori e al laboratorio di conservazione. Nei livelli inferiori l'espansione offusca il confine tra il nuovo e il vecchio".

Isabella Stewart Gardner Museum extension | foto © RPWT_40 days

foto: Harvard Art Museums | foto © RPWT_40 days

Boston non basta. Rotta verso Chicago e Dallas | day 23 - 27

"Passeggiando per le verdi strade di Hyde Park, si nota un insieme di volumi armoniosamente composti, ravvivati ​​da vetrate minuziosamente decorate". Riuscite a indovinare di che architettura stiamo parlando?

Ebbene sì, è proprio lei: la ROBIE HOUSE in stile prateria progettata nel 1910 da quel maestro assoluto che è Frank Lloyd Wright. "Nonostante i suoi anni, appare assolutamente contemporanea" - sottolineano i ragazzi, colpiti soprattutto dal sapiente e innovativo uso dell'acciaio in un edificio residenziale di "piccole" dimensioni.

"Colpisce soprattutto il modo in cui Wright enfatizza le linee orizzontali nella muratura, riempiendo i giunti orizzontali con malta più chiara, mentre per quelli verticali color mattone" ci fanno notare. Lo sapevate?

Robie House | foto © RPWT_40 days

Le vie di Oak Park tengono legati insieme edifici residenziali di grande fama, tra cui anche la casa-studio di Wright, occasione unica di sperimentazione per l'architetto a livello di soluzioni spaziali. "Si nota soprattutto la transizione tra i diversi spazi enfatizzata dal cambio di scala", raccontano.

Ancora più forte la sensazione di straniamento di fronte all'essenzialità dello Unity Temple, che "fa sentire avvolti da una spiritualità resa tangibile attraverso la cura dei dettagli e l'uso di materiali e geometrie semplici, con un raro senso del dettaglio".

E poi direzione FARNSWORTH HOUSE, dove "ogni passo nel bosco fa crescere la curiosità della vista di un'icona così tante volte citata durante le lezioni".

Anche qui la verticalità dei sostegni si relazione con l'orizzontalità della composizione generale, pensata proprio per integrare il paesaggio circostante all'interno di uno spazio abitativo, dove le uniche posizioni definite sono quelle dei servizi, della cucina e del camino.

"Sembra semplice a prima vista, ma quando sei dentro ne capisci la complessità, soprattutto nei dettagli. Ogni cosa è al posto giusto. Il leitmotiv "less is more" di Mies è perfetto per descriverla".

Farnsworth House | foto © RPWT_40 days

Quattro ore di viaggio separano la Farnsworth House dal QUARTIER GENERALE DEL JACKSON WAX, realizzato da Wright insieme all'ingegnere Jaroslav Polívka come sede dei laboratori dell'omonima azienda, dove ad attendere i ragazzi c'è la guida Kristin Gibson.

Curiosità per gli architetti: il progetto ha richiesto oltre 200 diversi tipi di mattoni diversi per crearne le curve!

Nell'edificio basso e orizzontale gli spazi sono completamente aperti, con una foresta di pilastri circolari a forma di albero che sembrano quasi voler portare la natura all'interno. Il volume della torre di ricerca, invece "ha la forma di un parallelepipedo con gli angoli arrotondati, le cui parti trasparenti si alternano a elementi opachi, rivelando il nucleo centrale circolare che ospita la scala e il soppalco a piani alterni".

foto a sinistra da © archivio ufficiale Jackson Wax

Da non perdere in città è poi l'ampliamento del CHICAGO ART INSTITUTE, con la nuova ala dell'edificio firmato RPBW ruotata di 90° verso nord che offre un nuovo punto di accesso al museo dal Millennium Park.

Se l'esterno si caratterizza per la contrapposizione tra facciata leggera e trasparente in vetro e metallo e solide pareti in pietra calcarea, l'interno si fa notare per l'atrio a doppia altezza illuminato zenitalmente, da cui si accede ai piani del museo.

Chicago Art Institute | foto © RPWT_40 days

Si cambia città, si cambia edificio, ma non progettista: siamo davanti al NASHER SCULPTURE CENTER di RPBW a Dallas, "un'oasi in mezzo ai grattacieli che ospita oltre 300 opere d'arte", composto da cinque padiglioni rettangolari uguali e paralleli, i cui volumi sono delineati da pareti in travertino che proiettano ed estendono la loro superficie verso il giardino creando degli spazi intimi. La copertura è l'elemento emblematico, con cinque volte di vetro incassate e sospese alle pareti laterali sostenute da bretelle.

Nasher Sculpture Center | foto © RPWT_40 days

Texas: da Fort Worth a Houston e poi San Francisco | day 27 - 30

Nuove emozioni a Fort Worth, noto per ospitare il KIMBELL ART MUSEUM di Louis Kahn, poi ampliato dal RPBW nel 2013. Semplicità e alto grado di dettaglio sono le parole chiave per descriverlo.

"È un edificio in cui l'antico incontra il moderno: moderno nella sua mancanza di ornamenti, ricorda l'architettura romana con i suoi archi, le volte e il portico sul giardino". A colpire i ragazzi è poi il tema della luce naturale, che entra dall'alto attraverso gli stretti lucernari delle grandi volte e si diffonde attraverso elementi riflettenti posti sotto di esse. Renzo Piano, in punta di piedi per rispettare il capolavoro, realizza infatti l'ampliamento mantenendo le proporzioni dell'edificio di Kahn, facendolo dialogare attraversi i pilastri in cemento e le travi in legno del porticato che sostiene la copertura in vetro.

Kimbell Art Museum by Louis Kahn + The Modern Art Museum by Tadao Ando  | foto © RPWT_40 days

Giunti a Houston, dopo il Museum of Fine Arts Mies Van Der Rohe, il Kinder Building at the Museum for Fine arts di Steven Holl, la Rothko Chapel di Philip Johnson, Howard Barnstone e Eugene Aubry è il momento di visitare l'edificio della MENIL COLLECTION.

"Ogni progetto di Renzo Piano sembra essere un esperimento per mettere in pratica un nuovo principio costruttivo" - sottolineano i ragazzi - "e questo non fa eccezione!".

La Menil Collection, all'interno di un parco di un quartiere residenziale, "si fonde con l'ambiente, e appare quasi "domestico" per proporzioni e facciata in legno grigio che lascia intravedere gli edifici vicini".

Ancora una volta, a colpire è la gestione della luce naturale per la salvaguardia delle opere d'arte, operata attraverso pannelli di copertura a forma di foglia che lasciano filtrare i raggi di luce, creando un gioco di ombre e diventando a loro volta opere d'arte insieme agli elementi strutturali che le sostengono.

Menhil Collection | foto © RPWT_40 days

"If you come to San Francisco, summertime will be a love-in there" - cantava Scott McKanzie nella canzone San Francisco. Solo due giorni per i nostri eroi che ormai hanno superato il mese di viaggio, ma sicuramente pieni di scoperte.

Anche qui il Renzo Piano Building Workshop ha piantato una bandierina, con il progetto della CALIFORNIA ACADEMY OF SCIENCES, completato nel 2008 sulla base del precedente complesso andato distrutto a causa di un terremoto. Insieme alla guida Cameron Cooper, i ragazzi hanno potuto esplorare la struttura in tutte le sue parti, compreso il parco sopraelevato a 10 metri di altezza che funge da copertura verde, composta addirittura da 1.700.000 piante.

Visita al San Francisco MOMA di Mario Botta and Snøhetta, poi dritti al Salesforce Park and Tower di César Pelli, un ultimo saluto ai chiché della città...e via verso nuovi orizzonti. → Direzione Los Angeles

California Academy of Sciences | foto © RPWT_40 days

San Francisco | foto © RPWT_40 days

Ultima tappa: Los Angeles

"Noleggiare un'auto per andare da San Francisco a Los Angeles non è solo un modo di viaggiare, ma un viaggio nel viaggio. La costa ci accompagna durante le ore di guida e il mare, con i suoi colori e suoni, ci accoglie nella nostra tappa intermedia a Carmel, luogo dove lo spazio domestico dialoga con il paesaggio naturale. Tra le case in riva al mare spicca la casa progettata da F.L.Wright con la sua vetrata che sottolinea questo legame tra la vita domestica e quella di mare. La seconda parte del viaggio da Carmel a Los Angeles ha un sapore diverso, siamo immersi in un paesaggio dove i colori predominanti sono quelli della calda terra d'estate, fuori dal finestrino l'aria californiana".

Qui ad attendere i ragazzi è la visita al BROAD MUSEUM di Diller Scofidio & Renfro, "un'architettura forte con una facciata avvolgente e una hall dalla geometria complessa, con pareti arrotondate e squadrate". E poi l'iconica EAMES HOUSE, casa studio di Charles e Ray Eames e infine il GETTY CENTER di Richard Meier.

Ed è proprio da qui che Chiara, Maria, Alvaro e Antoine salutano l'America. Da Los Angeles li attende un volo per Milano, e poi dritti a Genova, dove li incontreremo a Punta Nave, nella sede della Fondazione Renzo Piano, e poi visiteremo il recente CANTIERE DEL WATERFRONT di Genova.

Siamo curiosi di sapere che cosa questo viaggio abbia lasciato loro dal punto di vista architettonico, ma un grande insegnamento è già stato espresso tra i loro appunti:

"Dicono "non scegli la tua famiglia". Nel nostro caso, ci siamo incontrati il ​​19 giugno 2023, a Parigi. Da allora, abbiamo iniziato a scoprire il mondo con un ritmo diverso, creando il nostro, una dimensione fatta di chiacchiere, risate, improvvisazioni e aiuto reciproco. Tutti e quattro abbiamo iniziato questo viaggio con la paura che non si creasse sintonia tra di noi. Già dopo poche settimane si è instaurato un legame vero: mangiamo sempre insieme, ci supportiamo per torvare soluzioni impossibili per spostarci da un punto all'altro, ci prendiamo cura a vicenda. Al di là della straordinaria esperienza architettonica che questo viaggio rappresenta, è incredibile e inaspettata l'aspetto umano che ha fatto emergere. Adesso non sappiamo cosa ci aspetti dopo questo viaggio, sarà difficile tornare alla vita di tutti i giorni, stare nello stesso posto per più di 24 ore e non camminare per 25 km, scattare infinite fotografie e prendere appunti sul taccuino. Siamo davvero grati di aver avuto la possibilità di vivere quest'esperienza!"

foto: © RPWT_40days

Stati Uniti | architetture RPBW visitate

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RENZO PIANO WORLD TOUR 2023

promosso da Fondazione Renzo Piano, Fundación Botín, Vitra e Selvaag Gruppen, in collaborazione con ProViaggiArchitettura e professionearchitetto.it

il viaggio sta per concludersi... gran finale a Genova
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