In apertura: foto © Alessandro Lana
Un intervento di micro-greening che funziona come prototipo da replicare in altri contesti urbani per dar vita a rifugi climatici di prossimità. Un progetto che - una volta eliminato l'effetto isola di calore - dà senso ad un vuoto urbano privo di identità e non utilizzato, che ora diventa uno spazio per eventi e di aggregazione.
Un esempio per metodo perché diretto alla costruzione di comunità e anche perché finalizzato a trovare un senso e una funzione ad uno spazio di risulta tra il costruito, uno dei tanti vuoti privi di identità presenti nelle nostre periferie.
È quanto è stato realizzato a Bari con la nuova Corte Don Bosco, nel delicato quartiere San Paolo.
Protagonisti sono i giovani progettisti del G124, il laboratorio di idee applicate alle periferie, costituito nel 2013 da Renzo Piano appena nominato senatore a vita. A Bari sono stati impegnati i neo-architetti selezionati dall'Università e sostenuti da Piano con il suo stipendio da senatore: Tiziano De Venuto, Ezio Melchiorre, Rosa Piepoli, Giuseppe Tupputi, cui si sono aggiunti a progetto in corso Sofia Scaringella e Antonio Antonino, guidati dai professori del Politecnico di Bari, Carlo Moccia e Francesco Defilippis.
Uno spazio di risulta, di forma triangolare, per niente frequentato dagli abitanti, circoscritto da tre edifici in linea che lo chiudono su tre lati è stato trasformato in un luogo di relazione. Non appena i 127 alberi (allori e lecci) cresceranno, a conformare la nuova piazza vi sarà un "tetto verde" composto dalle chiome, interrotto nel centro da un foro circolare, cui corrisponde, al suolo, una radura, ossia un prato circondato da sedute disposte in circolo. Al tema arboreo si affianca quello della permeabilizzazione e rimodellazione del suolo. Via le betonelle, per far posto alla terra stabilizzata drenante e ad un sistema di cordoli in pietra locale.
Foto © Alessandro Lana
Il team barese ha trovato nel Comune di Bari e nel suo sindaco, Antonio Decaro, dei solidi e interessati alleati. Il progetto per la realizzazione della nuova piazza è stato sposato dall'amministrazione che, grazie ad un accordo di collaborazione, ha messo a disposizione risorse umane e finanziarie. Un impegno proseguito poi con continuità con la nuova consiliatura e il nuovo primo cittadino, Vito Leccese. Non solo il comune pugliese ha sostenuto il progetto, ma lo ha inserito in una visione strategica.
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«Abbiamo percepito il bisogno delle persone di conquistare questo spazio che prima era poco più di un vuoto senza identità; dall'interno delle case la nuova corte offre un punto di vista interessante. Le persone sembrano fiere di questo nuovo rapporto conquistato, sarà la prova del tempo a dirci di più», afferma Tiziano De Venuto. «Il costo dell'intervento, riferito allo spazio triangolare della piazza che si aggira introno ai 5mila mq, è di circa 580mila euro: sono meno di 120 euro al metro quadro e gran parte del budget è stato assorbito dalla piantumazione dei nuovi alberi», precisa ancora De Venuto.
Il costo contenuto rispetto all'ampiezza della superficie interessata rende il progetto già replicabile per questo. Ma non è solo la carta del "low-budget" a renderlo esemplare. Di ragioni ce ne sono almeno tre: il metodo, l'inserimento in una visione strategica che incrocia la questione climatica non più ignorabile e, infine, il terzo motivo ha a che fare con la formazione universitaria e con la necessità di fare esperienza sui temi della rigenerazione e della riforestazione, imprescindibili per le città di oggi e del futuro.
Inoltre, l'intervento si candida a diventare un esempio per affrontare il tema del vuoto nelle periferie, ovviamente non solo baresi ma d'Italia. «Le periferie hanno un potenziale straordinario, sono dei veri e propri 'laboratori' per sperimentare l'innesto di spazi di natura all'interno della città. Costituiscono una risorsa per le nostre città perché hanno una grande quantità di spazi vuoti, come Corte don Bosco» sottolinea Francesco Defilippis. «Spazi vuoti - prosegue il professore - la cui ragione è legata ai modelli insediativi derivanti dall'idea di città del Moderno, che, rispetto alla città precedente, ribaltava il rapporto tra il costruito e il vuoto a favore di quest'ultimo, concepito come 'luogo' definito dalla tensione tra volumi distinti. Per diverse ragioni, questi spazi, dimensionati sulla base di altri criteri, appaiono come incompiuti; quindi, oggi ci troviamo dinanzi a situazioni come quella del quartiere San Paolo, dove il rapporto tra il costruito e le parti vuote sembra non avere alcuna ragione. Questa criticità è, per noi, una potenzialità. Molte di queste aree vuote sono anche di proprietà pubblica; quindi, disponibili ad essere trasformate e risignificate. Per questa ragione riteniamo che le periferie siano un laboratorio per sperimentare una nuova idea di città-natura».
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Il metodo
Il metodo è quello ormai consolidato del G124: si parte da risorse zero per trovare finanziatori e il progetto si costruisce interpellando in maniera disinteressata la comunità, andando a scovare quelle energie, sempre presenti nelle periferie e che spesso di trovano nel mondo del terzo settore, capaci di sostenere i progetti, di innescare il processo di appropriazione degli spazi e di costruzione del senso di comunità.
«Preliminarmente abbiamo coinvolto le associazioni. Durante i sopralluoghi e i rilievi sono stati stesso i cittadini a metterci in contatto con i consiglieri del municipio rivelatisi le nostre guide locali per il processo di trasformazione, così siamo entrati in contatto con le realtà associative più attive a livello territoriale. Dopo diversi incontri con le associazioni siamo stati al municipio con il presidente dell'epoca, con i rappresentanti dell'amministrazione, i cittadini e le associazioni e in quella occasione abbiamo deciso di organizzare una festa di quartiere coinvolgendo tutte le fasce della popolazione. Lo abbiamo fatto andando casa per casa ad invitare le persone della zona. La festa è stata solo l'inizio del processo di partecipazione ed è nato un rapporto consolidato con i cittadini che ancora oggi non si è interrotto. Le associazioni organizzeranno man mano eventi ed attività all'interno del nuovo spazio», racconta Ezio Melchiorre.
Riqualificato lo spazio, infatti, è basilare suggerire i nuovi usi e far sì che il luogo sia vissuto. «Il quartiere San Paolo è periferico, ma molto vivo e per questo l'amministrazione comunale ha deciso di intervenire sulla programmazione culturale, ovvero molti dei luoghi della rigenerazione sono aree bersaglio per i programmi dei Pon Metro e soprattutto per quelli operativi nazionali sostenuti da fondi europei. Anche la Corte don Bosco ha delle risorse di accompagnamento: c'è un bando per attività culturali e tutte le associazioni che si candidano ad ottenere fondi connessi allo spettacolo o alla creazione di eventi culturali all'aperto ottengono un punteggio premiale se scelgono quell'area come oggetto di intervento», assicura Alessandro Cariello dello staff del sindaco.
Il progetto parte di una strategia più ampia
«Con gli interventi che si stanno facendo, di cui quello del G124 è parte, l'obiettivo è ricostruire la rete ecologica nella città. Ciascuno di essi è un puzzle che si compone all'interno di un mosaico, con il fine ultimo di incrementare il verde della città. È dunque indispensabile capire in che modo alcuni interventi irrobustiscano il tema della rete», sottolinea ancora Alessandro Cariello. Vicino alla Corte Don Bosco ci sono un parco importante e un "corridoio" verde, ossia il Parco naturale regionale di Lama Balice, una delle lame che attraversa la Murgia barese e arriva fino al mare, solcando la "conca" di Bari.
«Il contributo di luoghi come quello del G124 è legato anche al consolidamento di questo collettore ecologico, ovvero la lama. Inoltre, il progetto della Corte si inserisce anche all'interno di interventi di rigenerazione delle infrastrutture, dello spazio pubblico e di costruzione di servizi di prossimità che hanno riguardato il quartiere negli anni passati», sottolinea ancora Cariello.
Le nuove competenze
««Tra il programma G124 e le università italiane coinvolte si è stabilito un rapporto proficuo. Nel nostro caso, la partecipazione al programma ha costituito l'occasione per sperimentare e verificare ricerche condotte in ambito accademico e scientifico, mettendole al servizio della città e delle comunità. Sicuramente questo progetto, che ha suscitato l'interesse verso un nuovo modo di concepire la rigenerazione urbana, sta già alimentando il rinnovamento della nostra offerta formativa orientandola verso tematiche di forte attualità», evidenzia Francesco Defilippis. «In particolare, il tema della 'riforma' delle periferie, alla luce della possibilità di assumere gli spazi di natura come luoghi della città del nostro tempo - conclude il professore -, sta diventando centrale nella nostra offerta formativa. Si è stabilità, dunque, una bella sinergia tra il G124 e il Politecnico di Bari, il cui ruolo è, nel nostro caso specifico, quello di formare nuove competenze per la trasformazione delle città e dei territori».
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