Sono passati ormai quattro mesi dall'apertura della Biennale Architettura 2023. Dall'opening di maggio abbiamo continuato a riflettere su quanto visto e, adesso che, con buona probabilità molti architetti-lettori stanno programmando la tappa veneziana in vista della chiusura di novembre, abbiamo deciso di mettere insieme riflessioni e qualche consiglio sui padiglioni che meritano sicuramente una sosta.

Siamo onesti: quest'anno i Giardini ci hanno messo in crisi. Se all'Arsenale la ricerca architettonica "più pura" la si ritrova, tra i padiglioni immersi nel verde dei Giardini la caccia è stata molto più difficile. Una ricerca palmo a palmo che, seppur con grande disorientamento, ha dato i suoi modesti frutti.

Non vogliamo dire assolutamente che non meritino di essere visitati, anzi! È l'occasione giusta per porsi più domande rispetto alle edizioni precedenti. Prima fra tutte: qual è la direzione di una mostra di architettura? È sufficiente esporre una ricerca, o preferiremmo soluzioni tangibili?

Certo è che il periodo che stiamo vivendo mette in crisi la quotidianità di ciascuno di noi, figuriamoci il difficile compito di una curatrice che, in una manciata di metri quadrati, deve far quadrare la sintesi di tutte le tendenze del mondo.

Cerchiamo quindi di stilare un elenco motivato del perché bisogna visitare alcuni padiglioni.

Oltre a quello centrale, ricco di suggestioni e modelli di progetti (realizzati e non), con considerazioni sull'evoluzione degli spazi nel nostro tempo, hanno colpito l'attenzione alcuni allestimenti particolari, tra effetto "wow" ed effetto "shock".

Partiamo da quello del BELGIO, a pochi metri dall'ingresso principale dei Giardini, per poi avvicinarci a quello della SVIZZERA, che quest'anno compie un'azione forte ed efficace portando avanti un ragionamento sul tema del confine attraverso l'abbattimento dei muri.

La classifica vede poi il padiglione della GERMANIA, con effetto sorpresa (a prima vista non troppo positiva!), e poi ancora il GIAPPONE, che al piano superiore articola lo spazio in modo autoreferenziale con il racconto di sè, e infine la POLONIA (situato oltre il ponticello), complesso nei contenuti ma dall'effetto assolutamente "wow"!

Padiglione centrale | foto: © Elisa Scapicchio

Belgio | In vivo

Un'ampia ricerca sui materiali e sulle tecniche costruttive

Per il Laboratorio del Futuro il Padiglione del Belgio ha puntato tutto sull'esplorazione dei nuovi rapporti tra gli architetti e le risorse. Oggetto del dibattito è il nostro sistema di produzione estrattivista, elaborato attraverso un ragionamento sulle alternative costruttive che utilizzano materiali provenienti da organismi viventi e dall'immaginario che li circonda.

Il risultato è una grande installazione da percorrere che occupa buona parte della superficie del padiglione, con l'evidente volontà dei curatori Bento e Vinciane Despret di sperimentare su larga scala materiali naturali di origine organica provenienti dall'area urbana di Bruxelles, utilizzati per realizzare la grande struttura in legno poggiata su un pavimento in terra cruda ricavato da terreno di scavo.

Attraversando la struttura, è possibile percepire le caratteristiche sensoriali - sia tattili che acustiche - che offrono alla vista un nuovo modo di fare architettura a partire dalle risorse locali.

"Abbiamo concepito la mostra come una sorta di laboratorio - hanno spiegato i curatori - un laboratorio in cui architetti e professionisti di un campo che abbraccia varie discipline creative propongono esempi ricavati dalle loro pratiche contemporanee, tracciando un percorso che il pubblico -partecipanti e visitatori - può percorrere, immaginando ciò che il futuro può riservarci".

foto: © Ugo Carmeni

Svizzera | Neighbours

Cosa genera l'abbattimento di un muro?

Al centro del Padiglione svizzero, affidato all'artista Karin Sander e allo storico dell'architettura Philip Ursprung, professori presso ETH di Zurigo c'è il concetto di vicinanza spaziale: quella con l'adiacente Padiglione del Venezuela, a cui corrisponde il legame professionale dei rispettivi architetti: lo svizzero Bruno Giacometti (1907-2012) e l'italiano Carlo Scarpa (1906-1978).

Il Padiglione svizzero aprì i battenti nel 1952, seguito, solo 4 anni più tardi, da quello venezuelano, con un punto in comune: conservare i vecchi platani occupanti i due lotti costruendo gli edifici attorno agli alberi protetti, creando così strette relazioni di prossimità.

Al centro del progetto dei curatori vi è, infatti, l'evidenza del connubio delle planimetrie, che sottolinea da un lato l'affinità progettuale, dall'altro il loro rapporto d'amicizia.

"Abbiamo cercato di ripensare le funzioni dei due padiglioni e del loro ambiente circostante e di superare i rispettivi confini mediante mezzi artistici" - spiegano i curatori - "In questo modo ci interroghiamo sia sulle demarcazioni spaziali, culturali e politiche che sulle convenzioni della rappresentazione nazionale. Con un gesto utopico, al luogo contrapponiamo una realtà poetica che per un momento lascia posto a una nuova prospettiva".

Ne deriva una continuità spaziale, dove i padiglioni, con la loro architettura e i loro materiali diventano essi stessi mostra e non più solo contenitori, come una conversazione stretta tra arte e architettura.

foto: © Elisa Scapicchio

Germania | Open for Maintenance

Riciclo e approccio pratico

La sensazione a prima vista è quella della mancata riuscita dell'allestimento. "A questi è mancato il tempo necessario" - pensi. Ma in verità, superati i primi 10 secondi, ti rendi conto che Open for Maintenance non vuole, per nessuna ragione, essere una mostra tradizionale.

Si tratta della catalogazione dei materiali di scarto provenienti da oltre 40 padiglioni nazionali e mostre della Biennale Arte 2022 che, facendo riferimento al movimento Instandbesetzung (occupazione e mantenimento) della Berlino degli anni '80, trasforma il Padiglione tedesco in un'infrastruttura produttiva

Un modo, questo, per far intrecciare spazialmente e programmaticamente le Biennali di Arte e Architettura, che fino a questo momento si sono, nel corso degli anni, passate il testimone, proprio come in una staffetta.

In questo disegno, che piano piano si fa sempre più chiaro, si iniziano a scorgere anche gli interventi architettonici, orientati principalmente alla fruibilità: una rampa per l'accessibilità, un deposito materiali, un laboratorio, uno spazio per riunioni, un angolo cottura e un bagno ecologico.

In parallelo, poi, vi è la parte attiva, di cui si fa portavoce il workshop Maintenance 1:1: gruppi di associazioni, studenti universitari e apprendisti artigiani offriranno il proprio tempo per la cura delle infrastrutture sociali in tutta Venezia.

Il messaggio? Mostrare come l'approccio pratico possa far luce sulle infinite possibilità di azione dell'architettura nella conversione e nella progettazione di città inclusive e socio-ecologiche.

foto: © ARCH+ SUMMACUMFEMMER BUERO JULIANE GREB

Giappone | Architecture, a place to be loved

Di cosa è fatta l'architettura?

Il Giappone punta sull'autoreferenzialità, ma lo fa tutto sommato bene!

Il Padiglione Giappone mostra infatti se stesso, opera rappresentativa dell'architetto Takamasa Yoshizaka, a 77 anni dal suo completamento. Con tutta la poesia e la raffinatezza della cultura giapponese, la mostra si intitola "Architettura, un luogo da amare", intesa come spazio che racchiude storie e ricordi, rievocando le attività che si sono svolte al suo interno.

Con il progetto, i curatori Maki Onishi e Yuki Hyakuda riflettono sull'architettura come "creatura vivente", che mostra le sue vulnerabilità, ma anche i suoi punti di forza, andando oltre la valutazione della funzionalità e delle prestazioni di un edificio. Così, in pochi metri quatrati, trovano posto, oltre all'architettura, anche tessuti, ceramica, design, editing, lavorazione dei metalli e animazione, sintesi perfetta della filosofia progettuale giapponese.

foto: © Japan Foundation

Polonia | Datament

Verso un mondo fatto di dati

Il Padiglione della Polonia, curato da Jacek Sosnowski con Anna Barlik e Marcin Strzała sceglie di mettere in scena i dati nella loro "fisicità". Lo fa attraverso l'uso di un fitto intreccio metallico di colori primari che rappresentano gli scheletri di 4 abitazioni realizzate in scala 1:1 a Hong Kong, in Messico, in Malawi e in Polonia.

L'obiettivo? Aprire un dibattito su come le nuove tecnologie non sono in grado di proporci soluzioni già pronte, ma possono aiutarci a porci domande migliori. 

Viviamo infatti in un mondo sempre più condizionato dall'elaborazione dei dati, usati anche nel campo dell'architettura, dell'urbanistica e della pianificazione territoriale, condizionando il nostro modo di abitare presente e futuro.

L'installazione Datament consta di circa 2000 metri di tubolari in acciaio colorati e riproduce fedelmente i dati ottenuti, eppure non esiste nulla di simile nella situazione abitativa reale presente nei luoghi da cui provengono le informazioni. Ne deriva che lo strumento che avrebbe dovuto dare ordine alla realtà diventa una fonte di errori.

Il confronto tra Anna Barliksi (artista visiva) e Marcin Strzała (architetto che studia le relazioni tra i dati digitali e la loro realizzazione fisica nella progettazione) dà quindi origine a una riflessione che riconosce nei dati come fattore decisivo per lo sviluppo, compreso quello dell'architettura e dell'urbanistica delle città del futuro, ma allo stesso tempo vuole dimostrare quanto la sola lettura dei dati possa offrire un'immagine del mondo profondamente distorta.

Il messaggio, dunque, è sull'utilizzo consapevole delle tecnologie moderne, quale strumento per porci ulteriori domande.

foto: © Jacopo Salvi

BIENNALE ARCHITETTURA 2023
Il Laboratorio del Futuro
a cura di Lesley Lokko

Giardini / Arsenale / Forte Marghera
20 maggio > 26 novembre 2023
Chiuso il lunedì

Orari
20 maggio > 30 settembre: 11 - 19 (ultimo ingresso: 18.45)

Fino al 30 settembre, solo sede Arsenale:
venerdì e sabato apertura prolungata fino alle ore 20 (ultimo ingresso: 19.45)

1 ottobre > 26 novembre: 10 - 18 (ultimo ingresso: 17.45)

Aperture straordinarie
lunedì 22 maggio, 14 agosto, 4 settembre, 16 ottobre, 30 ottobre, 20 novembre 2023

Biglietti
labiennale.org

#focus.biennale.architettura.2023 - 18. Mostra Internazionale di Architettura . Biennale di Venezia

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