Un insolito corpo murario in cemento confezionato a vista, un cancello che scorre, una soglia da varcare per entrare in un mondo nuovo e impensato: è la sede di Atipografia, una galleria fuori dagli schemi nel cuore di Arzignano, nel vicentino, destinata ad ospitare uno spazio dove l'arte nasce e si manifesta.

Commissionato dalla gallerista Elena dal Molin allo studio locale AMAA, il progetto si lascia ispirare dall'interpretazione e dalla messa in discussione del concetto di soglia negli spazi destinati al mondo dell'arte, spesso inteso come un limite invalicabile, adatto solo alle persone competenti in materia.

L'ingresso dello spazio espositivo diventa così l'occasione per generare un dispositivo urbano su una delle piazze della cittadina, un oggetto che suscita curiosità e favorisce l'avvicinamento all'arte in modo inconsueto.

Fungendo da elemento di separazione tra interno ed esterno, la soglia diventa, infatti, icona del progetto, a sua volta opera d'arte scultorea caratterizzata dall'insolita forma concava e un grande cerchio che, rivelando parte di ciò che nasconde, assolve al ruolo di seduta per la sosta e il riposo.

foto: © Simone Bossi

Varcata la soglia - superato il primo limite-confine - il caos urbano si lascia alle spalle, facendo spazio alla dimensione della quiete di un giardino incantato.

Sviluppato su progetto dell'architetto Angelo Renna, il giardino disegna un percorso che conduce il visitatore all'interno dello spazio espositivo, disvelandolo lentamente.

Tra sedute, vegetazione controllata ed eleganti elementi di illuminazione, il breve sentiero si sdoppia: da un lato, una scala sulla sinistra, conduce alla parte più privata, dove un giardino pensile con vista sullo spaccato urbano di Arzignano dà accesso all'atelier d'artista; dall'altro, a quota zero, proprio di fronte agli occhi del visitatore, si materializza un volume vetrato adibito a bookshop, con accanto l'ingresso alla galleria vera e propria.

foto: © Simone Bossi

L'area espositiva vera e propria appare, così, filtrata da un corridoio che conduce alla "soglia nera", un volume definito dall'addizione novecentesca di un telaio in cemento armato - oggi sottolineato dalla verniciatura di colore nero assoluto - che lo collega alla preesistenza, rendendo l'occhio attento alle stratificazioni.

Qui lo spazio si amplifica e il paramento murario lasciato a vista sottolinea la compresenza di passato e presente, perfettamente in armonia con calcestruzzo a vista e legno, materiali predominanti della scena.

Lo sviluppo longitudinale della grande sala si apre interamente rivelando un ulteriore momento di soglia, una gabbia di ferro e vetro che dilata lo spazio scoprendo la corte interna trattata come un giardino giapponese, un'estensione all'aperto della galleria che costituisce un punto di osservazione privilegiato e un momento di sosta e riposo.

Tornando indietro con la curiosità di scoprire il livello superiore, ecco che la scala, elemento di soglia tridimensionale, conduce a un giardino pensile per offrire una nuova prospettiva sul tessuto urbano della cittadina veneta, in un mix di stili e colori.

È proprio da questo livello che, attraverso una porta scorrevole in acciaio, si giunge all'interno del corpo più intimo del progetto, l'atelier.

Esternamente in cemento a vista, il volume si caratterizza all'interno per la grande luminosità, con continue superfici bianche che si stagliano su un pavimento di elementi in legno recuperato da un asilo del Borneo e arricchito da incisioni che riportano al domestico la dimensione dell'intero edificio.

La copertura, nella geometria e nei materiali, di spessore esiguo, coniuga i caratteri dell'architettura rurale tradizionale veneta con le peculiarità degli edifici di natura produttiva, mentre all'interno, ancora una volta, si coglie l'attenzione per una costante connessione con il paesaggio, attuata grazie ad un'importante apertura di dieci metri di sviluppo, definita da infissi scorrevoli.

Un continuo gioco tra pieno e vuoto, interno ed esterno, dove Threshold and Treasure diventa la doppia faccia del progetto, che da un lato proietta l'arte verso l'esterno e, dall'altro, cattura lo sguardo invitando ad entrare e scoprirla nelle sue mille sfaccettature.

foto: © Simone Bossi

 CREDITI DI PROGETTO 

Nome progetto: Threshold and Treasure
Località: Arzignano (VI)
Anno: 2022

Progettista: AMAA Collaborative Architecture Office For Research And Development
Arch. Marcello Galiotto PhD Arch.
Alessandra Rampazzo PhD

Team: Arch. Mario Azzarello
Landscape: Angelo Renna
Realizzazione modello: Simone Agosta Del Forte Francesco Baggio Nilo Forcellini

Foto (modello): ©Elena Pellizzer
Foto (progetto realizzato): ©Simone Bossi

Committente: ATIPOGRAFIA, Elena Dal Molin

Antincendio: Sinergo S.p.A.
Strutture: Ing. Claudio Lorenzetto
MEP: Ing. Stefano Faggion
Elettrico: Aig
Rivestimenti: Euganea Design S.n.c.
Dettagli in acciaio: Officine Bernardini S.r.l.
Tendaggi: Tecnotenda

CONTRACTORS
Edile: Il Grifo S.r.l.
Infissi Atelier: WOLF Fenster AG S.p.A.
Infissi Spazio espositivo: Santuliana Design / Secco Sistemi
Pivot/Portone Atelier: Fiorotto Design
Portone ingresso: Luigi Savoiani
Illuminazione: Viabizzuno
Arredi in legno su misura: Faccin S.r.l.
Impianti meccanici: Sit
Impianti elettrici: Elettrogamma / Jung.de
Giardini: Daku / Dall'Ava

+info: amaa.studio

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