In alto | Casa delle barche 1901, Veli Brion , (Brioni Maggiore), Croazia © Serena Acciai

Si può parlare di casa Adriatica? Esistono elementi architettonici ricorrenti nelle case dell'Adriatico, in quello spazio che un tempo era conosciuto come il golfo di Venezia?

L'abitare ottomano che per lungo tempo è arrivato a lambire le coste adriatiche, è davvero rimasto confinato nei Balcani oppure è riuscito a influenzare alcuni elementi costitutivi delle case della Serenissima? Viceversa, i palazzi di impronta europea sul Bosforo fondono nella loro disposizione planimetrica influenze palladiane col tipo della casa ottomana?

L'Adriatico è in fondo uno spazio d'incontro tra diversità, un limes nel Mediterraneo, una convergenza di mondi e tradizioni culturali - e quindi anche architettoniche - differenti.

Il bilanciarsi tra queste tradizioni lungo l'Adriatico è profondamente differente, che ci si trovi tra Venezia e il Golfo del Quarnaro, tra la Dalmazia e il Conero, o nel Canale di Otranto.

Percorrendo l'antico Golfo di Venezia e nelle isole, troveremo anche che altre influenze sono intercorse, o noteremo - come nel caso degli insediamenti Arbëreshë della Calabria - il permanere di modelli abitativi antichi di origine bizantina mutuati tra le due sponde del mare.

Ma di tutto questo nell'architettura odierna esiste qualche traccia?
Partiamo dal principio.

Similitudini adriatiche, © Serena Acciai

Yalı di Hatice Sultana sul Bosforo a Istanbul, XIX secolo, progetto di Antoine Melling, 1809-1819.

L'Adriatico come un piccolo Mediterraneo dove la casa è un concetto migrante

Venticinque anni fa, alle soglie del nuovo secolo, Eugenio Turri compose la monumentale trilogia narrativa e fotografica intitolata Adriatico Mare d'Europa, rinnovando cosi quella lunga tradizione veneta di relazione con lo Stato da Mar dove anche l'etimologia, come spesso accade, svela la natura storica di questo braccio di mare compreso tra gli Appennini e le Alpi Dinariche. Ma è lo storico romano Varrone che ci fornisce la definizione più affascinante: la parola Adria da cui Adriatico deriverebbe dall'etrusco atrium, giorno/luce/est, a voler significare la posizione e l'apertura verso oriente della citta di Adria e quindi del mare.

Nel Mediterraneo l'idea di casa è un concetto migrante. La casa come luogo sicuro che ospita la famiglia è ciò che le persone e le culture che si spostano portano con sé, o cercano di ricreare.

Le storie di popoli e tradizioni che hanno viaggiato da un luogo all'altro del Mediterraneo hanno contribuito a formare quelle affascinanti situazioni composite che sono la vera essenza dell'architettura abitativa di questo bacino, e l'Adriatico nel suo carattere di golfo rappresenta perfettamente in piccolo, quei fenomeni che ad una scala più ampia, hanno interessato tutto il Mediterraneo.

Le due sponde dell'Adriatico nei secoli hanno sempre dialogato e non è una caso che viaggiando tra esse ci si accorga che da Rimini a Zadar le case vernacolari hanno planimetrie simili, che riconducono alla tipica casa-villa veneta con quattro stanze e un salone centrale, la cosiddetta sala veneta o salone passante. D'altra parte in dialetto veneziano si usava dire "quattro stanze e un salon, xé la casa d'un Schiavon".

Lungomare di Viserba di Rimini e di Zadar (Croazia) a confronto, © 2018 Serena Acciai

Dalla Venezia bizantina al Libano passando per Istanbul

Allo stesso modo la tipica casa ottomana, ruota attorno allo spazio del sofa che è il corrispettivo della sala veneta, e permetteva di accedere alle altre stanze. Non c'erano ingressi diretti da una stanza all'altra: la comunicazione interna avveniva sempre attraverso il sofa, che è l'elemento caratteristico di questo modo di abitare, ed è spazio distributivo e spazio dello stare al contempo. Ma a ben guardare, questo particolare ambiente esisteva già nella casa-palazzo bizantino di cui a Istanbul resta un grandioso esempio nel Tekfur Saray o Palazzo del Porfirogenito.

Non è pertanto una coincidenza che queste due tradizioni abitative, con un comune passato bizantino, abbiano generato in Adriatico dal Settecento in poi, la cosiddetta casa a sala centrale.

Maurice Cerasi, grande studioso di questi temi, sosteneva che perfino in Libano si ebbe un ritorno della casa veneziana nel Levante, che avvenne, aggiungo io, mutuato dall'influenza ottomana.

Altro elemento tipologico che permane in Adriatico è la trifora veneziana che in Libano arriva a denominare la casa stessa: ovvero, il tipo della casa a tre archi.

sx | Planimetria della tipica casa-villa veneta, © Serena Acciai

dx | Esempio di casa ottomana con divano passante, da Eldem, 1954.

Reinterpretazioni moderne di Giuseppe Pagano e Giancarlo De Carlo

Le forme dell'architettura vernacolare come un fiume carsico, tornano nella storia dell'architettura, e nel novecento troviamo i cosiddetti "altri moderni", ovvero quegli architetti regionalisti che trovarono nella reinterpretazione dell'architettura vernacolare una via diversa per la modernità.

Essi si riferirono ai luoghi, sentirono il richiamo dell'architettura come espressione delle diversità culturali e colsero il valore e la bellezza degli spazi e degli oggetti di uso quotidiano.

Tra loro anche Giuseppe Pagano Pogatschnig che già abbiamo citato per il suo lavoro sull'Architettura rurale in Italia. Pagano, originario di Parenzo oggi Croazia, aveva speso la prima giovinezza in Istria, frequentato il liceo a Capodistria ed era certo familiare con l'architettura veneziana in Adriatico e con quella dei Balcani settentrionali. Nel 1939 insieme Gino Levi Montalcini costruì Villa Colli a Rivara, nel Canavese (Torino). La planimetria di Villa Colli, si risolve attorno ad una grande hall centrale a tutta altezza che distribuisce gli altri spazi e che tanto assomiglia a quella sala, veneta, ottomana, libanese che caratterizza tutto l'Adriatico.

Villa Colli, Rivara (Torino) 1939, Pagano e Levi-Montalcini, schizzo © Serena Acciai

In tempi più recenti, anche Giancarlo De Carlo per il Central District di Beirut riprese partendo dalla stratificata tradizione abitativa libanese sia l'elemento della finestra tripartita, che quello del salone passante, per rigenerare in chiave contemporanea lo Wadi Abou Jmil (ex quartiere ebraico). L'elemento passante aveva nell'architettura tradizionale la funzione di illuminare e mettere in connessione, anche climatica, la casa con l'esterno attraverso le finestre tripartite che ne segnavano la posizione in facciata. 

Tra le carte del progetto emergono studi di De Carlo sulla forma delle finestre tripartite, quasi un piccolo catalogo sul quale l'architetto aveva lavorato per attualizzare queste forme. Tipi di aperture che avevano attraversato le varie epoche, dall'architettura ottomana in Libano, all'Art Nouveau, al primo modernismo ma che poi si sono un po' perdute nelle scelte finali dei prospetti del complesso. Sfortunatamente, le terribili vicissitudini della storia recente in Libano non hanno ancora permesso la conclusione del cantiere. 

In conclusione, possiamo dire che i caratteri dell'architettura adriatica sono ancora presenti e aspettano di essere reinterpretati, anche oggi. 

Finestre libanesi a confronto, schizzo © Serena Acciai

Le 25 tappe/articoli... coming soon

1_casa veneziana, casa ottomana, casa adriatica; 2_Palazzi bizantini di Calabria; 3_Case palaziate di Ravello; 4_Camini e casoni del Veneto; 5_Grecità delle masserie Pugliesi; 6_Insediamenti arbëreshë; 7_Ville e palazzi della Romagna e di Dubrovnik a confronto; 8_I liagò veneziani; 9_Le lammie di Pisticci e del sud Italia; 10_Le case eoliane e il Triclinium; 11_I borghi saraceni; 12_Case a graticcio oltre Ercolano nella penisola italiana; 13_Gli sporti a Firenze; 14_La sala centrale nel Mediterraneo; 15_Casa baraccata; 16_Orti saraceni in Basilicata; 17_La Rabata di Tricarico; 18_Gli Erker alpini 19_Casali catalani nel napoletano; 20_ I mignani del Salento; 21_Casa della turca di Rovereto; 22_Il tessuto urbano di Martina Franca; 23_Carloforte tunisina e genovese; 24_ I trulli e l'oriente; 25_La Kalsa di Palermo.

Chi è Serena Acciai

Architetta, ricercatrice, autrice con esperienza sul patrimonio multiculturale del Mediterraneo. Il suo lavoro promuove l'architettura sostenibile e studia le identità culturali concentrandosi sul recupero dell'architettura vernacolare della regione mediterranea. Ha conseguito il dottorato di ricerca in composizione architettonica e urbana presso l'Università di Firenze. È stata titolare d'incarichi d'insegnamento presso il Politecnico di Milano, l'Università Federico II di Napoli e l'Università di Firenze. Vincitrice del XVI premio Bruno Zevi con il saggio storico-critico La casa ottomana a sofa: una moderna idea di abitare (Letteraventidue) ha sempre voglia e di disegnare, viaggiare e scoprire il mondo con l'architettura. Maggiori informazioni → serenaacciai.com

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