Un'opera di land art che è anche scultura sonora, icona identitaria di un territorio e rintocco che diventa ritualità.
Erano 10 i finalisti che avevano raggiunto l'ultima fase del Premio Cramum. Tra questi, ieri - 26 giugno - nell'Arena Listone Giordano di Milano è stato proclamato il vincitore. Lorenzo Guzzini, architetto e artista classe 1983, vince con l'opera Campana/Campanile, che evoca il tempo lineare e il tempo ciclico, integrata nel panorama umbro interpretando al meglio il tema dell'attesa proposto in questa edizione.
Quella del campanile è un'immagine simbolica, un'icona che rimanda a un punto di riferimento. E proprio questa duplice valenza - come gesto antropico ed elemento rappresentativo e identitario di un luogo - ha convinto la giuria composta, insieme al direttore del Premio Sabino Maria Frassà, anche da Andrea Margaritelli (Presidente della Giuria), Tiziana D'Acchille, Franco Mazzucchelli, Fulvio Morella, Marco Tortoioli Ricci, Carla Tolomeo e Luca Zevi.
"L'opera di Guzzini - ha commentato la giuria - si inserisce con sobria autorevolezza nel paesaggio, diventando riferimento visivo e sonoro. Il rintocco quotidiano a mezzogiorno - commenta ancora la giuria dell'XI edizione - evoca una geografia dell'esistenza, richiamando l'equilibrio tra lavoro e contemplazione, tra materia e spirito".
Alla nota della giuria si aggiunge quello del Presidente, Andrea Margaritelli: "Siamo orgogliosi dell'ampia partecipazione e della selezione di dieci finalisti, diversi per età ma uniti da una visione del mondo profonda e non convenzionale. Come la terra che ci ispira, anche l'arte - così come l'architettura e il design - deve saper accogliere il cambiamento, non temerlo. L'opera di Lorenzo Guzzini incarna questo principio con forza e misura. Solo ciò che cresce lentamente, sedimenta senso e identità, può rivelare nel tempo la propria autenticità e il proprio valore più duraturo."
Per la forte potenza espressiva delle opere proposte, la giuria ha deciso di assegnare anche due menzioni speciali agli artisti Livia Paola Di Chiara e Marco Paghera.
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© Lorenzo Guzzini
La campana/campanile di Lorenzo Guzzini tra visivo e uditivo
"In quest'opera - ha commentato Sabino Maria Frassà, Direttore dell'XI Premio Cramum - il tempo non è rappresentato in modo astratto, ma restituito come esperienza concreta e quotidiana... Come scriveva John Donne: «Non chiedere mai per chi suona la campana: essa suona per te.» Il rintocco non è perciò un suono nostalgico, ma un invito a fermarsi, riflettere, ricordare chi siamo. Evoca il ritmo dell'ora et labora, e ci riconnette a un tempo più umano e naturale»".
La campana si presenta come un cilindro di ferro, segna il tempo e, attraverso il suono, indica un momento esatto della giornata, o un concetto come quello dell'ora et labora. Ogni suo rintocco genera una connessione con l'istante del presente, invitando alla riflessione, al raccoglimento, o all'azione, ma dando anche un riferimento nello spazio al tempo che passa. Il campanile, invece, è un elemento visivo, di riconoscibilità, iconico come punto di orientamento nel territorio grazie alla sua verticalità che si contrappone all'orizzontalità del paesaggio, come se fosse un ago che cuce la terra e il cielo.
Per la giuria, "L'opera di Lorenzo Guzzini interpreta con sensibilità e potenza visiva il tema dell'edizione, affrontando il tempo come doppia dimensione: lineare per l'essere umano, ciclica per la natura. Pensata per maturare con il luogo, l'opera rappresenta pienamente la maturità artistica: sintesi di esperienza, consapevolezza e capacità generativa. Un'arte resistente all'effimero, radicata nel tempo, nella terra e nella comunità."
La campana/campanile rappresenta, inoltre, un ulteriore tassello nella ricerca di Lorenzo Guzzini sul rapporto tra forma essenziale, materia e percezione, dove arte e architettura diventano un tutt'uno, utilizzando lo stesso linguaggio.
La campana, in questo senso, scandisce il tempo, evocando il ritmo ciclico e il ritorno delle stagioni e dei gesti che caratterizzano il mondo rurale e naturale.
Lorenzo Guzzini ha ricevuto anche l'iconico cubo "cramum", simbolo del premio sin dalla sua istituzione nel 2012: disegnato dall'architetto Antonio Frassà, è stato realizzato per questa edizione dall'artigiano Mario Rossi in pregiata essenza di Ciliegio Europeo



Le menzioni del Premio Cramum 2025
La giuria ha deciso di conferire anche due menzioni speciali per la forte potenza espressiva delle opere di Livia Paola Di Chiara e Marco Paghera.
Moto ricorsivo di Livia Paola Di Chiara

Tempo Circolare di Marco Paghera

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