Il Giappone è un paradosso architettonico vivente. In nessun altro luogo al mondo, il passato convive con il futuro in modo così armonico e, allo stesso tempo, così stridente.
Il Giappone è infatti un Paese dalla storia antichissima che, pur avendo attraversato rapide e profonde trasformazioni economiche e sociali, ha saputo mantenere un rapporto dialettico profondo con le proprie tradizioni, culturali e costruttive. Basta attraversare le sue tre città simbolo - Kyoto, Osaka e Tokyo - per compiere un viaggio senza soluzione di continuità attraverso i secoli, dal minimalismo spirituale dei templi buddhisti alle sfavillanti metropoli del XXI secolo.
Forse è proprio questa la vera cifra dell'architettura giapponese: la capacità di accogliere il nuovo anche a costo di demolire il vecchio, di trasformare la città in un organismo vivo, dinamico, dove ogni epoca trova il suo spazio. E il suo valore. Di far scorrere il tempo a diverse velocità, di coniugare tradizione e innovazione, di dare, con grazia innata, continuità alla discontinuità: un mix che rende la cultura e l'architettura giapponese un caso di studio che ha affascinato generazioni di progettisti, inclusi i nostri 3 giovani viaggiatori.
Racconta Renzo Piano «Quando ho compiuto sessant'anni, ormai molto tempo fa, con mia moglie feci un viaggio in Giappone, e visitai il tempio di Ise. Sapete perché è importante il tempio di Ise? Viene distrutto e rifatto ogni vent'anni. In Oriente l'eternità non è costruire per sempre, ma di continuo. I giovani arrivano al tempio a vent'anni, vedono come si fa, a quaranta lo ricostruiscono, poi rimangono a spiegare ai ventenni. È una buona metafora della vita: prima impari, poi fai, quindi insegni. Sono i giovani che salveranno la terra: non sono loro a salire sulle nostre spalle, siamo noi a salire sulle loro, per intravedere le cose che non potremo vivere».
Seguiamoli allora, li dove sorge il sole.
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Osaka, laboratorio di modernità (direzione Expo)
Con i suoi 1,7 km, il Kansai International Airport - il terminal più lungo del mondo, con 42 gate d'imbarco e flussi da 100.000 passeggeri/giorno - è la porta di accesso che proietta Marta, Sara e Thierry dalla Cina al Giappone.
Realizzato nei primi anni Novanta da RPBW, si trova su un'isola appositamente costruita nella baia di Osaka, poggiandovisi come un aliante: la sua struttura allungata e leggera è stata infatti progettata per resistere ai violenti terremoti che colpiscono frequentemente questa regione. Terza città del paese e cuore economico del Kansai, Osaka è, in un certo senso, il punto di contatto tra il Giappone tradizionale e quello ultramoderno: una città che non ha avuto paura di sperimentare - in cui l'architettura moderna ha trovato terreno fertile, soprattutto tra gli anni '60 e '80, quando si è trasformata in un hub di portata internazionale - ma che ha mantenuto un legame con la sua storia.
Proprio qui infatti, per la terza volta, dopo gli eventi del 1970 e del 1990, sull'isola artificiale di Yumeshima sta andando in scena (fino al 13 ottobre 2025) l'Expo di Osaka-Kansai, con il titolo "Designing Future Society for Our Lives".
"Primo giorno in Giappone, atterraggio a Osaka e partenza diretta per il sito dell'Expo 2025." scrivono i ragazzi sui social. Ad attenderli 188 padiglioni totali, di cui 152 nazionali, tantissimi dei quali firmati dal gotha dei progettisti, nazionali e internazionali: da Shigeru Ban a Lina Ghotmeh, da Kengo Kuma (che ne completa ben tre: Malesia, Qatar e Portogallo) a Mario Cucinella, da Foster+Partners a Carlo Ratti+Coldefy.
Ma a dominare il sito espositivo è il monumentale masterplan ad anello, una gigantesca struttura circolare in legno, concepito da Sou Fujimoto, responsabile della progettazione dell'intero Expo e consulente per i progettisti dei paesi partecipanti. "Abbiamo trascorso il pomeriggio esplorando i diversi padiglioni, ma quello che ci ha colpito di più è stato il ring di Sou Fujimoto, reso ancora più suggestivo dal tramonto."

DAY 21 Arrivo in Giappone - Expo 2025, Osaka
DAY 21 Expo 2025, Osaka, la struttura circolare in legno del Gran Ring di Sou Fujimoto
DAY 21 Expo 2025, Osaka
Kyoto, bellezza senza tempo
Quando da Osaka si arriva a Kyoto (京都), si ha la sensazione di fare un salto nel passato.
L'antica capitale imperiale, capoluogo dell'omonima prefettura, è infatti custode dell'anima tradizionale del Giappone, con oltre 2.000 tra templi buddhisti, santuari shintoisti e giardini zen. Qui l'architettura è governata da un principio fondamentale: l'armonia con la natura.
Il giorno 22, Marta, Sara e Thierry iniziano la parte di percorso forse più contemplativa di questo viaggio: Kyoto è infatti il momento dedicato alla scoperta del passato, più che del presente. Iniziano dal Palazzo Imperiale, l'antica residenza della famiglia imperiale giapponese che dopo averne fatto la propria dimora per dieci secoli, lasciò il palazzo nel 1868 quando la capitale si trasferì a Tokyo. Poi il Tofuku-ji, uno dei principali templi Zen di Kyoto, con 25 templi minori: fondato nel 1236, vanta il più antico cancello del Giappone e quattro giardini, tutti costruiti negli anni '30, ciascuno rivolto in una direzione diversa e con diverse combinazioni di ghiaia, pietra, muschio e alberi. Finendo con il Fushimi Inari-taisha, il principale santuario Inari (la divinità del buon raccolto e del successo negli affari) del paese.
Un percorso apparentemente infinito di porte benaugurali torii arancione brillante e nero che costeggiano la via di accesso al Monte Inari, uno scenario iconico, tra i più famosi del Giappone.
Questo il loro commento: "La giornata di oggi è stata scandita da tre espressioni dell'architettura giapponese: ciascuna distinta, ma accomunata da una sensibilità per le transizioni, il paesaggio e il tempo. Questi luoghi condividono l'attenzione agli spazi intermedi, dove l'architettura si apre anziché racchiudere. Costruiti con materiali naturali - legno, piastrelle, carta - la loro fattura è precisa e raffinata, ma differiscono nell'espressione di scala ed emozione. Il Palazzo Imperiale parla di ordine, sequenza e protocollo. Tofuku-ji trae spunto dal contrasto: tra natura selvaggia e raffinatezza, serenità e drammaticità. Fushimi Inari-taisha si affida alla ripetizione e al rituale, dissolvendo lentamente il confine tra architettura e paesaggio. Tre siti. Tre ritmi. Un linguaggio spaziale condiviso."

DAY 22 - Kyoto, tempio Tofuku-ji nel quartiere di Higashiyama
DAY 22, Kyoto, torii al santuario di Fushimi Inari-taisha
Il giorno 23 a dare forma all'itinerario sono quattro parole: carta, legno, acqua, cornice. E tre architetture, tutte dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: il Tempio buddista Ryōan-ji, che con il suo giardino di pietra, è un manifesto del minimalismo ante litteram, con linee essenziali, materiali naturali e una spiritualità che si percepisce in ogni sasso. Il Tempio reliquiario a tre livelli Kinkaku-ji, o Padiglione d'Oro, che riflette le sue facciate dorate nello specchio d'acqua che lo circonda, moltiplicando l'architettura fino a fondersi con il cielo e seguendo la concezione zen di simmetria naturale. E il Castello Nijō, complesso fortificato di epoca Edo che fu residenza degli shōgun per quasi 270 anni. La sua caratteristica più strana (e poetica)? "La luce che filtra attraverso le aperture ricoperte di carta creando un'atmosfera interna morbida e uniforme" e i cosiddetti "pavimenti dell'usignolo" chiamati così perché, ogni volta che vengono calpestati, i morsetti e i chiodi posti sotto la superficie sfregano tra loro producendo un suono che ricorda il verso dell'uccello.

DAY 23 - Kyoto, dettaglio Ryoanji Temple
Il giorno 24, oltre a perdersi tra i dettagli della Villa Imperiale di Katsura, dove "architettura e paesaggio si fondono in un'esperienza fluida, padiglioni e passerelle creano una sequenza in cui spazi interni ed esterni si inseguono e il design invita a un'esplorazione lenta [..]" Marta, Sara e Thierry si imbattono anche nel moderno e nel contemporaneo. Con Tadao Ando e il suo Garden of Fine Arts, versione contemporanea e volumetrica di un giardino pensile situato sotto il livello del suolo (per mantenere intatta la vista verso i monti Higashiyama) con grandi travi in cemento, massicci pilastri, ponti e rampe sovrapposte, pareti d'acqua e piscine con dipinti che galleggiano sulla superficie dell'acqua.
DAY 24 - Kyoto, Garden of Fine Arts, Tadao Ando
Il brutalista ICC di Sachio Otani (1924-2013) che per farlo, negli anni Sessanta, vinse un concorso con quasi 200 partecipanti scegliendo una forma trapezoidale che si ripete a diverse scale e pendenze come base dell'enorme centro congressi in cemento. Passando per il negozio ricostruito su progetto di Hiroshi Naito, Kyukudo, specializzato in articoli per calligrafia, e il recente AoQ cafè, minuscolo chiosco disegnato da G Architects Studio: un volume su due piani profondo appena un metro rivestito in rame invecchiato con accenti cromatici blu (un'ossidazione ottenuta con salsa di soia abbinata a altri prodotti chimici).
Ma è tempo di salutare Kyoto e proseguire: destinazione Tokyo.
Tokyo, metropoli del futuro
Arrivare qui dopo aver visto Kyoto e Osaka è come sbarcare su un altro pianeta. Se Kyoto è il passato e Osaka il presente, Tokyo è decisamente il futuro. È il simbolo di un Giappone che guarda avanti, senza mai dimenticare le proprie radici. Una metropoli stratificata, in costante trasformazione, dove i contrasti sono parte integrante del paesaggio urbano, un laboratorio vivente per l'architettura contemporanea. Qui la parola d'ordine è: sperimentazione. Qui, quasi tutti i più grandi architetti del mondo hanno costruito qualcosa.
Meglio allora iniziare da alcuni fondamentali, con focus museale: Le Corbusier, con il Museo Nazionale delle Arti Occidentali, l'unico museo nazionale dedicato esclusivamente ad artisti occidentali. Inaugurato nel 1959 nel parco di Ueno, l'edificio espone la "Collezione Matsukata" con oltre seimila opere tra sculture e quadri. Kisho Kurokawa con il NACT, il Centro Nazionale d'Arte, ultima opera del maestro metabolista (autore della celebre Nakagin Capsule Tower, ormai smontata) considerata, sin dalla sua apertura nel 2007, uno degli spazi espositivi più incredibili e flessibili di Tokyo, grazie al luminoso atrio d'ingresso formato da onde di vetro e acciaio. Tadao Ando, con 21_21 Design Sight, a Roppongi, luogo di ricerca e sperimentazione sul design nato per volere dello stilista Issey Miyake, una lunga stecca caratterizzata da due imponenti coperture triangolari in acciaio, sostenute dal muro posteriore in cemento armato, che si ripiegano a mò di busta da lettere. E lo studio SANAA, con il Museo Sumida Hokusai, dedicato al maestro ukiyo-e, uno degli artisti più ammirati al mondo, situato nel suo luogo di nascita. Un volume scultoreo e introverso, dalla pelle metallica che "si rivolge verso l'interno, esplorando soglie e interstizi, offrendo spazi silenziosi per la contemplazione nell'intensità della città."

DAY 25 The National Museum of Western Arts, Le Corbusier
DAY 25 - Tokyo,The Sumida Hokusai Museum, SANAA
Ma Tokyo è anche il teatro della globalizzazione architettonica: I quartieri di Ginza e Omotesando ospitano flagship store di marchi internazionali firmati da famosi architetti, trasformando la città in un manuale vivente di linguaggi globali. Qui, infatti, i grandi brand di moda e lusso hanno reso le loro boutique manifesti, con il negozio che diventa l'intero edificio: una "scultura abitabile" che non si limita a esporre prodotti, ma rappresenta il brand stesso come opera d'arte. Tra questi spicca la Maison Hermès (RPBW, 2001): un elegante parallelepipedo rivestito da 13.000 blocchi di vetro stampato, che di giorno appare come un volume monolitico lattiginoso e di notte si illumina come una lanterna urbana, rileggendo in chiave contemporanea e soft-tech il concetto tradizionale di andons (lanterne in carta). "Alla Maison Hermès" raccontano i ragazzi subito dopo la visita "la risposta risiede nella raffinatezza dei dettagli e nella silenziosa brillantezza del vetro. Composto da migliaia di blocchi traslucidi, l'edificio brilla come un oggetto d'arte: preciso, delicato e luminoso. Di giorno rispecchia la città; di notte risplende come una gemma urbana incastonata nel cuore di Ginza. Qui, l'architettura diventa gioiello, sublimando la strada attraverso la luce, la texture e un'eleganza senza tempo" .

DAY 26 Maison Hermès, Tokyo, RPBW
Nel giorno 27 - il penultimo qui - sono tre opere piccolissime ad attirare l'attenzione dei ragazzi, "tre modi di abitare lo spazio, strutturale, astratto e spirituale": la famosa NA House di Sou Fujimoto, la House in Uehara di Kazuo Shinohara e la Harajuku Church dello studio nippo-francese Ciel Rouge.

DAY 27 Tokyo, House NA, Sou Fujimoto Architects
Ad essere protagonista il giorno 28 invece uno dei maestri assoluti, figura tra le più influenti dell'architettura giapponese: Kenzo Tange (1913-2005). Iniziando con lo Yoyogi National Gymnasium a Shibuya, progettato per le Olimpiadi del 1964. Un impianto sportivo polivalente composto da due arene caratterizzate da coperture a trazione simili a tende, sostenute da una serie di cavi in acciaio precompresso sospesi che si drappeggiano verso la struttura in cemento alla base. Influenzato dal Padiglione Philip di Le Corbusier e dallo stadio di hockey di Eero Saarinen alla Yale University, questo di Tange è senza dubbio uno dei capolavori del XX secolo (che gli valse il Pritzker).
DAY 28 Tokyo, Kenzo Tange, Yoyogi National Gymnasium
La St. Mary Cathedral, completata nel 1964 e costruita in sostituzione della vecchia cattedrale gotica in legno incendiata durante la guerra. Tange concepì la nuova chiesa come una struttura in cemento, semplice nella concezione e complessa nella forma, che ricorda la leggerezza di un uccello e delle sue ali (ma soprattutto, guardandola con quel rivestimento esterno in acciaio inossidabile che brilla, sembra completata di recente).

DAY 28 Tokyo Catedral, Kenzo Tange, dettagli
E l'iconica torre del Shizuoka Press and Broadcasting Center (1967), la prima realizzazione spaziale delle idee metaboliste di Tange sulla crescita di ispirazione organica. Nonostante le sue dimensioni relativamente ridotte, lo Shizuoka Center è molto più significativo di quanto si creda: una struttura verticale, costituita da un nucleo infrastrutturale cilindrico contenente scale, ascensori, cucina e servizi igienici a ogni piano che funge da pozzo di accesso alle unità modulari degli uffici, scatole a sbalzo in vetro e acciaio di 3,5 metri.


DAY 28 Tokyo, Kenzo Tange, Shizuoka Press and Broadcasting Center
"Visitando tre dei suoi progetti più importanti abbiamo potuto osservare come il suo lavoro abbia plasmato generazioni di architetti in tutto il mondo. La sua architettura raggiunge un equilibrio unico: tra tradizione e modernità, artigianalità e tecnologia, tecnicismo e umanità. Abbiamo potuto osservare come ognuno di essi incarni questa tensione in modo diverso: dalla luce serena della cattedrale alle linee dinamiche dello stadio, fino alla visione sperimentale della torre di Shizuoka."
Prima di imbarcarsi per l'Oceania, per Marta, Sara e Thierry c'è un ultimo appuntamento: visitare il Kioi Seido di Hiroshi Naito, una scatola di cemento ermetica, praticamente priva di bucature, racchiusa da una pelle di vetro in cui la luce naturale zenitale è la protagonista indiscussa, capace di plasmare i volumi scultorei dello spazio interno. "Uno spazio indefinito, descritto come un edificio senza funzione, e forse è proprio questo il suo scopo. Liberato dalla funzione, permette di vivere appieno lo spazio e i suoi contrasti: il vetro e il cemento della facciata; il piano terra, uno spazio buio, simile a una caverna, e i piani superiori, immersi nella luce naturale proveniente dall'alto."
Ma ora, serve andare a prendere un aereo per Sydney, hurry up!
RENZO PIANO WORLD TOUR 2025
Il RPWT è un progetto promosso da Fondazione Renzo Piano, Fundación Botín, Vitra e Selvaag Gruppen, in collaborazione con ProViaggiArchitettura e professionearchitetto.it
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