Vatican Chapels

Il percorso del padiglione diffuso della Santa Sede

L'itinerario inizia con la visita ad un piccolo edificio progettato dallo studio Map di Francesco Magnani e Traudy Pelzel. Al suo interno, in piccole nicchie, viene illustrato il progetto della cappella costruita nel 1920 da Gunnar Asplund nel cimitero di Stoccolma, alla quale i dieci progettisti scelti da Francesco Dal Co dovevano ispirarsi.


[11] Padiglione Asplund studio Map di Francesco Magnani e Traudy Pelzel | azienda Alpi

Molto diversi i materiali e le fonti di ispirazione.

C'è chi ha puntato sulla sacralità dello spazio, chi ha pensato ad una struttura facilmente ricostruibile altrove e ne ha fatto il punto focale del suo progetto, chi invece ha voluto realizzare un luogo di meditazione che puntasse a godere del bosco. In alcuni casi la croce non è presente perché la laicità è stata portata all'estremo, in altri, invece, la croce stessa diventa il tema centrale del progetto.

La croce fulcro del progetto di Fujimori

La croce nella cappella ideata dall'architetto giapponese Terunobu Fujimori è inglobata nella struttura e diventa il tema centrale. «Quando visitai la collina del Golgota a Gerusalemme - scrive l'architetto - colsi una vista che mi impressionò. Un credente distese un fazzoletto impregnato di profumo sulla roccia dove il corpo di Cristo venne deposto e poi lo distese sulla sua fronte. La cosa non mi sorprese poiché il fumo dell'incenso ha il medesimo significato per il buddismo giapponese, ma mi colpì il fatto che la roccia fosse praticamente sepolta nel terreno, simile alla roccia fronteggiante la croce della crocifissione, e la sua realtà era davanti ai miei occhi».

«Così - continua - ho deciso di sollevare la croce direttamente dal terreno, evitando di fare dell'altare un trapezio, appoggiando sul suolo i fiori, le candele, la Bibbia, consentendo così di essere un po' più prossimi alla scena che si presentò 2000 anni fa sul Golgota».  Per simboleggiare l'ascensione, sulla croce, che emerge dalla luce, sono state posate delle foglie d'oro. All'esterno la struttura, dalle pareti nere, sembra una stalla, ma entrando si scopre uno spazio di preghiera suggestivo e tranquillo. I visitatori entrano da una porta angusta e poi la croce li introdurrà all'esperienza dell'ascesa.

[06] Padiglione Terunobu Fujimori | aziende: LignoAlp, Damiani-Holz&Co, Barth Interni | photo p+a

Dalla contemplazione del paesaggio nella cappella di Foster  al "muro" di Flores i Prats

È aperta verso la laguna, con un'apertura che incornicia il paesaggio, la cappella di Norman Foster. Qui la croce è formata dalla struttura principale. Questa, costituita da cavi e puntoni, funziona da supporto per un graticcio in legno. «Lo scopo è di dare vita a uno spazio "consacrato", con macchie d'ombra diffuse, separato dai movimenti usuali, aperto, invece, verso l'acqua e il cielo sullo sfondo», scrive Foster.

[05] Norman Foster | aziende: Tecno e Maeg | photo p+a

È costituito da un grande circolo, che ripete le medesime dimensioni dello spazio interno - anch'esso circolare - della cappella di Asplund, il piccolo edificio effimero progettato dall'architetto paraguayano Javier Corvalán. La cappella ha la forma di una sezione di cilindro, aperta in sommità, posta in equilibrio su un unico punto di appoggio al suolo.

[03] Javier Corvalán | azienda: Simeon | photo Alessandra Chemollo

Vedi anche Vatican Chapels. Javier Corvalán alla Biennale:
«Ecco la "mia" cappella in equilibrio su una briccola»

Quella progettata da Ricardo Flores e Eva Prats gioca sul contrasto: da una parte un muro molto semplice, rivestito di cocciopesto mostra un'unica piccola porta di ingresso, travalicata la quale lo spazio si apre con una piccola nicchia con un leggio, aperta verso il bosco, verso la natura e la laguna. È uno spazio di contemplazione laico, ci racconta Ricardo Flores (alla cappella di Flores i Prats Architects, da noi intervistati sull'isola di San Giorgio, dedicheremo presto un articolo, così come ad altre strutture che abbiamo trovato di grande interesse).

[04] Ricardo Flores e Eva Prats | azienda: Saint-Gobain Italia | photo p+a

Una struttura dalla «forma precisa di origini anonime, una presenza indefinita nel paesaggio». Così Andrew Berman definisce la sua cappella, il cui ingresso, in penombra, accoglie il visitatore, permettendogli di sostare su una lunga e semplice panca in legno rivolta verso il bosco. Il portico diventa un luogo per incontrarsi, dal quale osservare verso l'esterno e guardare quanto vi è intorno, mentre l'interno è un raccolto spazio per l'introspezione.

[03] Andrew Berman | azienda: Moretti e Terna | photo Alessandra Chemollo

Le sperimentazioni materiche

Unica apertura verso il cielo per la cappella firmata Smiljan Radic, che sperimenta con i materiali, creando un luogo avvolgente grazie all'uso innovativo di gusci in cemento. I gusci sono ricavati dall'impiego di un cassero tridimensionale appositamente costruito in stabilimento e foderato di pluriball, il materiale da imballaggio formato da bolle d'aria, che è servito a conferire ai gusci una texture molto particolare.

[09] Smiljan Radic | aziende: Moretti, Saint-Gobain Italia | photo p+a

vedi anche Vatican Chapels. La cappella di Smiljan Radić in cemento armato modellato dalle bolle d'aria del pluriball

Meglio che il suolo resti intatto, vista l'effimera durata dell'edificio, che in questo caso sperimenta l'utilizzo di sottilissime lastre di grès dai maxi-formati. Per rispetto al luogo la cappella di Francesco Cellini poggia sul terreno solo in pochi punti. Non si tratta di un progetto di una cappella, piuttosto di una riflessione sul tema, spiega Cellini in una nota. «Una riflessione fatta da un architetto rispettoso ma non credente, guidato dall'intuizione che ogni cappella sia già in se stessa un'idea costruita o un simbolo, piuttosto che un edificio veramente destinato a un uso compiutamente rituale». 

[02] Francesco Cellini | azienda: Panariagroup Italia | photo p+a

Pietra di Vicenza per Souto de Moura e "ali" per viaggiare ovunque per la cappella di Godsell

Sembra avere le ali, la cappella metallica di Sean Godsell, in effetti è stata pensata per «essere trasportata, eretta e ricollocata ovunque ve ne sia bisogno».

[7] Sean Godsell | aziende: Maeg, Zintek | photo Alessandra Chemollo

Nessun involucro, nessun muro per la cappella ideata da Carla Juaçaba, ma solo quattro travi d'acciaio lunghe 8 metri, con una sezione quadrata di 12 centimetri, che configurano il tutto, ossia una panca ed una croce. Le travi sono in acciaio inossidabile, a specchio, riflettono tutto ciò che vi è intorno, nascondendo le linee della struttura, fino a farle quasi scomparire alla vista.

[8] Carla Juaçaba | azienda: Secco Sistemi | photo Alessandra Chemollo

Un luogo racchiuso tra quattro muri di pietra di Vicenza con al centro una pietra che potrebbe essere un altare. Pochi elementi per la struttura ideata da Eduardo Souto de Moura, che, afferma: «Non è una cappella, non è un santuario e comunque non è neppure un sepolcro».

[10] Eduardo Souto de Moura | azienda: Laboratorio Morseletto | photo Alessandra Chemollo

di Mariagrazia Barletta

VATICAN CHAPELS
LE AZIENDE DEL PADIGLIONE DELLA SANTA SEDE A VENEZIA

Difficile immaginare le cappelle senza l'impegno e il contributo delle aziende che le hanno realizzate

• Francesco MAGNANI e Traudy PELZEL - Alpi
• Andrew BERMAN - Moretti e Terna
• Francesco CELLINI - Panariagroup
• Javier CORVALÁN - Simeon
• Ricardo FLORES, Eva PRATS - Saint-Gobain Italia
• Norman FOSTER - Tecno e Maeg
• Terunobu FUJIMORI - LignoAlp, Damiani-Holz&KoBarth Interni
• Sean GODSELL - MaegZintek
• Carla JUAÇABA - Secco Sistemi
• Smiljan RADIC - Moretti, Saint-Gobain Italia
• Eduardo SOUTO DE MOURA - Laboratorio Morseletto

#focus.biennale.2018 - 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

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