Concorso 210 scuole: si accumulano ritardi e con la exit-strategy a rischio la qualità dei progetti

di Mariagrazia Barletta

Si accumulano ritardi sulla tabella di marcia che dovrebbe portare alla realizzazione di oltre 200 scuole innovative, sfruttando l'opportunità del Pnrr che mette sul piatto 1 miliardo e circa 200 milioni di euro. Trascorsi tre mesi dalla proclamazione provvisoria dei vincitori del maxi-concorso, ancora non si è giunti alla pubblicazione delle graduatorie definitive. E, secondo le scadenze imposte per il rispetto di target e milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza, entro il 20 gennaio 2023 gli enti locali avrebbero dovuto affidare la progettazione definitiva.

Tra l'altro, mancano ancora da aggiudicare le scuole per i comuni di Casal Velino (Salerno), Castel Madama (Roma) e Cesena, il cui calendario è stato rideterminato, fissando il termine per la consegna del secondo grado al 16 febbraio 2023 (nessun vincitore per le scuole a Rutino e della città metropolitana di Torino).

Anche senza l'aggiudicazione definitiva, i vincitori provvisori sono stati chiamati a perfezionare le proposte, consegnando un progetto di fattibilità tecnica ed economica rafforzato, tempo di elaborazione: 30 giorni. Ma è chiaro che il ritardo accumulato è comunque tale da non permettere di seguire le procedure ordinarie pianificate e allora si mette a punto una exit-strategy, anzi due: prima arriva il Dl Pnrr 3 che prepara la strada ad un appalto integrato e poi si chiama in causa Invitalia per procedere tramite accordo quadro per l'esecuzione dei lavori. Nel mezzo c'è la protesta dei vincitori che hanno indirizzato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, oltre che ai professionisti che hanno redatto le linee guida del concorso. Ma andiamo per gradi.

Come abbiamo segnalato nell'articolo dello scorso 20 febbraio, il Dl Pnrr 3 ha modificato il Dl che aveva definito le regole per il maxi-concorso per le scuole innovative (Dl 152 del 2021), prevedendo specificatamente la possibilità di ricorso all'appalto integrato. La possibilità che già si leggeva tra le righe del Dl del 2021, diventa più chiara: gli enti locali affidano i successivi gradi di progettazione ai vincitori, sempre che siano in possesso dei requisiti richiesti dal bando, solo nel caso in cui decidano di non ricorrere all'appalto integrato. A verificare il possesso dei requisiti generali e di idoneità professionale, economico-finanziari e tecnico organizzativi, sono gli enti locali.

Allarmati dalle previsioni del Dl Pnrr 3, 132 progettisti, vincitori del maxi-concorso, scrivono al presidente della Repubblica e al ministro dell'Istruzione. Una missiva inviata per conoscenza anche ai presidenti degli Ordini nazionali degli architetti e degli ingegneri, rispettivamente Francesco Miceli e Angelo Domenico Perrini e al gruppo di lavoro che ha redatto le linee guida, ricordando che un appalto integrato sarebbe andato contro il disciplinare di gara che prevedeva l'affidamento ai vincitori, qualora in possesso dei requisiti richiesti, dello sviluppo della progettazione.

Una scelta che - viene rimarcato nella lettera - sarebbe «illegittima non solo perché lesiva nei confronti di chi ha vinto un concorso pubblico, ma perché consente l'uso di uno strumento procedurale a nostro avviso (e non solo nostro) deficitario, distorto e misero nei risultati raggiunti». «Affidare allo stesso operatore sia la progettazione che l'esecuzione dei lavori vuol dire demandare a chi costruisce il compito di sviluppare il progetto nella consapevolezza che gli interessi economici prevarranno su quelli qualitativi», si legge ancora nella missiva. Il ricorso all'appalto integrato porterebbe - affermano i 132 vincitori - «a tradire l'ambizione del programma stesso e fallire miseramente nel progetto culturale».

Un progetto culturale, quello legato alla realizzazione di così tante scuole innovative, di immenso valore perché si tratta di edifici che rappresentano lo Stato, dove si esplica una delle funzioni più importanti e di maggiore responsabilità: l'educazione delle future generazioni, e attorno a cui si costruisce il senso di comunità. Obiettivi elevati, che devono restare ambiziosi, e che l'architettura contribuisce in modo determinante a centrare con l'articolazione dei suoi spazi, anche più vicini ad una didattica moderna.

L'appalto integrato resta come un timbro indelebile nella legge, cui poter comunque far ricorso nel caso in cui i ritardi dovessero farsi ancora più pericolosi rispetto all'obiettivo di centrare target e milestone del Pnrr, ma adesso la strada che si sta percorrendo è quella dell'accordo quadro per l'esecuzione dei lavori. Gli enti locali sono stati invitati dal ministero ad affidarsi a Invitalia per la sua indizione.

Cambia la scorciatoia procedurale, ma non la sostanza. Certo, l'accordo quadro può essere utilizzato, il Codice degli Appalti non lo vieta. Ma, è altrettanto chiaro che si tratta di una procedura adatta quando le prestazioni che si vogliono ottenere sono riconducibili ad elementi standardizzabili e ripetibili, come anche l'Anac ha più volte affermato. È altrettanto palese che l'innovazione richiesta per le oltre 200 scuole da costruire ha a che fare con nuovi materiali, con soluzioni spaziali articolate, idee magari inedite, con una certa varietà funzionale e un elevato grado di sostenibilità e flessibilità. Tutti elementi che per definizione nulla hanno di standardizzato, ripetibile o di omogeneo.

Non solo, la procedura che si prospetta è parallela, nel senso che mentre i progettisti svilupperanno i progetti definitivi ed esecutivi, Invitalia darà il via all'accordo quadro sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica e di apposite schede che dovranno essere predisposte dagli enti locali che vorranno servirsi (gratuitamente) dell'agenzia partecipata interamente dal ministero dell'Economia.

Entro il 15 maggio gli enti locali dovranno caricare il Pfte approvato e entro il 19 maggio Invitalia bandirà l'accordo quadro per l'esecuzione dei lavori delle scuole. Dunque, le imprese faranno le loro offerte sulla base di progetti non dettagliati, salvo poi conoscere l'esecutivo solo dopo aver vinto l'accordo quadro. Progetti, quelli presentati per il concorso, che, a detta degli stessi vincitori, sarebbero stati elaborati sulla scorta di budget non sufficienti a rispondere alle richieste di innovazione dei bandi, che tra l'altro richiamano i Cam e il principio, comune ai progetti del Pnrr, del Dsnh (Do not significant harm). Dunque, per realizzare i progetti vincitori occorrerebbero, stando alle rimostranze di alcuni vincitori, più risorse di quelle stanziate, anche perché nei bandi del concorso non si è tenuto conto dei prezziari aggiornati. Sarebbe questo il quadro attuale su cui dovranno regolarsi le imprese che vorranno farsi avanti rispondendo al bando di Invitalia.

Entro il 30 settembre dovranno essere individuati gli appaltatori. E, sempre entro la stessa data, gli enti locali dovranno aver pronti i progetti esecutivi, verificati, validati e approvati. Per ripartire con la progettazione, occorre, però, che si raggiunga il traguardo della progettazione definitiva. Il rischio di non riuscita, ma soprattutto di vedere ridimensionato, in termini quantitativi e qualitativi, un piano che si palesava come una delle più grandi occasioni per riscrivere il futuro delle scuole, inizia a essere percepito come concreto.

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