In alto |  La loggia di Palazzo Spinelli, Aieta, Calabria - photo © Serena Acciai

Se si pensa alla Calabria bizantina immediatamente visualizziamo la Cattolica di Stilo ma se l'architettura religiosa bizantina è sopravvissuta non può essere avvenuto lo stesso per quella civile o per parti di essa? 

Esempi di abitazioni o palazzi di origine bizantina si trovano in molti paesi del Mediterraneo, tra cui Turchia, Grecia, Italia, Spagna, Marocco e nei Balcani. 

Partendo dall'Italia, cuore dell'arte e dell'architettura romana, si può osservare come il passato bizantino si manifesti per "frammenti" nell'architettura civile. I resti della dominazione bizantina nelle città italiane, sono sparsi dal nord al sud della penisola e non si tratta di tracce evidenti, ma di caratteristiche architettoniche che si sono profondamente radicate nel linguaggio del patrimonio costruito delle varie regioni italiane, tanto che spesso sono classificate e denominate semplicemente come medioevali.  

I bizantini restarono in Italia per più di cinque secoli con una presenza geografica fortemente diversificata e se seguiamo gli itinerari già tracciati da Giorgio Ravegnani vediamo ad esempio, che tra Marche e Umbria si può ancora oggi percorrere l'antico Corridoio Bizantino ovvero quella porzione di territorio contesa tra Longobardi e Bizantini che permetteva il collegamento tra l'Esarcato di Ravenna e Roma, i due centro del potere bizantino nel centro-nord della penisola. 

Frammenti architettonici dell'Italia Bizantina

Il Palazzo della Ragione, nel complesso dell'Abbazia di Pomposa nel ferrarese, presenta la caratteristica cadenza delle facciate bizantine e ricorda da vicino quella del Fondaco dei Turchi sul Canal Grande a Venezia per le numerose aperture presenti peraltro, in tutti i palazzi romani lungo le coste del Mediterraneo: dalla facciata alla maniera bizantina di Kaštel Lukšić, al Palazzo di Diocleziano a Spalato, al Palazzo di Boukoleon sul Mar di Marmara, fino al Palazzo dei Comneni a Trebisonda, sul Mar Nero.

Palazzo della Ragione, Pomposa collezione Serena Acciai

A Tivoli, fuori Roma, si può invece osservare una casa che ricorda quelle di Mistra in Grecia (il più rappresentativo insediamento bizantino sopravvissuto fino a noi) per il trattamento della facciata e delle modanature.

Ancora, si possono trovare profili di case con i piani superiori che sporgono sulla strada a Venezia. Le mensole sono in legno e la sporgenza cresce con i livelli della casa. Un esempio di ciò è il Ramo Barzizza, una piccola corte sul retro del Palazzo Contarini, sul Canal Grande. 

Ramo Barzizza, Venezia, © Serena Acciai, 2017

Se poi affrontiamo il tema dell'architettura religiosa gli esempi in Italia sono numerosi e tra questi il più iconico è la similitudine tra il San Vitale di Ravenna e la moschea Küçük Ayasofya (già chiesa dei Santi Sergio e Bacco). Entrambe del V secolo d. C. sono raffinati spazi sacri a pianta centrale dove l'architettura è più forte della cangiante connotazione religiosa.

Küçük Ayasofya, ovvero piccola Santa Sofia a Istanbul e San Vitale a Ravenna a confronto, © Serena Acciai, 2012

I modelli civili di Bisanzio-Costantinopoli-Istanbul

A Istanbul, l'antica Costantinopoli restano alcuni palazzi risalenti all'epoca dell'impero bizantino come il Palazzo del Bucoleone (Boukoleon) sul Mar di Marmara che ci raccontano ancora oggi uno scorcio su un mondo scomparso, quello bizantino. I caratteri tipologici di questi palazzi sono: 

  • Una grande aula che aveva sia funzione distributiva per gli ambienti secondari;
  • Facciate compatte con paramenti murari misti;
  • Aggetti di piccole porzioni della facciata quali logge o balconi talvolta coperti (iliakos, soleggiato, dal greco)

Palazzo di Boukoleon a Istanbul, planimetria, foto e ricostruzione, © Serena Acciai, 2012

La Calabria bizantina - palazzi e principio di insediamento in stile bizantino

Nel sud Italia e in particolare in Calabria e in Puglia il dominio bizantino durò più a lungo rispetto ad altre zone della penisola dove le autonomie locali e il potere papale presto si sostituirono ad esso.  Queste regioni ebbero un rapporto particolare con Bisanzio che è ancora oggi rintracciabile, in alcuni elementi tipo-morfologici, ma anche nella musica, nella cucina e nella lingua.  Se si osservano alcuni palazzi, in luoghi dove sappiamo per certo del passato bizantino e se li confrontiamo con modelli superstiti dell'odierna Istanbul ci accorgeremo di sorprendenti analogie.

A Bova in provincia di Reggio Calabria, nel cuore della zona grecanica, l'impianto morfologico del paese ha la forma della kastro bizantino, la città fortificata posta su un'altura e comune a molti insediamenti adriatici e mediterranei. Se poi scendiamo di scala ci accorgiamo che edifici monumentali come il  settecentesco palazzo Mesiani-Mezzacava, che sorge in posizione dominante in prossimità delle antiche mura e ingloba una torre preesistente portano memoria di forme e finiture bizantine: il paramento murario misto, la facciata austera e compatta in continuità con le preesistenze della Giudecca di Bova, l'antica area ebraica del paese. Analogamente al Tekfur Sarayi di Istanbul che nasceva sulle mura teodosiane della città e ne era una naturale prosecuzione. 

Veduta di Bova, col Palazzo Mesiano sulla sinistra, Serena Acciai, 2025

Allo stesso modo ad Aieta, sempre in Calabria, il cui nome in greco significa "città dell'aquila", il rinascimentale Palazzo Spinelli posto in sommità del borgo ha ancora alcuni caratteri in stile bizantino impressi nella sua figuratività come la loggia a cinque arcate che si affaccia a occidente e appare in tutta la sua bidimensionalità quando è bagnata dalla luce del meriggio. 

Palazzo Martirano Spinelli, Aieta © photo Serena Acciai, 2007

Valorizzazioni contemporanee: come si recupera il patrimonio condiviso?

Quando ci si occupa del recupero di edifici che portano con sé la stratificazione del passato, come quelli descritti, e che sono espressione di un patrimonio estinto o condiviso, diventa inevitabile chiedersi quale approccio adottare. Il processo di recupero, infatti, deve essere necessariamente interdisciplinare.

Sociologia urbana, antropologia, restauro architettonico e, perché no, un restauro creativo - come Luciano Semerani definiva, circa trent'anni fa, quell'alternativa tra progetto architettonico e restauro filologico - sono tutte discipline che devono interagire tra loro. Solo così si potrà garantire non solo il reintegro dei dettagli compromessi o deteriorati di un'opera architettonica, ma anche il suo adattarsi alle esigenze della contemporaneità

Vediamo un esempio

Prendendo come esempio il già citato Palazzo del Porfirogenito (in turco Tekfur Sarayı), che si trovava nell'angolo nord-occidentale della città bizantina, vediamo che questo, considerato uno dei pochi palazzi civili bizantini ancora superstiti, è stato aperto come museo nel 2019, a seguito di una ricostruzione controversa.

Il recupero ha comportato la ricostruzione del precedente guscio vuoto della struttura a tre piani e l'aggiunta di ascensori interni ed esterni, facendo sì che l'edificio appaia oggi come un elemento "finito" della città, e non più come la romantica rovina che per secoli ha accompagnato l'iconografia della zona delle Blacherne di Istanbul.

Il restauro ha sicuramente richiesto scelte importanti, ma assolutamente necessarie per salvaguardare il monumento stesso e per la riqualificazione dell'intera area, da tempo molto degradata. Non è stato semplice trovare il giusto linguaggio che calibrasse la lunga storia di questo edificio e ne documentasse i passaggi tra culture diverse: prima palazzo imperiale bizantino, poi ottomano, infine ricovero ebraico. Alcune delle soluzioni adottate sono, a tratti, discutibili — come la chiusura con copertura del piccolo balcone aggettante, tipico elemento dell'architettura civile bizantina — ma, in generale, l'intervento appare ben curato e sicuramente migliorativo dal punto di vista della riqualificazione architettonica e urbana.

Esterno del Palazzo del Porfirogenito prima del restauro, © photo Serena Acciai, 2012. 

Resta la questione della "narrazione", delle diverse culture, sicuramente da approfondire come in tanti altri esempi disseminati in tutto il Mediterraneo. 

Esterni del Palazzo del Porfirogenito - Tekfur Sarayi, Istanbul - dopo il restauro © photo danipuntoeffe, 2022

Le 25 tappe/articoli... coming soon

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Chi è Serena Acciai

Architetta, ricercatrice, autrice con esperienza sul patrimonio multiculturale del Mediterraneo. Il suo lavoro promuove l'architettura sostenibile e studia le identità culturali concentrandosi sul recupero dell'architettura vernacolare della regione mediterranea. Ha conseguito il dottorato di ricerca in composizione architettonica e urbana presso l'Università di Firenze. È stata titolare d'incarichi d'insegnamento presso il Politecnico di Milano, l'Università Federico II di Napoli e l'Università di Firenze. Vincitrice del XVI premio Bruno Zevi con il saggio storico-critico La casa ottomana a sofa: una moderna idea di abitare (Letteraventidue) ha sempre voglia e di disegnare, viaggiare e scoprire il mondo con l'architettura. Maggiori informazioni → serenaacciai.com

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