Se state organizzando la visita alla Biennale Architettura 2025, la prima cosa da fare è dare uno sguardo alla nostra guida di sopravvivenza, con tutte le informazioni utili su orari, biglietti e modalità per raggiungere le due sedi protagoniste della mostra.

Se poi il tempo è poco e bisogna ottimizzare tempi e risorse, ecco un elenco dei padiglioni imperdibili con i nostri voti.

Nel complesso, anche se troppe cose appaiono come un "già visto", la Biennale di Carlo Ratti e le declinazioni personali di ciascun Paese ospite hanno avuto qualcosa da dire e, chi più, chi meno, l'hanno fatto bene!

Partiamo daI numeri: escludendo il Padiglione Venezia - quest'anno dedicato alle Biblioteche - e il padiglione Rolex affidato alla progettista nigeriana Mariam Issoufou, quest'anno sono state 25 le soglie da varcare per scoprire gli universi dei diversi Paesi. 

Complice anche la chiusura del Padiglione centrale per lavori di restauro programmati da tempo - che ringraziamo per averci concesso la pausa caffè più lunga - quest'anno i Giardini potrebbero quasi essere considerati "la tappa rilassante". Ma conservate le energie, perché ve ne serviranno il doppio dentro l'Arsenale, più affollato che mai!

Volendo fare una riflessione critica, invece, abbiamo davvero bisogno di comunicare l'architettura, il progetto e le pratiche con l'ausilio di video? Dove sono le vecchie installazioni che ci consentivano di seguire il nostro ritmo di lettura/pensiero, senza paura di perdere una virgola e dover ricominciare da capo?

Si stima che, per osservare con attenzione e comprendere a fondo tutti i contenuti della Biennale, potrebbero volerci da uno a due anni, neanche il tempo che intercorre tra una mostra internazionale e l'altra!

La questione della curatela, il sovraffollamento, la bulimia di informazioni, impossibili da conservare nei cassetti del nostro cervello, è probabilmente un tema di riflessione per eventi futuri.

Ma intanto, le porte sono aperte, e la consueta visita alla Biennale è d'obbligo!

Di seguito troverete la TOP 5 dei padiglioni da non perdere e a seguire tutti gli altri (in ordine alfabetico). Per ciascun padiglione sono stati inseriti anche i link diretti a profili IG o siti istituzionali di riferimento, così da poter approfondire le tematiche in totale autonomia.

Ecco i nostri voti (di manica larga), dati dal mix tra temi trattati e sensazioni provate nello spazio. Giudicherete voi stessi se sollevarne (o abbassarne) alcuni dopo la visita! 
Let us know!

La Top 5 degli imperdibili

SPAGNA | Internalities. Architectures for Territorial Equilibrium

Se dovessimo trovare una parola per descrivere il padiglione della Spagna in questa edizione della Biennale sarebbe probabilmente "impeccabile". Ci saremmo aspettati qualche riflessione nuova, ma in mezzo a tutti è stato, forse, quello più curato e accurato nell'esposizione.

Ideato da Roi Salgueiro Barrio e Manuel Bouzas Barcala (quest'ultimo incontrato sia durante il Renzo Piano World Tour 2022 e al Festival des Cabanes di Villa Medici nel 2024) il padiglione spagnolo analizza i 5 assi fondamentali per la decarbonizzazione - materiali · energia  · mestieri  · rifiuti · emissioni - proponendo un modello architettonico alternativo per ridurre l'impatto ambientale.

L'analisi si muove dalle filiere rigenerative del legno alla transizione energetica, dal recupero delle competenze locali al riuso dei materiali di scarto, fino al controllo delle emissioni lungo l'intero ciclo di vita edilizio.
Suddiviso in due sale principali, il progetto curatoriale espone modelli, installazioni, campioni di materiali e fotografie di grande formato che mettono in dialogo i luoghi di estrazione delle risorse e quelli della costruzione.

Il tutto con estremo rigore nell'occupazione dello spazio: davvero bello!

 Voto: 9.5 

PROFILO IG: internalities.eu

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

DANIMARCA | Build of Site

Come già detto, l'idea del cantiere/disallestimento/smontaggio alla Biennale di Venezia è diventata una pratica molto diffusa. Ma c'è chi lo fa davvero con grande classe.

È il caso della Danimarca, che quest'anno espone elegantemente un'ampia campionatura di tutti i materiali del Padiglione, nel quale è in corso una riqualificazione globale iniziata a dicembre 2024, dovuta a importanti criticità strutturali. 

Come possiamo costruire sul mondo senza costruire qualcosa di nuovo? Questa la domanda alla base posta dall'architetto Søren Pihlmann dello studio pihlmann architects, che trasforma la visita in un'esperienza sensoriale e stimolante dalla forte componente didattica.

Portando i visitatori a camminare su terra battuta e superfici di cemento grezzo, la volontà è quella di promuovere una cultura di consapevolezza delle risorse.

 Voto: 9 

PROFILO IG: danishpavilion_architecture

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

SERBIA | Unraveling: New Spaces

Il padiglione della Serbia è poesia: al centro vi è un'indagine sulla circolarità come principio fondamentale della produzione architettonica. La metafora della maglia - che dà forma all'installazione - porta con sé il concetto di composizione e scomposizione, connettendosi alla storica invenzione della Mano belgradese del 1963, ovvero la prima mano bionica artificiale al mondo, simbolo di come la tecnologia e l'immaginazione possano nascere da gesti fisici e creativi.

Al centro della sala trova spazio un'installazione cinetica di fili di lana intrecciati da architetti, designer e ingegneri che continuerà a lavorare per tutta la durata della Biennale grazie a 150 motori solari, rivelando un'architettura in trasformazione che sfida le convenzioni e abbraccia pratiche sostenibili e in continua evoluzione.

 Voto: 8.5 

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

BELGIO | Building Biospheres

Coinvolgendo nella curatela il neurobiologo italiano Stefano Mancuso e il paesaggista Bar Smets, il padiglione belga si pone una domanda: Come evolverà l'architettura alla luce delle nuove scoperte sull'intelligenza delle piante?

L'esposizione - dal grande impatto visivo - vuole indagare la nuova relazione tra natura e architettura.

Sotto il lucernario trovano casa ben 200 piante connesse a un sofisticato sistema di elaborazione dati in tempo reale che trasforma il padiglione in un prototipo vivente.

Lo studio verte sulla dimostrazione del come i microclimi all'interno degli edifici possano evolversi in biosfere dinamiche, in cui il comportamento delle piante guida l'adattamento di luce, ventilazione e irrigazione. 

 Voto: 8.5 

PROFILO IG: bassmets · sonostefanomancuso

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

URUGUAY | 53,86% Uruguay, paìs agua

All'Uruguay va il merito di aver messo in piedi un padiglione dall'effetto così emozionale con pochissime risorse.

Nascosto tra gli alberi e non preso d'assalto come altri più citati, il progetto riflette sulla sovranità marittima del Paese, più estesa della superficie terrestre e con una rete idrografica capillare che lo pone in prima linea nelle sfide globali legata alla risorsa chiave per immaginare il futuro: l'acqua.

Il padiglione è strutturato come un manifesto programmatico che invita a ripensare la progettazione urbana in sintonia con i cicli idrici naturali su scala territoriale, individuato come modo per dare forma a un'architettura equa e sostenibile.

La tappa è consigliata anche solo per riprendere fiato durante la visita: attraverso i video e il rumore dell'acqua uscirete sicuramente rigenerati.

 Voto: 9 

+info: uruguay-bienal-venecia.mec.gub.uy

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

Gli altri 20 padiglioni, dalla A alla U

AUSTRALIA | Home

Curato dal team di architetti e designer First Nations, il padiglione dell'Australia sceglie di celebrare la connessione tra l'ambiente naturale australiano e i saperi ancestrali, esplorando temi come sostenibilità, sicurezza culturale e circolarità dei materiali.

L'allestimento, che richiama i toni della terra, è un'esperienza immersiva e sensoriale e, attraverso suoni e superfici tattili, induce alla riflessione sulle metodologie indigene come strumenti per ripensare l'architettura contemporanea.

I visitatori diventano parte attiva dell'installazione e, attraverso la Living Canvas è possibile lasciare traccia delle proprie storie personali attraverso l'uso di tecnologie digitali, tra cui la realtà aumentata. 

 Voto: 7.5 

+info: architecture.com.au

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

AUSTRIA | Agency for Better Living

Con un allestimento semplice ma efficace, il padiglione dell'Austria focalizza l'attenzione sull'urgente tema dell'abitare, con la fornitura di alloggi per lo più affidata al settore privato, gli aumenti incontrollati degli affitti e la conseguente invivibilità delle città.

Il progetto curatoriale di Michael Obrist, Sabrine Pollak e l'italiano Lorenzo Romito confronta il modello top-down di edilizia sociale di Vienna - caratterizzato da un secolo di pianificazione comunale e statale - con i metodi di button-up di auto-organizzazione a Roma, dove i cittadini portano avanti progetti di rigenerazione territoriale in contesti periferici e di degrado.

Un dato di fatto più che una soluzione, ma comunque chiaro, didattico e ben fatto! Bravi!

 voto: 8+ 

PROFILO IGaustrianpavilion

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

BRASILE | (Re)Invention

Il Brasile punta i riflettori sull'architettura brasiliana come testimonianza della storia e della trasformazione sociale del Paese.

Semplice e ben fatto, il progetto curatoriale è tradotto in due atti: il primo, ispirato alle recenti scoperte archeologiche in territorio amazzonico, racconta come i popoli indigeni abbiano modellato il paesaggio circostante creando infrastrutture complesse basate sull'adattamento. La seconda parte lascia invece spazio al Brasile contemporaneo, esplorando come le infrastrutture contemporanee possano essere reinterpretate attraverso strategie progettuali che traggono ispirazione dai saperi più antichi.

Nessun effetto speciale, ma nel complesso un allestimento minimale e pulito che porta all'attenzione un'idea chiara, spunto di riflessione per tutti.

 Voto: 7.5 

PROFILO IG: plano.coletivo

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

CANADA | Picoplanktonics

Con la varietà di temi a disposizione, era proprio urgente portare a Venezia i cianobatteri marini?

Io direi di no, ma è pur vero che l'installazione canadese porta in scena una ricerca di Andrea Shin Ling, condotta all'ETH di Zurigo, e quindi forse troppo complessa da capire per una comune mortale come me!

Quello che - stando a quanto scritto - ci vogliono mostrare, è una visione in cui gli antichi processi biologici e le tecnologie emergenti si fondono per "immaginare ambienti progettati secondo principi di etica ecologica". Questi picoplancton, infatti, avrebbero svolto un ruolo cruciale nella riduzione di CO2 atmosferica.

Ma su questo mi arrendo e vado avanti, di certo l'impatto visivo è più spaventoso che intrigante. Va dato il merito di aver portato qualcosa di veramente nuovo (pure troppo!), ma resta il dubbio sulla sua concreta applicazione.

A voi la palla, fateci sapere se ci capite di più!

 Voto: 6 

+info: canadacouncil.ca

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

REPUBBLICA DI COREA | Little Toad, Little Road: Unbuilding Pavilion

Il Padiglione della Corea va per la sua strada, non centra in pieno il tema della Biennale, ma lo fa con stile!

Per celebrare il suo trentesimo anniversario, infatti, punta i riflettori su alcuni aspetti della sua storia fino ad oggi trascurati, estendendo la narrazione oltre i confini dell'edificio.

L'esposizione è una rilettura del padiglione, dalla sua ideazione, alle trasformazioni, fino ad oggi.
La morale? Riflettere sull'eredità degli edifici oltre l'esistenza fisica, persistendo anche in seguito a trasformazioni o demolizioni. Si poteva fare di più, ma compiere 30 perdona tutto!

 Voto: 7 

PROFILO IG: korean_pavilion

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

EGITTO | Let's Grasp the Mirage". A game of delicate balance from a small Egyptian oasis to a big planet

L'Egitto trasforma il visitatore in componente attivo dell'installazione. Il tema ruota attorno al concetto di oasi, inteso come microcosmo resiliente caratterizzato dalla scarsità di risorse che, in virtù di questo, mantiene un equilibrio costante.

Il padiglione è occupato da blocchi gialli - simbolo della tutela degli ecosistemi esistenti e delle risorse naturali - e blocchi grigiastri che indicano la spinta verso urbanizzazione, industria e infrastrutture.

Il visitatore, in questo scenario, deve posizionare i blocchi in una sorta di vassoio sospeso, cercando di trovare l'equilibrio visivo e concettuale e trasformando queste azioni in consapevolezza e immaginazione verso un futuro sostenibile.

Super consigliato!

 Voto: 8+ 

PROFILO IG: egypt_pavilion_venice_2025

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

FINLANDIA | The Pavilion. Architecture and Stewardship

Dalla Finlandia, possiamo dirlo, ci aspettavamo di più, ma merita una sufficienza piena e una visita obbligata, anche solo per il suo padiglione, opera di Alvar Aalto!

Il progetto riflette sull'architettura come impresa collettiva, valorizzando il lavoro invisibile dietro la creazione e la conservazione dell'ambiente costruito.

Il padiglione, infatti, venne progettato come temporaneo, ma è grazie a numerose figure - tra architetti, ingegneri, artigiani, restauratori e addetti alla manutenzione - che sta ancora in piedi!

Largo dunque all'autoreferenzialità, ma anche alla riflessione sulla responsabilità collettiva per la conservazione di quanto lasciatoci in eredità.

 Voto: 7 

PROFILO IG: finnishpavilion.architecture

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

FRANCIA | Living with / Vivre avec

Nel padiglione della Francia non si può entrare. Per via della ristrutturazione in corso, una struttura temporanea e leggera realizzata con materiali di riciclo ospita i contributi progettuali provenienti da scuole di architettura francesi e internazionali.

Il titolo "Vivere con" esprime infatti la volontà di creare una relazione con l'ambiente circostante, creando uno spazio di sosta inclusivo e conviviale.

L'esposizione è molto fitta, ma forse troppo poco accattivante e di difficile lettura, visto il poco tempo a disposizione.

 Voto: 7+ 

+info: institutfrancais.com

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

GERMANIA | STRESSTEST

La Germania scopre l'acqua calda: il mondo si sta surriscaldando (MADDAI!). Però l'allestimento, con proiezioni a tutta parete, è scenografico e immersivo, quindi la sufficienza piena le va data.

Al centro dell'analisi tedesca vi è l'effetto del cambiamento climatico nelle città e negli ambienti naturali, con un duplice scenario - STRESS e DE-STRESS - che mette a confronto i due ambienti mostrando da un lato gli effetti in ambienti privi di mitigazione, e dall'altro la percezione di luoghi trasformati dall'applicazione di principi di adattamento.

 Voto: 7 

PROFILO IGgermanpavilion_venice

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

GIAPPONE | In-Between

Dal Giappone ci si aspetta sempre tantissimo. Ma quest'anno non convince, nonostante il tentativo di porre il ma (lo spazio intermedio) al centro del discorso. Il cuore è infatti il rapporto tra umano e non umano, naturale e artificiale, con un'ampia riflessione sull'intelligenza artificiale.

Il problema cruciale di questa installazione è probabilmente il formato video, utilizzato per immaginare un futuro del padiglione disallineato rispetto al presente. Una lettura difficile, però, che rende la comprensione dell'installazione poco efficace. 

 Voto: 6.5 

(lo 0,5 in più del 6 è per il piano inferiore (sempre elegante) e per le sedute nella sala principale, che almeno fanno riprendere fiato nel grand tour dei Giardini!) 

+info: venezia-biennale-japan.jpf.go.jp

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

GRAN BRETAGNA | GBR: Geology of Britannic Repair

La Gran Bretagna è sempre ambiziosa e, anche se non la inseriamo tra i nostri padiglioni preferiti, dobbiamo riconoscere i suoi meriti, che gli sono valsi la menzione tra i Premi della Biennale di quest'anno.

Il Padiglione si concentra sull'architettura non estrattiva, orientata alla riparazione, alla restituzione e al rinnovamento.

Il progetto curatoriale riunisce progettisti britannici e kenioti, tradotto in un'installazione che esplora architettura e colonizzazione come sistemi paralleli e interconnessi.

La risposta è una nuova immagine della pratica architettonica come forma di resistenza alle crisi climatiche e sociali, trasformando il padiglione britannico in uno spazio critico per ripensare il rapporto tra architettura, geologia e giustizia.

 Voto: 8 

+info: venicebiennale.britishcouncil.org

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

GRECIA | IntelligensHistorica

La Grecia brilla per la chiarezza e pulizia espositiva. Nessun effetto speciale, non innovazione di pensiero, ma un progetto ben fatto che esplora l'equilibrio tra natura e artefatto, memoria e progetto attraverso la riattivazione di saperi storici e tecniche costruttive del passato, restituite nel presente come qualcosa da condividere.

In mostra l'analisi di due progetti per il restauro degli arsenali di Heraklion e Chania, a Creta, accomunati dalla conservazione dell'atmosfera originaria dei siti, dimostrando che gli interventi architettonici contemporanei possono fungere da elemento di continuità tra passato e futuro.

 Voto: 6.5  

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

OLANDA | Sidelined. A space to Rethink Togetherness

L'ingresso al padiglione è certamente d'impatto: un bar dello sport con tanto di sciarpe in stile calcistico e un grande tavolo di calcio balilla sinuoso al centro.

Dopo la prima critica severa tra "fammi uscire subito" e "no aspetta, voglio capire", emerge infatti il messaggio chiave: il luogo simbolo della competizione è trasformato in uno spazio di relazione e inclusione.

I giochi ideati dall'artista e designer Gabriel Fontana riscrivono infatti le regole dello sport, portando il visitatore a diventare protagonista e mettere in discussione i codici sociali che regolano corpi, spazi e identità.

Di sicuro non tra i migliori padiglioni visti, ma degno di uno sguardo attento per capire il fine curatoriale del "non fermarti all'apparenza"!

 Voto: 7- 

+info: nieuwsinstituut.nl

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

PAESI NORDICI (Finlandia, Norvegia, Svezia) | Industry Muscle. Five Scores for Architecture

Relazionarsi con il Padiglione di Sverre Fehn catturando l'attenzione del pubblico con un'idea forte (e non per i dettagli costruttivi di quest'architettura così perfetta) è sicuramente un'impresa difficile. Puntare sull'eccesso per colpire il visitatore è sicuramente la mossa più sbagliata! E quest'anno - secondo me - è stato flop totale, a partire dalla scritta di vernice sulla vetrata.

Attraverso la lente del corpo trans, il progetto dell'artista finlandese Teo Ala-Ruona interroga l'eredità modernista del padiglione integrando performance, installazioni e teoria queer attraverso 5 punti: Impurità · Decategorizzazione · Performance · Tecno-corpo e Riuso.

Ogni sezione mette in discussione le norme socio-politiche che strutturano l'ambiente costruito, una proposta radicale che rimarrà sicuramente nei ricordi degli episodi performativi più forti della Biennale di Venezia in stile Marina Abramović.

Ma la domanda sorge spontanea: siamo sicuri che non abbiano scambiato anno di partecipazione? Forse per la Biennale d'Arte sarebbe calzato a pennello!

 Voto: 6 (ma solo per l'impegno e la giusta causa!)

PROFILO IG: arkkitehtuuri_ja_designmuseo

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

POLONIA | Lares and Penates. On building a Sense of Security in Architecture

Tirando in ballo Lari e Penati, ovvero le divinità romane che vegliavano sul focolare domestico, la Polonia porta in primo piano la necessità dell'essere umano di sentirsi al sicuro.

L'idea curatoriale vuole mettere in dialogo la sicurezza normativa (regole edilizie, sistemi antincendio, dispositivi come estintori o allarmi) e le pratiche rituali della tradizione molto comuni in Polonia, come parti di un unico sistema. 

Un'idea sicuramente interessante, ordinata nella resa ma poco immediata nella lettura.

 Voto: 6.5 

+info: labiennale.art.pl

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

QATAR/1 | Beyti Beytak. My home is your home. La mia casa è la tua casa

Prima partecipazione del Qatar alla Biennale con doppio appuntamento: oltre al padiglione temporaneo dei Giardini che annuncia la realizzazione del permanente, la seconda tappa della mostra dedicata al concetto di architettura e ospitalità è a Palazzo Franchetti.

Ma se volete approfondire leggete l'articolo dedicato "La prima volta del Qatar".
Un inizio in grande che promette sicuramente interessanti progetti futuri.

 Voto: 8 

+info: qm.org.qa

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

ROMANIA | Human Scale

Con un allestimento semplice e senza fronzoli, il padiglione della Romania va dritto al punto: l'uomo come elemento unificante tra l'architettura rumena del XIV secolo e quella contemporanea.

L'idea, nata dalla collaborazione tra l'artista Vlad Nanca e lo studio Muromuro, si compone si una serie di fogli traslucidi che invade lo spazio, deformando i profili dei visitatori e invitandoli a riflettere sul futuro dell'architettura.

Osservando le figure umane nei progetti architettonici, i visitatori sono portati a ripensare i parametri dell'abitare, ridefinendo nuovi modelli costruttivi.

 Voto: 8 

PROFILO IG: humanscale2025

foto: © Luca Capuano | courtesy of © La Biennale di Venezia

STATI UNITI D'AMERICA | PORCH: An Architecture of Generosity

Con PORCH, che significa portico, gli Stati Uniti d'America esplorano il potenziale di questo elemento degli edifici, indagandone il significato intrinseco di ospitalità e condivisione.

Progettata in legno da un team multidisciplinare, la struttura anticipa lo storico padiglione statunitense trasformandosi in spazio sociale e performativo. All'interno trovano posto progetti provenienti da tutto il Paese che riflettono su temi urgenti della contemporaneità, dal cambiamento climatico all'identità culturale, restituendo al porch il suo ruolo di soglia tra pubblico e privato, architettura e ambiente, contesto locale e dialogo globale.

Sicuramente più bello da fuori, ma si sa, gli Stati Uniti amano fare le cose in grande!

 Voto: 7.5 

PROFILO IG: porchusa2025

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

SVIZZERA | "Endültige form wird von der Architektin am Bau bestimmt"

Dietro al titolo difficile da pronunciare, il Padiglione svizzero cita una frase di Lisbeth Sachs per il suo progetto del padiglione delle belle arti all'Esposizione Nazionale Svizzera del Lavoro Femminile (SAFFA), tenutasi a Zurigo nel 1958. La frase significa infatti: "La forma definitiva è determinata dall'architetta in cantiere".

Se da un lato, dunque, sono messi in evidenza il processo decisionale e la fase di cantiere per la riuscita del padiglione, dall'altro si vuole riscoprire la figura di una delle prime architettrici registrate in Svizzera.

Curato dal collettivo Annexe, il padiglione - dall'allestimento molto semplice caratterizzato dallo spazio frazionato da pareti di legno - nasconde una domanda: "E se fosse stata Lisbeth Sachs a progettare il Padiglione svizzero al posto di Bruno Giacometti?

Forse dalla Svizzera ci aspettavamo qualcosa in più a livello di resa espositiva, ma al netto di tutto, il Padiglione è sicuramente uno di quelli che merita una visita attenta.

 Voto: 8+ 

PROFILO IG: prohelvetia_venice

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

UNGHERIA | There is nothing to see here

Varcando la soglia, si respira un'atmosfera quasi distopica e, se non si approfondisce il significato nascosto, si esce dal padiglione con un grande punto interrogativo sulla testa. In realtà quello dell'Ungheria è un messaggio di forte critica al mondo dell'architettura contemporanea, sempre più subordinata alle logiche economiche di puro profitto, tenendo da parte la potenza creativa.

Il team curatoriale ungherese ha così immaginato uno studio di architettura del passato, un tempo prestigioso e oggi abbandonato, dove gli architetti continuano a far prendere forma a progetti visionari fuori dai canoni della professione, riappropriandosi della libertà creativa sottratta.

 Voto: 7- 

PROFILO IG: noismore_

foto: © Marco Zorzanello | courtesy of © La Biennale di Venezia

RUSSIA E ISRAELE 

 Non classificati (per ovvie ragioni!) 

Anche quest'anno i due padiglioni al centro delle polemiche sono rimasti chiusi. Una scelta degli stessi curatori che dimostra la posizione di distanza dell'architettura da guerre e conflitti, nella speranza che il vento cambi.. e i padiglioni possano tornare ad accogliere i visitatori di sempre.

19. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA - LA BIENNALE DI VENEZIA
10 maggio - 23 novembre 2025

+info: labiennale.org

biennale.architettura.2025 - 19. Mostra Internazionale di Architettura . Biennale di Venezia

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