Smart cities e rigenerazione urbana: 2,5 miliardi per le periferie delle città metropolitane nel Dl Pnrr

di Mariagrazia Barletta

Quasi 2,5 miliardi di euro dal fondo per l'attuazione del Next Generation Eu diritti nelle tasche delle città metropolitane per interventi di rigenerazione urbana e sociale, innescati dal recupero ecosostenibile di strutture esistenti e aree pubbliche. Risorse che serviranno anche per realizzare progetti di smart cities, agendo in particolare sui trasporti e sul consumo energetico.

È quanto prevede il decreto di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) pubblicato sulla Gazzetta ufficiale di sabato 6 novembre (il Dl è in vigore dal giorno successivo).

Lo stanziamento di 2.493,79 milioni di euro per il periodo 2022-2026 (cui vanno aggiunti 210 milioni già stanziati dal Dl 59 del 2021) dà attuazione alla linea progettuale «Piani Integrati - M5C2 - Investimento 2.2» del Pnrr, che ha l'obiettivo di realizzare Piani urbani integrati dedicati  alle periferie delle città metropolitane. Per attuare tali piani si prevede «una pianificazione urbanistica partecipata, con l'obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile».

Gli obiettivi sono diversi: ricucire il tessuto urbano ed extra-urbano, colmando deficit infrastrutturali e di mobilità, recuperare spazi urbani e aree già esistenti allo scopo di migliorare la qualità della vita, promuovere processi di partecipazione sociale e imprenditoriale. I progetti dovranno inoltre restituire alle comunità una identità attraverso la promozione di attività sociali, culturali ed economiche.

La fetta più grande delle risorse (assegnate in base alla popolazione residente e alla vulnerabilità sociale e materiale, misurata attraverso un apposito indice) va alla città metropolitana di Napoli (351 milioni di euro), seguita da Roma Capitale (330 milioni), Milano (277), Torino (234), Palermo (196), Catania (186), Bari (182), Firenze (157), Bologna (157), Genova (141), Venezia (140), Messina (132), Reggio Calabria (119) e Cagliari (101).

Per dare forza agli interventi di rigenerazione delle città metropolitane beneficiarie, è costituita all'interno del «Fondo ripresa resilienza Italia» del quale lo Stato italiano è contributore unico e la cui gestione è affidata alla Banca europea per gli investimenti, una sezione con dotazione di 272 milioni di euro. Si tratta di un fondo tematico dedicato al settore della rigenerazione urbana che serve ad attrarre finanziamenti privati nei progetti di risanamento urbano, a promuovere lo sviluppo di investimenti urbani a lungo termine e a sviluppare canali di prestito nuovi e alternativi, combinando le risorse del Pnrr con quelle private

I Piani urbani integrati prevedono infatti la possibilità di partecipazione dei privati, attraverso il «Fondo Ripresa Resilienza Italia» nel limite massimo del 25 per cento del costo totale dell'intervento. I progetti di rigenerazione possono inoltre prevedere la presenza di start-up di servizi pubblici e far ricorso alla la co-progettazione con il terzo settore.

Le città metropolitane, entro il 7 marzo 2022 (entro 120 giorni dall'entrata in vigore del Dl), individuano i progetti finanziabili all'interno della propria area urbana. I progetti oggetto di finanziamento, il cui costo totale non può essere inferiore a 50 milioni di euro, devono riguardare il riuso e la rifunzionalizzazione in chiave ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche esistenti, il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale. Particolare attenzione va posta al potenziamento dei servizi sociali e culturali e alla promozione delle attività culturali e sportive. Sono inoltre ammessi interventi finalizzati a sostenere progetti legati alle smart cities, con particolare riferimento ai trasporti ed al consumo energetico.

I progetti di riuso di immobili devono prevedere il salto di almeno due classi energetiche. È necessario, inoltre, assicurare l'equilibrio tra zone edificate e zone verdi, bisogna puntare sull'incremento dell'autonomia delle persone con disabilità e sull'inclusione sociale attraverso la promozione di servizi sociali e sanitari a livello locale eliminando, dove possibile, gli ostacoli all'accesso agli alloggi e alle opportunità di lavoro.

I piani devono inoltre essere conformi al principio del Dnsh (Do not significant harm). Significa che i progetti non devono intralciare l'azione di mitigazione di cambiamenti climatici, non devono avere effetti negativi sul clima, non possono interferire con lo stato ecologico delle acque superficiali, sotterranee e marine, Inoltre, devono fare propri i principi dell'economia circolare e non devono nuocere alla resilienza degli ecosistemi.

Il trasferimento delle risorse ai soggetti attuatori è previsto entro il 6 aprile 2022, mediante decreto del Viminale emanato con il concerto del ministro dell'Economia. Contestualmente al decreto sarà firmato uno specifico «atto di adesione ed obbligo» contenente i criteri, gli indirizzi ed i relativi obblighi che regolano il rapporto con i soggetti attuatori. L'atto di adesione ed il Dm disciplineranno anche i termini di avvio e conclusione dei lavori (marzo 2026), le modalità di erogazione e revoca delle risorse, i contenuti essenziali della documentazione di gara per il rispetto Dnsh.

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