Appalti, le linee guida Anac continuano ad applicarsi alle procedure in corso al 1° luglio

I chiarimenti del Mit: aggiornamento dei capitolati obbligatorio per le gare post 1° luglio e niente clausole sociali per affidamenti diretti

di Mariagrazia Barletta

I vecchi regolamenti e linee guida dell'Anac, l'autorità anticorruzione, hanno smesso di avere efficacia dal 1° luglio 2023, data in cui è entrato in vigore il nuovo Codice degli appalti (Dlgs 36 del 2023). Da quel momento i citati provvedimenti dell'Authority sono rimpiazzati dalle disposizioni - allegati compresi - del nuovo Codice. Fanno eccezione, però, le procedure in corso al 1° luglio 2023 per le quali continuano ad applicarsi le linee guida dell'Anac. Ad affermarlo è un chiarimento (n. 2150 del 2023) del ministero delle Infrastrutture e più precisamente del servizio di supporto giuridico del Mit, messo a disposizione delle stazioni appaltanti.

Tante le delucidazioni sul nuovo Codice fornite dal ministero che si esprime anche sull'aggiornamento dei Capitolati speciali d'appalto e sugli schemi di contratto dei lavori, da mettere in gara dopo il 1° luglio 2023, ma relativi a progetti i cui incarichi di progettazione sono stati stipulati entro il 30 giugno 2023. Secondo il Mit in questo caso Csa e schema di contratto vanno aggiornati alle nuove disposizioni perché, per il combinato disposto degli articoli 225 e 226, per la gara di lavori trova applicazione il nuovo Codice. Il vecchio Dlgs 50 2016 - nel caso prospettato - continua, invece, a trovare applicazione per i contenuti e i livelli di progettazione (quesito 2128 e relativa risposta).

Un altro interessante chiarimento riguarda le clausole sociali, ossia i contenuti dell'articolo 57, secondo cui, per gli affidamenti dei contratti di appalto di lavori e servizi diversi da quelli aventi natura intellettuale e per i contratti di concessione, le stazioni appaltanti hanno l'obbligo di inserire nei bandi di gara, negli avvisi e inviti, tutte le specifiche clausole sociali volte a tutelare la stabilità occupazionale, la parità di genere, le pari opportunità generazionali, l'inclusione lavorativa. Tale obbligo - precisa il Mit - non si applica agli affidamenti diretti (quesito 2083 del 2023).

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