Bilancio 2026, la Pa non paga il professionista non in regola con fisco e previdenza

Consiglio nazionale forense: «Blocco dei pagamenti anche per il mancato pagamento di una contravvenzione».

di Mariagrazia Barletta

La prestazione non viene pagata dalla pubblica amministrazione se il professionista non è in regola con gli obblighi fiscali e contributivi. Dunque, per veder regolarmente corrisposto il proprio lavoro, il professionista deve produrre la documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva unitamente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese.

È quanto scritto nero su bianco nel disegno di legge di Bilancio 2026 approvato dal governo e ora all'esame del Senato.

Una disposizione shock per i professionisti su cui per primo ha espresso «profonda preoccupazione» il Consiglio nazionale forense che ha subito additato la norma come «vessatoria e discriminatoria nei confronti dei liberi professionisti, con effetti potenzialmente paralizzanti per lo svolgimento dell'attività professionale svolta anche favore delle classi meno abbienti». 

Art. 129, comma 10 del Ddl Bilancio 2026
Il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti che rendono prestazioni nei confronti delle amministrazioni pubbliche è condizione per il pagamento di compensi per attività professionale da parte delle medesime amministrazioni. A tal fine il libero professionista produce la predetta documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva unitamente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese.

«In base alla norma - avverte il Cnf -, i professionisti dovrebbero produrre, insieme alla fattura, la documentazione attestante il regolare adempimento degli obblighi fiscali e previdenziali, pena il mancato pagamento del compenso. Un meccanismo che, anche in presenza di irregolarità minime o meramente formali - come il mancato versamento della tassa di circolazione autoveicoli, di un contributo previdenziale o di una semplice contravvenzione - potrebbe comportare il blocco dei pagamenti dovuti».

Si tratterebbe di una «ingiusta discriminazione - spiega Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense - tra professionisti e dipendenti pubblici: questi ultimi, infatti, se inadempienti ai propri obblighi fiscali, anche di importo rilevante, mantengono il diritto, ovvio e corretto, alla retribuzione».

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