Linea dura del governo: la Pa non paga il professionista se non è in regola con Fisco e contributi

L'Esecutivo rimarca la linea dura e propone un emendamento al Ddl di Bialncio 2026 che estende la misura iniziale

di Mariagrazia Barletta

Non sono bastati gli allarmi lanciati dalla categorie professionali e nemmeno le proposte di modifica presentate da senatori di Fratelli di Italia. Il governo rimarca la linea dura: le pubbliche amministrazioni non devono pagare l'onorario ai professionisti che rendono una prestazione nei loro confronti se questi ultimi hanno debiti contributivi o con il Fisco.

L'intenzione del governo di non alleggerire la misura inserita in Manovra 2026 è palese, anzi l'intenzione è di rafforzarla. Il riferimento è all'articolo 129, comma 10 del disegno di legge di Bilancio secondo cui la pubblica amministrazione non dovrebbe pagare il professionista che non è in regola con gli obblighi fiscali e contributivi.

Una misura che aveva sconvolto il mondo delle professioni, con il Consiglio nazionale forense che aveva subito additato la norma come «vessatoria e discriminatoria nei confronti dei liberi professionisti, con effetti potenzialmente paralizzanti per lo svolgimento dell'attività professionale». «Un meccanismo che, anche in presenza di irregolarità minime o meramente formali - come il mancato versamento della tassa di circolazione autoveicoli, di un contributo previdenziale o di una semplice contravvenzione - potrebbe comportare il blocco dei pagamenti dovuti», aveva spiegato Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense.

Stesso Fratelli d'Italia aveva cercato di smorzare la disposizione con un emendamento proposto da Nicola Calandrini (primo firmatario), presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, che proponeva una soluzione di equilibrio tra la disposizione inserita dal governo nel Ddl e la proposta di cancellazione della stessa, avanzata inizialmente dallo stesso senatore. Più nel dettaglio, l'emendamento "riparatorio" proponeva che la Pa facesse le sue verifiche e nel caso in cui il professionista avesse cartelle al di sotto dei 5mila euro, al compenso dovuto venisse sottratto l'importo della cartella esattoriale.

Si era tentato di circoscrivere l'impatto della misura inserita in Manovra riferendo i debiti alle sole somme iscritte a ruolo e limitando l'effetto ai debiti inferiori a 5mila euro. Una proposta che avrebbe integrato la legge attuale che prevede che, nel caso il professionista abbia da pagare cartelle esattoriali di importo inferiore a 5mila euro, la Pa gli corrisponde comunque l'onorario; mentre se la cartella supera tale cifra, allora è previsto il blocco dei pagamenti.

Ora il governo ha proposto un emendamento che conserva la disposizione originaria, anzi la allarga. Prevede, infatti, che vi sia il blocco dei pagamenti della Pa verso i professionisti con debiti fiscali e contributivi (non si parla di somme iscritte a ruolo) e allarga la misura anche ai pagamenti che devono essere corrisposti al professionista da soggetti diversi dalla Pa se i compensi sono comunque a carico dello Stato. Gli emendamenti dovranno essere votati nei prossimi giorni, ma quelli del governo di solito viaggiano sulla corsia preferenziale della strada dell'approvazione.

Ecco come cambia la misura inserita nel Ddl di Bilancio secondo l'emendamento del governo
(emendamento 129.1000)
Il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti che rendono prestazioni nei confronti delle amministrazioni pubbliche o di altri soggetti con compensi a carico dello Stato è condizione per il pagamento dei relativi emolumenti. A tal fine il libero professionista produce la predetta documentazione comprovante la regolarità fiscale e contributiva unitamente alla presentazione della fattura per le prestazioni rese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

pubblicato il: