Quella del modernismo sovietico in Asia è un'architettura tanto imponente quanto ancora poco conosciuta e documentata, oggi a rischio demolizione, ragione che ha portato i due fotografi italiani - Roberto Conte e Stefano Perego - ad esplorare il panorama architettonico delle ex repubbliche sovietiche.
Soviet Asia, libro edito da Fuel, è il risultato di un lungo viaggio attraverso geometrie e culture di Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan, che raccoglie gli edifici costruiti tra gli anni '50 e la caduta dell'URSS. Musei, complessi residenziali, università , circhi, palazzi delle cerimonie il cui minimo comune denominatore è sempre l'incontro tra l'elemento sovietico e quello islamico o persiano, manifestato attraverso l'utilizzo di pattern e motivi decorativi di mosaici: lastre in cemento grigio affiancate o coperte da piastrelle colorate, forme rettilinee interrotte da curvature decorate, che danno vita a un design imponente e a tratti brutalista - tipico degli edifici sovietici - soggetto alle contaminazioni e le influenze della cultura orientale.Â
Teatro accademico statale russo per giovani e bambini (ex Palazzo della Cultura AHBK) (1981). Almaty, Kazakistan. Foto: Roberto Conte, da Soviet Asia, pubblicato da FUEL.
Circo (1976). Bishkek, Kirghizistan. Foto: Stefano Perego, da Soviet Asia, pubblicato da FUEL.
Il libro, volto a mettere in luce alcuni degli esempi più interessanti e significativi di architettura e pianificazione urbana di questi territori, è accompagnato da due note, rispettivamente di Alessandro De Magistris (architetto, professore di Storia dell'Architettura al Politecnico di Milano), e Marco Buttino (professore di storia contemporanea all'UniversitaÌ€ di Torino, specializzato in storia dei cambiamenti sociali in Asia Centrale e in Russia). Sono testi che guidano nella comprensione delle dinamiche politiche e sociali che portarono alla realizzazione di opere architettoniche così singolari, un approfondimento sull'ideologia del regime, finalizzato alla creazione di un sistema unico integrato dalle diverse culture, che portò a "un nuovo tipo di società in cui moderno e tradizionale riuscirono a convivere in un dialogo manifestato attraverso un'architettura in grado di promuovere integrazione, modernizzazione e controllo sociale".Â
Monumento a Lenin (1965). Istaravshan, Tajikistan. Foto: Stefano Perego, da Soviet Asia, pubblicato da FUEL.
Università Nazionale Kazaka Al-Farabi (anni ‘70). Almaty, Kazakhstan. Foto: Roberto Conte, da Soviet Asia, pubblicato da FUEL.
 Complesso residenziale Aul (1986). Almaty, Kazakistan. Foto: Roberto Conte, da Soviet Asia, pubblicato da FUEL.
Chorsu Bazaar (1980). Tashkent, Uzbekistan. Foto: Stefano Perego, da Soviet Asia, pubblicato da FUEL.
Il libro Soviet Asia vuole quindi far luce sulle modalità di nascita e sviluppo di questi edifici, di solito eretti accanto alle strutture esistenti per far coesistere tratti vecchi e nuovi della città , idee di modernità che arrivavano dalla lontana Mosca - basate sulla standardizzazione e prodotti in serie - arricchite da motivi destinati a riflettere la cultura locale e il folclore nazionale delle varie repubbliche. L'obiettivo era fondere le popolazioni con lingue e tradizioni diverse (distribuite su un vasto territorio) in un'unica nazione sovietica, in linea con il progetto politico vigente, ovvero quello di "creare le stesse condizioni di vita in ogni città , dagli stati baltici al Pacifico, dalle rive del mare del nord al confine con l'Afghanistan".
Il modernismo sovietico, come riportato dalle note, è quindi "parte della più ampia storia dell'architettura nella seconda metà del XX secolo legata allo scambio culturale di tecnologie, reso possibile dalla stalinizzazione e paradossalmente facilitato dalla stessa Guerra Fredda".
Il libro è acquistabile online sul sito fuel-design.com
di Elisa Scapicchio
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