C'è sempre una prima volta, ma non dev'essere facile farsi largo in una manifestazione grande come la Biennale di Architettura, tra partecipazioni nazionali che vantano decenni di presenze e grandi curatori già conosciuti.

I nuovi debutti di quest'anno vedono 4 Paesi molto lontani dalla cultura europea: sono Qatar, Sultanato dell'Oman, Azerbaijan e Repubblica del Togo. Quello che li accomuna è la capacità di abbracciare il tema Intelligens. Naturale, Artificiale, Collettivo lanciato dal curatore Carlo Ratti senza perdere la propria identità e, anzi, offrendoci nuove finestre sui loro mondi per meglio comprenderne la cultura.

Il Qatar non si fa parlare dietro, non si risparmia e punta in grande, con l'annuncio di un nuovo padiglione permanente ai Giardini e una mostra ospitata nella prestigiosa cornice di Palazzo Franchetti. Il Sultanato dell'Oman, non da meno, conquista un grande spazio in Arsenale con un'installazione dal grande impatto visivo che reinterpreta la tradizionale sablah con un linguaggio contemporaneo (utile anche per una sosta durante la visita!).

L'Azerbaijan - a pochi passi dall'Arsenale - mostra al mondo i progressi degli ultimi anni nello sviluppo delle città, evidenziando l'importanza della rigenerazione urbana. Infine il Togo - anch'esso fuori dai due luoghi simbolo della Biennale - con un allestimento che prende spunto dai materiali della tradizione, porta in scena una riflessione sul modernismo afro-brasiliano nata nel periodo post-indipendenza, a partire dal 1960.

Ecco qualche informazione prima di andare a visitare i padiglioni.

Il Padiglione del Qatar, tra Giardini e Palazzo Franchetti

Se il Qatar fa qualcosa, è sicuro che la faccia in grande!

Non una, ma ben due sedi per la sua prima partecipazione alla Biennale. Si tratta infatti di una mostra in due parti che esplora come forme di ospitalità prendano forma nell'architettura e nei paesaggi urbani del Medio Oriente, del Nord Africa e dell'Asia Meridionale.

La grande notizia, però, è che il Padiglione del Qatar entrerà di diritto tra le strutture permanenti nazionali ospitate ai Giardini.

Il futuro spazio - che sarà realizzato su progetto dell'architetta Lina Ghotmeh - sorgerà proprio accanto al Padiglione di Stirling e, per annunciarne la costruzione, quest'anno è stato installato il Community Centre di Yasmeen Lari. Si tratta di una struttura in bambù sviluppata con le tecniche impiegate dall'architetto nell'ambito degli interventi di soccorso promossi dalla Heritage Foundation of Pakistan, un'organizzazione da lei co-fondata nel 1980, che incarna il modello di sviluppo umanitario, sociale, culturale e architettonico.

Yasmeen Lari, Community Centre, Doha, 2024. © Qatar Museums

La struttura include una veranda perimetrale e una struttura a cupola sormontata da un tetto impermeabile in foglie di palma ed evidenzia l'adattabilità del bambù, utilizzato per costruire l'intero centro attraverso diverse soluzioni strutturali.

Questi principi sono ripresi ed esposti in forma più ampia nella mostra a Palazzo Franchetti curata da Aurélien Lemonier (curatore di architettura, design e giardini dell'Art Mill Museum) e Sean Anderson, professore associato alla Cornell University, con la collaborazione di Virgile Alexandre.

Con il titolo "Beyti Beytak - My home is your home - La mia casa è la tua casa", la mostra mostra presenta il lavoro di oltre 30 architetti. Esaminando tre generazioni di progettisti che hanno lavorato nella regione MENASA, sono presentati disegni, fotografie, modelli e un'importante documentazione d'archivio per esplorare i temi interconnessi di comunità e appartenenza.

La mostra si suddivide in diverse sezioni dedicate alla reinvenzione dell'oasi, alle residenze urbane, ai centri comunitari, alle moschee, ai musei e ai giardini. Una sezione è inoltre dedicata all'architettura e all'urbanistica di Doha, che include diverse porte della città vecchia restaurate con il supporto dell'Aga Khan Trust for Culture.

L'allestimento della mostra è stato ideato da Cookies, studio di architettura con sede a Parigi e Rotterdam formato da Federico Martelli, Clément Périssé e Alice Grégoire.

dove
· Giardini della Biennale
· Palazzo Franchetti, Fondamenta Narisi, 2847

+info → qm.org.qa

Palazzo Franchetti - "Beyti Beytak - My home is your home - La mia casa è la tua casa" | foto: © Elisa Scapicchio

Le "Tracce" del Sultanato dell'OMAN

Il Padiglione si trasforma in un sablah contemporaneo, reinterpretando il tradizionale spazio collettivo attraverso materiali, forme e linguaggi attuali. Da sempre fulcro della vita comunitaria, il sablah è infatti un luogo di incontro, dialogo e trasmissione del sapere, che oggi si evolve in una visione architettonica capace di intrecciare memoria e innovazione.

L'installazione vuole dimostrare come il patrimonio culturale possa armonizzarsi con il design contemporaneo, dando vita a spazi collettivi adattabili ed ambienti resilienti che rispondono alle sfide della modernità senza rinunciare ad un legame profondo con l'identità e la tradizione del luogo.

In questo senso, con il titolo "Tracce", il progetto curatoriale esplora il ruolo dell'architettura come portatrice della memoria nel futuro, radicando la conoscenza locale all'interno di una conversazione globale, pronto ad evolversi per rispondere alle sfide e alle necessità del mondo contemporaneo, potenzialmente in dialogo con le tematiche dell'intelligenza artificiale e della tecnologia.

dove
Artiglierie - Arsenale

L'equilibrio nei "Patterns of Azerbaijan"

La scelta curatoriale dell'Azerbaijan per il debutto alla Biennale di Architettura si concentra sulla promozione di uno stile di vita verde che contempla innovazione e tutela del patrimonio culturale valorizzando fiducia e solidarietà come motori di progresso.

I progetti esposti ruotano tutti attorno a un motto: "rigenerare, innovare e preservare".

Qui trovano posto l'ambiziosa riqualificazione urbana della Città bianca di Baku, il Parco della Vittoria come sintesi di memoria e modernità, la Moschea di Zangilin, restaurata seguendo i principi di tradizione e contemporaneità e, infine, l'installazione Mugham Trio di Novruz Mammadov che mette in dialogo il prezioso patrimonio architettonico del Paese con la natura.

dove
Campo della Tana, Castello 2127/A (opposto all'ingresso dell'Arsenale)

+info → azerbaijanvenicebiennale

foto: azerbaijanvenicebiennale

Il Togo punta su trasformazione e conservazione 

La Repubblica del TOGO fa il suo primo ingresso in Biennale con la mostra Considering Togo's Architectural Heritage, nata con la volontà di porre l'accento sui temi della conservazione e della trasformazione.

Al centro di questa riflessione vi è l'autentico capolavoro di ingegneria vernacolare della Tata, l'abitazione in fango e paglia realizzata per la popolazione Tamberma nel nord del Paese, affiancata da una riflessione sull'architettura afro-brasiliana, sviluppata tra la metà dell'Ottocento e del Novecento dagli schiavi liberati di ritorno dal Brasile, che mostra significativi esempi di modernismo emersi nel periodo post-indipendenza, a partire dal 1960.

L'allestimento si ispira al valore dell'artigianato e della comunità, realizzato attraverso l'utilizzo di tessuti, ceramiche e materiali lavorati a mano da artigiani locali che immergono il visitatore nell'atmosfera della creatività togolese passata e futura.

DOVE
Squero Castello, Salizada Streta Castello 368

+info: palaisdelome

foto: Courtesy: @palaisdelome | Matteo Losurdo | All Rights Reserved

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