In copertina la foto di Alex Filz

Ai piedi di Siusi allo Sciliar, piccola frazione di Castelrotto (Bolzano), tra gli alberi secolari di un incantevole parco, lo studio noa* - network of architecture completa l'ampliamento del Parc Hotel Florian. Le dieci nuove suite sono come palafitte, con impronta nulla al suolo, raggruppate in un unico edificio e «annidate» nel paesaggio. Rispettare il parco occupando la minor superficie possibile di terreno: è questa l'idea cardine che ha guidato lo studio fondato da Lukas Rungger e Stefan Rier.

«Un ampliamento al livello del suolo avrebbe infatti sottratto una fetta considerevole di parco. Il concetto però era tutt'altro che una semplice fila di stanze e porte, ma assomigliava piuttosto a un raggruppamento ordinato di piccole case sull'albero a sé stanti che, dall'alto dei loro tre metri, permettessero a tutti gli ospiti di godere del parco sottostante», riferiscono i progettisti.

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Fotografia di © Alex Filz

Fotografia di © Alex Filz

Fotografia di © Alex Filz

Le suite come volumi sempre esistiti

Una l'idea-chiave ed unico l'imperativo: fare in modo che i nuovi volumi venissero percepiti come una parte costitutiva del parco, come se fossero sempre esistiti. «Da semplici idee, le case sugli alberi hanno assunto forme sempre più concrete: lungo un corridoio di collegamento, che come una spina dorsale unisce i moduli del nuovo edificio alberghiero, si sviluppano i due piani delle suite, ciascuno con cinque camere, tutte orientate verso il parco», rimarcano i progettisti.

Per dare la sensazione di un insieme nato spontaneamente le suite sono state sovrapposte: i moduli dei piani superiori invadono i tetti di quelli sottostanti in un complesso gioco di intersezioni. «Nonostante la leggerezza dell'architettura, l'aspetto rimane quello di un unico edificio, dolcemente annidato nel paesaggio del parco. Un aspetto, questo, sottolineato anche dalla facciata in legno grigio, che a sua volta conferisce ordine e omogeneità al vivace scenario delle case sugli alberi», è il commento degli architetti.

Fotografia di © Alex Filz

Fotografia di © Alex Filz

Fusione tra interno ed esterno, zona notte e bagno

All'interno le diverse zone funzionali si fondono. Una fusione accentuata tra la zona notte e il bagno, dove il lavabo, autoportante e con specchio, può trasformarsi in piccolo scrittoio. Il lavabo diventa un mobile ibrido, prorompente, che dà ulteriore carattere allo spazio.

La zona giorno, centrale, termina in una loggia con vista sul paesaggio montano. Su quest'ulltimo affacciano anche le grandi vetrate della zona notte. Nella parte posteriore della suite, senza affaccio sul parco, viene posizionata una sauna finlandese ad uso esclusivo.

Il verde tenue degli interni è inframmezzato da sfumature di grigio, «mentre i rivestimenti in tessuto, le piastrelle e le superfici verniciate creano un legame indissolubile fra interno ed esterno, il tutto armoniosamente integrato da un pavimento in rovere fumé e da arredi e sanitari in sobrio nero. Fa eccezione la vasca da bagno indipendente nel patio, che con il suo bianco splendente rimane l'attrazione per eccellenza della suite», spiegano ancora i progettisti.

L'area privata all'aperto è dotata di una terrazza fiancheggiata da aperture attraverso le quali crescono gli alberi ad alto fusto appena piantati nel parco e dove ci si può abbandonare su una rete stile amaca.

di Mariagrazia Barletta

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